domenica 11 agosto 2024

10 BUFALE LETTERARIE ALLE QUALI HAI SEMPRE CREDUTO

Frasi celebri mai pronunciate, icone religiose mai nominate, errori di attribuzione, invenzioni o approssimazioni, fantasie sessuali, origini dimenticate e falsi; in una parola: bufale letterarie.

Alcune sono nate dall'ignoranza del lettori e dal semplice accontentarsi di una conoscenza approssimativa; altre continuano a sopravvivere grazie alla moderna consuetudine di fingersi esperti di tutto, senza che in realtà si conosca bene davvero nulla.

Diamo uno sguardo a 10 bufale letterarie!


1) "ELEMENTARE, WATSON"



Le celeberrima frase di Sherlock Holmes è in realtà un falso letterario. Nell'idea comune il noto investigatore ripeterebbe questa sentenza fino allo sfinimento, ma in verità l'esatta espressione "Elementare, Watson" è totalmente assente dalla bibliografia del detective. In alcune traduzioni italiane, all'inizio del sesto capitolo de Il segno dei quattro (1890), l'espressione è stata utilizzata in modo arbitrario, dato che nell'originale è presente soltanto "Certamente, Watson". Nella stessa opera Conan Doyle fa pronunciare al suo indagatore la frase "E' elementare", già usata in Uno studio in rosso e ripresa successivamente nel racconto L'uomo deforme. Il tormentone ebbe inizio con uno dei primi adattamenti teatrali, realizzato da William Gillette in collaborazione con Sir Arthur, e si consolidò nel passaggio dalla scena al grande schermo.





2) IL FRUTTO PROIBITO DELLA BIBBIA

 Secondo una diffusissima opinione il "frutto proibito" presente nella Genesi sarebbe una rossa e succosa mela; niente di più errato. Nella Bibbia viene citato un generico "albero della conoscenza del bene e del male". L'identificazione del frutto con la mela è attribuibile ad un errore di traduzione risalente al Medioevo; il termine latino "malum" indicava sia la "mela" che il "male", ed ecco spiegata l'errata credenza diffusa soprattutto in Europa. Una carta influenza l'avrà avuta anche il precedente mito della "mela della discordia", pomo dato in premio da Paride ad Afrodite in cambio dell'amore di Elena; anche in questo caso abbiamo un legame tra umano e divino, senza dimenticare il ruolo nefasto di Elena, figura tentatrice al pari di Eva. L'idea della mela vista come "frutto del male" sarà ripreso anche dall'arte e dalla letteratura, come ad esempio nella favola dei fratelli Grimm Biancaneve e i sette nani.

Il frutto è stato anche identificato con il fico, l'uva ed il cedro.





3) LA POESIA LENTAMENTE MUORE

La poesia Lentamente muore viene spesso attribuita al grande poeta Pablo Neruda, premio Nobel nel 1971; in realtà è stata scritta dalla poetessa brasiliana Martha Medeiros nel 2000 e pubblicata sul quotidiano di Porto Alegre Zero Hora. Su internet l'errore è ampiamente diffuso, ma personalmente ho visto il testo della lirica affisso sulla bacheca di una facoltà universitaria di Lingue e Letterature straniere, anche qui attribuita a Neruda. Il 24 gennaio 2008 il senatore Mastella lesse la poesia durante il teso dibattito precedente al voto di fiducia sul governo Prodi II; anche in questo caso la poesia fu attribuita all'autore cileno.





4) LA TRISTEZZA DI LEOPARDI

Il pessimismo leopardiano è cosa nota, non solo agli studenti, ed il povero Giacomo è diventato ormai quasi un emblema dell'uomo triste. Certo, la sfiducia nella natura e nell'uomo, l'idea presente nello Zibaldone secondo la quale "tutto è male" ed il rifiuto di aderire a qualsiasi ideologia consolatoria confermano questa immagine desolata del poeta recanatese. Tuttavia, c'è anche un Leopardi umorista, satirico ed ironico, messo in secondo piano, se non proprio sconosciuto. Ci riferiamo alle Operette Morali, ad esempio, nelle quali vi è una certa amara ironia tesa a smascherare le ipocrisie dell'uomo moderno; alla Palinodia. Al marchese Gino Capponi, presa in giro della fiducia positivista ottocentesca, aspra satira anti-progressista, portata avanti attraverso una mirabile tecnica antifrastica; la stessa verve è riservata anche agli spiritualisti, denigrati nella satira I nuovi credenti. I Paralipomeni della Batracomiomachia vedono come protagonisti topi, rane e granchi, metafore deformi degli ingenui liberali, dei goffi borbonici e degli austriaci reazionari; le forze progressiste e conservatrici sono condannate entrambe, ridicolizzate per le proprie ideologie e per la vana battaglia politica, dato che alla fine il potere resta in mano sempre agli stessi.

Ricordiamo, infine, che ne I pensieri Leopardi scrisse "Grande tra gli uomini e di gran terrore è la potenza del riso: contro il quale nessuno nella sua coscienza trova se munito da ogni parte. Chi ha coraggio di ridere, è padrone del mondo, poco altrimenti di chi è preparato a morire". 



5) LA FOLLIA DI LUCREZIO

Trattasi di bufala d'annata. Secondo una tradizione iniziata da San Girolamo, Lucrezio sarebbe impazzito dopo aver bevuto un filtro d'amore e solo nei momenti di lucidità avrebbe scritto i suoi libri, per poi suicidarsi poco più che quarantenne. La maggior parte dei critici considera totalmente priva di valore questa tradizione, mentre altri, ancora oggi, sostengono che l'autore del De Rerum Natura soffrisse del cosiddetto disturbo bipolare, sebbene le prove a sostegno di tale teoria siano praticamente inesistenti.

Girolamo, probabilmente, ha tentato di consegnare alla storia un'idea distorta di Lucrezio, pensando si screditare in questo modo l'ateismo e l'epicureismo presenti nella sua opera; lo stesso valga per l'ipotesi del suicidio. I critici sopracitati, invece, si servono del presunto disturbo da cui sarebbe stato affetto Lucrezio per giustificare la differenza di vedute con Epicuro, dato che il primo sembra essere privo di ottimismo e più incline alla drammaticità, come testimonia il tragico finale del De rerum natura, sebbene l'opera venga diffusamente considerata incompiuta.



6) LA COSTOLA DI D'ANNUNZIO

La leggenda è nota (ed apprezzata) soprattutto in ambito scolastico: D'Annunzio si sarebbe fatto asportare due costole (o una, a seconda delle versione) per poter poi essere in grado di praticare dell'autoerotismo orale. L'origine della bufala è da ricercare nella vita gaudente e spensierata del poeta, famoso per le numerose e spericolate storie d'amore,spesso non limitate ad un'unica donna per volta. La storia della costola, tuttavia, non ha alcuna fonte, magari è stata fatta un po' di confusione, forse voluta,  con un incidente che costò diversi danni ossei al poeta. Si consideri anche la difficoltà e la pericolosità dell'intervento per la chirurgia dell'epoca; sarebbe stato assurdo sottoporvisi per un vizio.

Su D'Annunzio le dicerie sono tantissime, alcune riguardano la corpofagia, altre il sesso con animali, insomma, un miscela piuttosto contorta. Ripetiamo, sulla storia della costola non vi è alcuna fonte scritta, ma soltanto dicerie trasmesse per via orale (permetteteci la battuta).



7) L'EDONISMO ORAZIANO

Considerare Quinto Orazio Flacco un edonista, in virtù del suo noto motto "carpe diem", è un'affermazione sostanzialmente errata, o almeno richiederebbe alcune precisazioni. L'invito a cogliere l'attimo ha come base la consapevolezza della brevità della vita e della fugacità del piacere, per cui il motto non può essere considerato un invito a godere in modo esagerato e smodato, come invece spesso viene interpretato erroneamente. Riprendendo il pensiero epicureo, Orazio afferma che il saggio è colui che sarà in grado di affrontare ed accettare gli eventi con serenità, addolcendo la vita con piaceri semplici, con piccoli e continui momenti di felicità. Il saggio è colui che riesce a liberarsi dalle passioni eccessive ed a sfuggire agli eccessi, accettando la morte e la precarietà della vita. Vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo, certo, ma con moderazione e semplicità, non in modo sfrenato e quasi autodistruttivo (qui semmai siamo al limite dell'estetismo d'annunziano).



8) LE ORIGINI DELLA FIABA CENERENTOLA

La favola di Cenerentola è conosciuta ormai in tutto il mondo, tuttavia la maggior parte delle persone ignora le antiche origini letterarie della storia.

Molti sono convinti che sia un'invenzione della Disney, come se tutto fosse nato con l'omonimo film del 1950.

Un buon numero di persone sa che nei primi decenni dell'800 i Fratelli Grimm pubblicarono tantissime favole, tra le quali proprio Cenerentola; in questa versione la scarpetta è d'oro, non di cristallo.

Un gruppetto più sparuto di appassionati è consapevole che i Grimm si ispirarono ad un racconto di Charles Perrault, scrittore francese attivo nella seconda metà del '600; nella sua versione, fonte principale delle Disney, la scarpetta è appunto di cristallo.

Pochi eletti sanno che l'autore francese si ispirò allo scrittore napoletano Giambattista Basile, autore della raccolta Lo cunto de li cunti (1634-36); l'opera contiene cinquanta splendide favole narrate da dieci donne diverse, tra cui spicca La gatta Cenerentola, fiaba decisamente più realistica e cruda rispetto alle versioni sopracitate (la giovane arriva addirittura ad assassinare la matrigna).

Qui si fermano le fonti letterarie certe, ma la tradizione è indubbiamente più antica del periodo Barocco. Alcuni studiosi hanno trovato dei precedenti nella cultura cinese, spiegando così l'ammirazione per il piccolo piede della ragazza (in Cina è ancora una caratteristica "nobile") e la sicurezza del principe che crede ci sia una donna soltanto capace di poter indossare la scarpina, dato che in questa versione verrebbe sottolineato il fatto che la ragazza abbia i piedi più piccoli del regno.

Altri filologi fanno risalire l'origine della storia alla tradizione egizia, rimandando alle vicende della schiava Rodopi. Questa fiaba viene citata anche da Erodoto e Strabone, ed in effetti ha tantissimi punti in comune con Cenerentola. La leggenda vuole che Esopo abbia udito la storia dalla stessa schiava, dando così origine al mito.



9) I DIARI DI MUSSOLINI

Da circa trent'anni girano per il mondo dei presunti Diari di Benito Mussolini, considerati ormai falsi dalla stragrande maggioranza degli studiosi.

Nel 1980 il Times di Londra li rifiutò dopo un'attenta analisi; all'inizio degli anni '90 furono giudicati falsi dalla casa d'aste Sotheby's e dall'editore Carlo Feltrinelli, per essere poi bocciati dalla critica. Nel 2007 un'approfondita indagine filologica e storica dell'Espresso ne sancì il definitivo status di "falso". In quello stesso anno Marcello Dell'Utri aveva affermato di aver ricevuto i Diari dai figli di un partigiano, sottolineandone l'autenticità. Nel 2010 l'allora premier Silvio Berlusconi, amico del Dell'Utri, citò addirittura una frase dei falsi Diari durante un vertice dell'Ocse.

Nonostante i numerosi pareri negativi la Bompiani pubblicò i 30 Diari con l'astuto titolo "I diari di Mussolini (veri o presunti)" e nel 2011 il quotidiano Libero li distribuì gratuitamente. Nello stesso anno lo storico Mimmo Franzinelli pubblicò lo studio Autopsia di un falso: i "Diari" di Mussolini e la manipolazione della storia.



10) L'AUTOBIOGRAFIA DI NIETZSCHE 

Nel 1951 venne pubblicato un libro sconvolgente, dal titolo Mia sorella ed io. Secondo gli editori si trattava di uno scritto autobiografico redatto da Nietzsche verso il 1890, mentre il filosofo era rinchiuso nel manicomio di Turingia. L'opera, se vera, sarebbe una confessione diretta del rapporto incestuoso intrattenuto con la sorella; lo stile è affine a quello di Nietzsche, ed alcuni particolari privati fanno si che ancora oggi alcuni critici ritengano il libro originale.

La maggioranza degli studiosi, tuttavia, lo considerano senza alcun dubbio un apocrifo, in virtù di varie prove:  nell'introduzione dell'opera si fa il nome del traduttore inglese, tuttavia la figlia di costui ha sempre negato il coinvolgimento del padre; la casa editrice che pubblicò l'opera era stata già condannata per falsi e distribuzione illegale di opere protette dal diritto d'autore; il libro fa riferimento ad avvenimenti posteriori al '90; lo stile appare decisamente troppo "moderno" e scandalistico; le conoscenza filosofiche dell'autore appaiono troppo approssimative.




3 commenti:

  1. Anche in Giappone c'è una storia antica simile a Cenerentola, con la protagonista di nome Ochikubo.

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    1. Se c'è in Cina, allora c'è anche in Giappone, per derivazione culturale

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  2. Il punto è che le fiabe in genere hanno strutture talmente simili che alla fine esistono omologhi in molte culture, anche lontane culturalmente e geograficamente.

    PS: Captcha mi chiede di dimostrare di non essere un robot. Fa lo stesso se We Are the Robots dei Kraftwerk mi piace un casino?

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