giovedì 11 aprile 2024

C'ERA UNA VOLTA...LA GEOGRAFIA!


Ho notato che molti concorrenti dei quiz-show cadono sulla
geografia, spesso in seguito a domande piuttosto semplici. Nei loro confronti provo un sentimento fortissimo di empatia, certe domande mettono in difficoltà anche chi la insegna.

Ai miei tempi (non sono così vecchio eh!) si studiava
discretamente bene alle elementari; alle medie l’Italia era approfondita al primo
anno, un’ora a settimana, con Europa e globo passati in rassegna al secondo e
al terzo; al liceo credo me l’abbiano insegnata solo i primi due anni, confusa
nei miei ricordi e forse in quelli dei professori.


Università, Lettere Moderne. Ok, immaginavo che non sarebbe
stata una delle materie principali ed in effetti la catalogavano alla lettera C
(affini o integrative). Quando vidi che erano previsti tre esami mi sentii
“confuso e felice”: ero un po’ preoccupato per le mie lacune, ma certo che in
tre moduli bene o male le avrei colmate.

Sorpresa!

Niente fiumi, mari e monti, niente provincie e città, niente
capitali e oceani. Negli atenei si studia geografia “umana”, “sociale”,
antropologica”, “insediativa”, “ambientale” e chi ha in mente qualche altro
termine ce lo metta. 



Insomma nessuna traccia di geografia “fisica”. Il secondo
modulo era un librone di 30 saggi in cui professori (di latino, storia delle
religioni, linguistica) affrontavano temi gdistanti, distantissimi tra loro e da
ogni nozione che io assegnavo, ingenuamente, alla sfera geografica "tradizionale".

Certo, bisogna approfondire le conoscenze, non volevo mica
ripetere le elementari! Tre corsi di vecchia geografia non me li sarei dovuti mai aspettare. È anche vero, però, che ho studiato pagine e pagine, ho accumulato
dodici crediti, ma di concetti geografici fisici non si è mai parlato.

Ora, da docente di istituti secondari, la insegno assieme alla Storia, strizzata con quest'ultima in poche ore settimanali.

Non nego di averla imparata di nuovo proprio in vista di questo mestiere, migliorando sempre di più mentre la insegnavo, così come tanti colleghi e colleghe della mia generazione. 

È stata una scelta morale, quasi un senso di colpa per rimediare ad un vuoto nella mia formazione di cui, tuttavia, non avevo particolari colpe.

C’è un’altra cosa che mi preoccupa, dunque:  il sistema di istruzione e formazione mi ha lasciato
questo debito, ma in quali altri campi accade la stessa cosa? Succede anche per medici, ingegneri, avvocati ecc. ecc.?



Se lasciamo troppo spazio alla coscienza delle persone temo che le delusioni saranno parecchie, così come le spiacevoli sorprese, le brutte figure, e non solo nei quiz TV .

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