mercoledì 28 agosto 2024

5 PERSONAGGI STORICI SUI QUALI VI HANNO MENTITO

 


1) Edison ha inventato la lampadina?

Chi ha inventato la lampadina? Edison, direte voi.
 Ebbene no. 
In realtà la storia di questa prodigiosa invenzione è più complessa, ed il suo vero padre è un inglese di nome Humphry Davy, grazie anche al contributo di Faraday .

Personaggio piuttosto curioso e poliedrico, Davy tra l'altro ideò anche la formulazione del gas esilarane di cui però purtroppo divenne dipendente, al punto da morire per le conseguenze di questo "vizio".
Fu sempre lui ad isolare il potassio, il sodio, il calcio, lo stronzio, il bario, il cloro ed il magnesio.


Torniamo all'argomento principale. Fu proprio il futuro baronetto ad inventare la cosiddetta "lampada ad arco", utilizzata nelle miniere, nelle strade pubbliche ed anche per le grandi illuminazioni, tornata anche in auge nei nostri anni con l'aggiunta del gas xeno.  


Edison perfezionò i materiali dell'invenzione di Davy (puntando sul carbonio), grazie all'aiuto di un enorme team di ricerca, trovando così un modo per far durare il processo più a lungo e modificando il brevetto della lampadina di Woodward ed Evans, comprato qualche mese prima.


2) Salieri ha ucciso Mozart?

Questa ipotesi ha origini antiche, tuttavia deve il suo successo alla fantasia più che alla realtà dei fatti o a prove a sostegno. 
Puskin scrisse un’opera teatrale che aveva per oggetto l’invidia del compositore italiano nei confronti di quello austriaco: nel dramma Salieri commissiona un Requiem a Mozart per poi spacciarlo come proprio al funerale di quest’ultimo.

Nel 1978 Peter Shaffer scrisse un’opera teatrale con simile trama e nel 1984 Milos Forman la portò sul grande schermo, dando ulteriore risalto all’ipotesi, con un Salieri impazzito in vecchiaia che racconta la sua storia di invidia e follia omicida. 


Le prove, tuttavia, scarseggiano ed inoltre c’è da ricordare che, dopo la morte del marito, la moglie di Mozart Costanza mandò il proprio figlio a lezione da Salieri, cosa impensabile se la diceria avesse avuto un briciolo di verità.


3) Gutenberg vero inventore della stampa?

Ancora oggi Gutenberg viene considerato l'inventore della stampa a caratteri mobili; lo è, ma solo per quanto riguarda l'occidente; di certo è da lodare per aver scelto dei materiali più resistenti per i suoi caratteri mobili (una lega di stagno, antimonio e piombo), più adatta alla produzione di massa, ma per il vero inventore dobbiamo andare in Asia. 

In oriente, la stessa tecnica, però, era già stata applicata dal cinese Bi Sheng nel lontano 1041. Certo, i caratteri di cui si serviva l'inventore cinese non erano adatti ad un numero elevato di copie vista la loro delicatezza (essendo fatti di argilla), ma alcuni suoi connazionali riuscirono a migliorare la procedura ben prima dell'invenzione di Gutenberg. 
Le procedure attraverso le quali metteva in atto la sua tecnica sono conservate nel libro di un erudito del tempo (il Mengxi Bitan), mentre per la biografia di Sheng abbiamo solo tradizioni orali, come quella secondo la quale un suo ex collega tipografo, geloso dell'invenzione, mise in atto degli imbrogli ai danni del collega, mandandolo in rovina con tutta la sua famiglia.


4) Il presunto crudele esperimento di Federico II

Secondo una tradizione piuttosto diffusa, Federico II sarebbe stato artefice di un terribile esperimento. 
Avrebbe sottratto dei bambini alle loro madri subito dopo la nascita per isolarli completamente da ogni influenza linguistica. Così facendo avrebbe tentato di rintracciare la "lingua primordiale", parlata in origine dall'uomo; l'esperimento sarebbe però finito male, con la morte di tutti i bambini, privi di cura ed amore.

 Non ci sono prove storiche a testimonianza di questo esperimento. La leggenda fu diffusa da Salimbene De Adam nella sua opera Cronica, resoconto degli avvenimenti contemporanei all'autore, circoscritti tra la metà del 1100 e gli ultimi decenni del 1200. 

Salimbene si concentrò soprattutto sulla disputa tra papato e impero, ma ovviamente quest'ultima istituzione fu tratteggiata con caratteri prevalentemente negativi. Soprattutto la figura di Federico ne uscì piuttosto annerita, quindi l'esperimento non sarebbe altro che una diceria diffusa apposta per screditare il potente imperatore. 

Tra l'altro una simile storia era stata già narrata da Erodoto e riguardava un antico faraone, ma sarà ripresa anche secoli dopo per altre figure di regnanti.


5) Cristoforo Colombo primo europeo in America?

Chi ha scoperto l'America? O meglio, chi è il primo europeo ad averci messo piede? Cristoforo Colombo, direte voi, in fondo ancora oggi si festeggia il Columbus Day e la sua impresa è presente su tutti i libri di scuola: dalla ricerca di una scorciatoia per le indie alla scoperta di un nuovo continente, mai solcato prima di quel momento da europei... 

Eppure non è così, ormai è certo.

Colombo non fu il primo europeo ad approdare nel continente americano, dato che fu preceduto (almeno) dai Vichinghi. Il sito archeologico di L'Anse aux Meadows, rinvenutonel 1960 sull'isola di Terranova, prova infatti che i Vichinghi giunsero sull'isola canadese intorno all'anno 1000, quindi quasi cinque secoli prima del navigatore italico
.
La saga di Erik il Rosso tramandava già da secoli questa storia, ritenuta fino agli anni '60 soltanto una leggenda. Il primo uomo europeo ad aver messo piede sul suolo americano, dunque, dovrebbe essere stato Leif Erikson, figlio di Erik il Rosso, il quale sentì dell'esistenza di questa terra da un certo Bjarni, giunto fin lì per un errore di rotta.

Altre teorie non comprovate parlano anche di fenici o abitanti della isole britanniche che avrebbero scoperto il continente prima di Leif, ma gli studiosi non hanno confermato queste voci, così come altre riguardanti i romani o gli arabi.
Chissà, magari tra qualche decennio anche queste storie diventeranno STORIA, ma per ora restano solo leggende.

domenica 18 agosto 2024

10 CURIOSITÀ DAL MONDO DELLA LINGUISTICA

La lingua non è solo un medium comunicativo, ma appartiene al patrimonio culturale e storico di un determinato popolo. Studiare le lingue non vuol dire soltanto tracciare dei confini, registrare le varianti o memorizzare termini nuovi, ma anche entrare nello spirito di una comunità, conoscerne le tradizioni ed i mutamenti.

In questo piccola rassegna passeremo attraverso regioni enigmatiche, sogni di pace universale, linguaggi immaginari e indagini alla ricerca delle nostre origini. Speriamo di riuscire a suscitare un po' di curiosità, andando oltre il freddo metodo talvolta utilizzato per l'insegnamento della linguistica.



1) L'ENIGMA DEI BASCHI

Da un punto di vista linguistico, ma non solo, i baschi sono un vero e proprio enigma. La lingua parlata in questa regione non appartiene alla famiglia indoeuropea, ed anzi, non può essere collegata a nessuna famiglia linguistica nota. Essa è diffusa nella zona della Navarra, nella Comunità dei Paesi Baschi ed anche nella regione pirenaica francese, presso il confine sud-ovest con la Spagna. La lingua basca si differenzia dalla sottofamiglia indoeuropea occidentale per il suo essere ergativo-accusativa, ma soprattutto per il fatto che la maggior parte del lessico basco non ha origine latina, né riconducibile ad altre lingue madri.

L'isolamento proprio della lingua si riflette anche sulla stessa popolazione basca, difficilmente inquadrabile dal punto di vista genetico e che probabilmente è direttamente collegata agli abitanti preistorici dell'Europa occidentale. Sembra, quindi, che quella regione sia rimasta quasi isolata dalle contaminazioni che hanno influenzato il continente nel corso del secoli. Orlando (la battaglia di Roncisvalle è storicamente accertata, ma fu combattuta contro i baschi e non, come narra la Chanson de Roland, contro i mori).

La strenua difesa della propria indipendenza è simboleggiata dalla resistenza portata avanti contro l'invasione carolingia e costata la vita, secondo la leggenda, al noto



2) LE PARLATE ALLOGLOTTE IN ITALIA

Si definiscono parlate alloglotte quelle utilizzate da una determinata comunità racchiusa all'interno di un differente sistema linguistico dominante. In Italia ci sono diverse comunità alloglotte, formatesi a seguito di mutamenti dei confini o per immigrazioni anche remote nel tempo.

Il friulano, il ladino ed il sardo sono le principali lingue minoritarie riconosciute dalla legislazione italiana, mentre le altre minoranza alloglotte sono: il franco provenzale (Valle d'Aosta, Piemonte e in due paesi della provincia di Foggia, Faeto e Celle); il provenzale (Piemonte e Guardia Piemontese in provincia di Cosenza); il tedesco in Alto Adige ed in Friuli; lo sloveno in Venezia Giulia; il croato (Acquaviva Collecroce, Montemitro, San Felice del Molise, tre comuni molisani); una varietà di albanese (nei pressi di Lungro, in Calabria e di Piana degli Albanesi, in Sicilia); il grico (varietà di greco parlata nel Salento ed in alcune zone dell'Aspromonte); il catalano (ad Alghero, in Sardegna).



3) LA PAROLA "EURO" 

Quando la giurisprudenza si occupa di linguistica non sempre è un bene (si pensi ai tentativi fascisti in Spagna ed Italia di sopprimere le varietà linguistiche locali), tuttavia certe volte l'intervento del legislatore è necessario per evitare confusioni, soprattutto quando un termine come "euro" viene improvvisamente condiviso da milioni di persone appartenenti a sistemi linguistici diversi. La Direttiva europea del 26 ottobre 1998 sancisce l'invariabilità della parola "euro" per quanto concerne l'inglese, il tedesco e l'italiano. Questo accade perché, essendo un accorciamento, resta uguale anche al plurale così come da norma. Tuttavia l'Accademia della Crusca rigetta sia la Direttiva, sia l'idea che sia un abbreviazione, quindi la questione non può dirsi risolta. Per quanto concerne l'uso, inoltre, il plurale "euri" è ormai notevolmente diffuso, non più soltanto in area centrale, dunque non è improbabile che un giorno la direttiva debba essere considerata superata per la pressione propria operata dai parlanti soprattutto nell'uso parlato informale.





4) LE LINGUE PIÙ E MENO DIFFUSE AL MONDO




Le lingue parlate attualmente nel mondo sono circa seimila, tuttavia, considerando anche le varietà dialettali, la cifra aumenta a dismisura fino a diventare quasi incalcolabile. La lingua più parlata al mondo è l'inglese, con  1375 milioni di parlanti sparsi per il globo, ovviamente non tutti madrelingua; se infatti la graduatoria si basasse soltanto su quest'ultimo parametro allora al primo posto si troverebbe il cinese mandarino, con 960 milioni di parlanti.

La lingua meno diffusa, ed ormai quasi prossima all'estinzione, è
 il Taushiro, parlato ormai da un unico cittadino peruviano. Calcolare l’effettiva diffusione di una lingua, tuttavia, non è un’operazione semplice. Alcune di esse sono utilizzate come “seconde lingue” per cui il numero di parlanti cambia costantemente; altre sono considerate talvolta come un solo sistema anche se ufficialmente esse risultano distinte, è il caso dell’hindi e dello urdu, lingue ufficiali di India e Pakistan, ma intellegibili vicendevolmente da parte dei parlanti di questi due stati. 





5) IL SOGNO DELL'ESPERANTO


Nella seconda metà dell'Ottocento oramai il mondo aveva già sperimentato gli orrori di numerose guerre, stragi, atrocità. Secondo alcuni sognatori i contrasti avrebbero potuto essere estinti grazie ad una lingua mondiale, un unico codice comunicativo che impedisse fraintendimenti ed annullasse le distanze. Tra il 1872 ed il 1887 il dottor Ludwik Lejzer Zamenhof creò l'Esperanto, una lingua che già nel nome portava un messaggio di speranza (lo stesso Zamenhof tentò anche di creare un'unica religione umana). L'Esperanto è una lingua semplice da imparare (è priva di eccezioni, ad ogni lettera corrisponde un solo fonema, la formazione delle parole si base sul metodo agglutinante), ed inoltre il suo ideatore sottolineò la necessità che essa venisse sempre appresa come lingua seconda, così da evitare differenziazioni locali. Dal punto di vista tipologico l'Esperanto potrebbe essere considerata una lingua indoeuropea, ma ovviamente il suo lessico è formato da termine provenienti da quasi tutte le famiglie linguistiche. Fino ai primi decenni del Novecento la lingua ebbe numerose adesione ed attenzioni internazionali, tuttavia le dittature hitleriana e staliniana cominciarono a frenarne la diffusione, ostacolata nel secondo dopoguerra dal predominio dell'inglese imposto dalla supremazia americana.

Al giorno d'oggi, grazie ad internet, i parlanti dell'Esperanto sono in continuo aumento, mentre anche organizzazioni umanitarie ed internazionali stanno cominciando ad utilizzarlo nei propri incontri e ad accelerarne la diffusione. 





6) IL LESSICO INGLESE E' FORMATO IN GRAN PARTE DA TERMINI LATINI


L'inglese è una lingua indoeuropea appartenente alla sottofamiglia delle lingue germaniche; come abbiamo già visto in precedenza essa è la lingua più diffusa al mondo. Ad agevolare questo primato, almeno per quanto riguarda l'Europa ed il Sud America, vi è anche una peculiarità propria del lessico anglofono: almeno il 50% del termini derivano dalla lingua latina, grazie soprattutto all'influenza del francese. Quest'ultima lingua si diffuse in Gran Bretagna in seguito alla dominazione normanna (dal 1066), mentre nei secoli successivi riuscì ad imporsi come lingua colta internazionale, non a caso era studiata dalle élite russe, italiane (si pensi a Brunetto Latini ed a Marco Polo), ed appunto anglofone. Grazie a questa caratteristica l'inglese ha numerose coppie di sinonimi appartenenti alle famiglie germaniche e latine, come ad esempio pork/pig, focus/fire e così via. Da ciò crediamo che ne tragga vantaggio anche la posizione di coloro i quali sostengono la necessità di continuare a studiare la lingua latina (non solo alle superiori) mentre le tendenze attuali vanno verso un progressivo decremento orario.

Il latino, infatti, oltre che appartenere al nostro patrimonio culturale, accresce la profondità linguistica propria dei parlanti italiani e, come abbiamo appena visto, può anche fungere da "introduzione" all'apprendimento del lessico inglese. 





7) QUALE LINGUA PER COMUNICARE CON GLI ALIENI?


La domanda può sembrare oziosa e fondamentalmente inutile, ma con l'inizio della corsa verso lo spazio si iniziò a discutere anche sul modo attraverso il quale comunicare con una eventuale civiltà extraterrestre. La Placca collocata sulla sonda Pioneer 10 aveva una serie di simboli e codici, tra i quali ricordiamo il disegno dell'uomo e della donna e il numero 1 proprio del sistema binario. La sonda Voyager Golden Record era un disco per grammofono all'interno della quale era stato registrato un messaggio in 55 lingue diverse (dal latino al mandarino, dall'accadico all'ebraico), oltre a 90 minuti di musica proveniente da diverse culture e tantissimi suoni naturali. Ad entrambi i progetti lavorò Carl Sagan, autore del noto romanzo Contact da cui è stato tratto anche un film; nel suo romanzo l'astronomo presuppone che la matematica sia l'unico possibile linguaggio universale, seguendo anche una nota massima di Galilei. Nel film Incontri ravvicinati del terzo tipo viene scelta la musica come medium interstellare di comunicazione.

Visto che il carbonio è alla base della vita terrestre (e secondo alcuni anche di tutte le possibili forme di vita), bisognerebbe comunicare servendosi di esso, magari attraverso un alfabeto basato sui suoi isotopi e allotropi.





8) SIAMO TUTTI BARBARI DI QUALCUN ALTRO


Da dove deriva il termine "barbaro"? Contrariamente a ciò che si pensa il termine è onomatopeico, infatti era così che i greci  designavano gli stranieri ("bárbaros"), compresi i romani, che "balbettavano" tentando di parlare la loro lingua, dunque riproducevano ironicamente la goffa parlata ripetendo due volte la sillaba "bar-bar". Successivamente, i romani (quindi degli ex barbari) designarono come barbarus coloro che non parlavano correttamente il latino e che si basavano su un sistema rozzo di leggi e tradizioni; in pratica quasi tutti gli "stranieri", ed in effetti la parola divenne sinonimo di quest'ultima. Il termine era presente anche in altre lingue indoeuropee, come nel sanscrito "barbarah", sempre con il significato di balbuziente; a dire il vero i grammatici indiani scrivevano "varvarah" con il significato di "ruvido" - "lana grezza", quindi nel suo diffondersi l'espressione avrebbe subito il fenomeni del betacismo. Durante l'Alto Medioevo il termine divenne sinonimo di "non cristiano". 





9) LA PRIMA LINGUA DELL'UMANITÀ


Gli studiosi hanno cercato da sempre di trovare la lingua primigenia dell'umanità, parlata da tutti gli abitanti della terra prima che si differenziasse il panorama linguistico. Nella Bibbia il mito della Torre di Babele rimanda proprio a questa idea, anche se poi giustifica la successiva differenziazione in modo decisamente irreale. Per Dante Alighieri, così come per altri letterati del passato, questa prima lingua era l'ebraico e in particolare nel De Vulgari Eloquentia afferma che la prima parola ed essere pronunciata fu "El"-"Dio", per bocca di Adamo. Nella stessa opera l'Alighieri afferma che tale lingua sopravvisse alla Torre, per poi differenziarsi nelle varie parlate, tra cui il latino; nel Paradiso, tuttavia, correggerà il tiro sostenendo la tesi secondo la quale anch'essa si perse in seguito all'affronto della Torre. monogenetica è soltanto una alternativa, dato che numerosi linguisti non ritengono probabile l'esistenza di un unico linguaggio originario. In questo post abbiamo parlato anche dei leggendari esperimenti che sarebbero stati fatti per scoprire questa protolingua.

Studi più recenti hanno puntato sul metodo comparativo, ma senza giungere a risultati soddisfacenti, ed inoltre giova ricordare che la teoria



10) LE PAROLE PIÙ LUNGHE



La parola più lunga della lingua italiana non è "precipitevolissimevolmente" (tra l'altro una licenza poetica),  bensì  "psiconeuroendocrinoimmunologia"  [trenta lettere] ossia la scienza che si occupa dell'influenza sul sistema nervoso da parte di quelli biologici e viceversa. Per quanto riguarda la classifica mondiale abbiamo trovato due diversi vincitori: il primo termine è inglese ed indica il nome completo della titina, una proteina complessa (non v'è dubbio che lo sia), qui di seguito il video di un povero uomo che ha letto tutte le sue 189819 lettere; secondo wikipedia, invece, il primo premio spetta a "Sparvagnsaktiebolagsskensmutsskjutarefackforeningspersonalbeklandnadsmagasinsforradsforvaltaren(direttore del magazzino approvvigionamento uniformi per il personale dei pulitori dei binari della compagnia tranviaria) con le sue 95 lettere. Chi di voi conosca il nome del vero vincitore ce lo faccia sapere! 



sabato 17 agosto 2024

I PADRONI DEL MONDO

In questi tempi di crisi sempre più spesso sentiamo parlare di aziende che falliscono, imprese sul lastrico, miliardi “bruciati” in borsa, debiti inestinguibili. 
Dal punto di vista della gente comune comprendere i meccanismi di tutto ciò è complicato, non si intravede una via d’uscita. Ci sentiamo come nelle sabbie mobili, ogni sforzo ci spinge sempre più verso il fondo.  Sfiduciati e preoccupati ci interroghiamo continuamente su come salvarci ed i politici propongono ogni giorno mille soluzioni per placare la nostra sete di speranza; furbi, i politici, sanno bene che nella condizione di stordimento attuale viene meno ogni lucidità d’analisi e, a cospetto dei molti che cercano una via di fuga, sono pochi coloro che si pongono la fondamentale domanda: “come siamo giunti a questo punto?” 
Questione affatto oziosa e superflua. La risposta a questo interrogativo non è funzionale soltanto alla soddisfazione di una morbosa curiosità, ma ci permette di affrontare davvero il problema: comprendere come è nata questa crisi ci consentirà di non caderne in una nuova; trovare i responsabili ci libererà dal peso opprimente di un destino cieco e ineludibile; individuare chi ci sta guadagnando è il passo fondamentale per avviare qualsiasi opera di ridistribuzione e risanamento.

Da qualsiasi punto di vista vogliamo analizzare il problema ci troviamo dinnanzi un dato certo e indiscutibile: il sistema è crollato per un eccesso di fiducia accordato all'iniziativa privata, ma, nonostante ciò, tutte le cure attualmente in atto sono basate su ulteriori privatizzazioni; mentre, per quanto concerne il bene pubblico, si parla soltanto di vendite o tagli. Eppure non penso che noi cittadini siamo stati abituati così bene negli ultimi decenni. Non credo che possiamo dirci pienamente soddisfatti della sanità, dell’istruzione, dei trasporti, della sicurezza, ma comunque ci viene costantemente ripetuto il ritornello secondo il quale avremmo vissuto "al di sopra delle nostre possibilità". Partendo da questa considerazione la soluzione proposta è sempre la stessa: vendere ai privati, dare in gestione ai privati, assorbire i metodi delle aziende private, far entrare i privati nel pubblico.
Ma chi sono questi privati? Chi beneficia di tutto ciò? Secondo la versione ufficiale siamo noi. Ognuno di noi può - attraverso una istruzione adeguata e i capitali giusti - costruire la propria fortuna e ritagliarsi il proprio spazio nel mercato globale.

Certo, se consideriamo che l’istruzione si sta spostando sempre di più nei mani dei privati e che i capitali sono a disposizione soltanto di pochi e concessi a discrezione di altri privati ( le banche), allora incominciamo a renderci conto che il vero liberismo non esiste. Già è difficile stare dietro ai conflitti di interesse più nascosti (come ad esempio quelli riguardanti istituti di credito o personalità della finanza che siedono in consigli di amministrazione teoricamente concorrenti), figuriamoci cosa può accadere se lo stato, teorico controllore, viene meno a questo suo ruolo perché succube o complice di tali interessi.
Secondo i cosiddetti “complottisti” alcune organizzazioni internazionali fingono di voler agevolare la libera iniziativa privata in contesto globale, mentre in realtà mirano a concentrare il potere nelle mani di una élite avida e quasi invisibile. Dopo una breve discrezioni di questi gruppi proporremo le nostre conclusioni.


SIMBOLO DEL BILDERBERG
SIMBOLO DEL BILDERBERG
Il GruppoBilderberg è stato fondato nel 1954 e prende il nome da un hotel di Oosterbeck, paesino olandese sede del terzo incontro. Il gruppo fu istituito per agevolare i rapporti economici tra Europa e Stati Uniti, mentre nel contempo si sviluppava l’integrazione anche a livello militare e culturale attraverso altre organizzazioni. Tra i promotori ricordiamo il politico polacco Retinger, il principe belga Bernhard de Lippe e Walter Smith (allora capo della CIA). 
Alle riunioni partecipano da sempre politici liberali e conservatori (ma non sono mancati leader di sinistra), economisti, industriali, proprietari di mezzi di comunicazione; tra le personalità più note ricordiamo Clinton, Powell, Kissinger, David Rockefeller, Blair, Thatcher, la regina Beatrice d’Olanda, re Juan Carlos, Monti, Giovanni Agnelli, Umberto Agnelli, Murdoche tanti altri. Le riunioni sono protette da un severissimo sistema di sicurezza e gli invitati sono mantenuti segreti fino all’ultimo, così come il luogo in cui si terrà l’incontro; c’è da notare, inoltre, che le forze di sicurezza pubbliche dei paesi in cui si svolgono i meeting sono piuttosto sollecite nel reprimere ogni tentativo di indagine da parte di media indipendenti. Non vengono diffusi i verbali delle riunioni e non si sa che tipo di accordi vengano presi, è difficile anche comprendere quanto siano considerate vincolanti le decisioni stabilite all’interno del gruppo. 
Al di là di ogni ipotesi o teoria c’è da dire che incontri tra personalità così potenti lasciano quantomeno sospetti, se non altro per la presenza contemporanea di politici e impresari privati: spesso personalità della finanza sono entrate poi nel mondo delle istituzioni pubbliche, così come numerosi politici (soprattutto a fine carriera) entrano in gruppi privati spesso con generici incarichi di consulenza. Alcuni partecipanti hanno “tranquillizzato” la società, dichiarando che non ci sono intenti cospiratori nel gruppo, al suo interno non si farebbe altro che discutere in maniera informale su varie questioni senza dover subire le pressioni dell’opinione pubblica. Ma il dubbio ci resta...

La CommissioneTrilaterale è un think tank fondato nel 1973 dal presidente della Chase Manhattan Bank, David Rokefeller, insieme al politico Kissinger e al professore Brezinski. Il nome deriva dalla presenza nell'organizzazione di personalità provenienti da Europa, Nord America e Asia.  Dalla homepage del sito ecco la professione d’intenti della Commissione:
SIMBOLO DELLA COMMISSIONE TRILATERALE
SIMBOLO DELLA COMMISSIONE TRILATERALE
 La Commissione Trilaterale è un’associazione privata, fondata nel 1973 da un gruppo di cittadini Nord Americani, Europei e Giapponesi con la finalità di offrire ai soci un forum permanente di dibattito per approfondire i grandi temi comuni alle tre aree interessate, diffondere l’abitudine a lavorare insieme per migliorarne la comprensione e fornire contributi intellettuali utili alla soluzione dei problemi affrontati. Per raggiungere questi obiettivi, la Commissione Trilaterale ha seguito fin dall’inizio tre principi di fondo: lavorare su un piano di parità, riconoscere l’importanza degli organismi multilaterali ed evitare azioni unilaterali.

Pare caratterizzarsi, dunque, come una estensione territoriale del Bilberberg ed in effetti i fondatori sono tutti dirigenti del medesimo Gruppo B. La Commissione, tuttavia, a differenza del G.B., si caratterizza per una maggiore esposizione: l’elenco dei membri è reso noto annualmente e coloro che raggiungono cariche pubbliche abbandonano il gruppo. Oltre a temi economici la Commissione ha obiettivi anche politici e sociali:
Fra i temi oggetto di studio, tutti in anticipo sulla loro realizzazione, possiamo ricordare: l’istituzionalizzazione dei Summit fra i paesi più industrializzati, la crescita del Giappone come potenza di responsabilità globale, il concetto di indivisibilità della sicurezza, la diffusione nel mondo della democrazia come forma di governo (vedi in America Latina negli anni ’70-80 e, dal 1989, nei paesi ex-comunisti), lo sviluppo della tecnologia info-telematica (ITC), l’amplificarsi del fenomeno della globalizzazione e la crescita delle economie asiatiche.
Secondo le già citate teorie cospirative la Trilaterale sarebbe un vero e proprio governo mondiale in cui vengono prese decisioni che influenzano il mondo sotto tutti i punti di vista. Di certo è innegabile che la presenza di membri del Bildenberg e dei gruppi che tratteremo a breve rende la società quanto meno sospetta. L’autoesclusione di coloro che raggiungono cariche pubbliche, ad esempio, non offre alcuna certezza sull’indipendenza del loro operato; la partecipazione, inoltre, avviene soltanto su inviti, quindi il mancato ingresso di una personalità può probabilmente influire sulla sua futura carriera, viceversa la sua accettazione può essere finalizzata all’integrazione e, quindi, ad una sorta di controllo.
p.s. lo stesso simbolo della Trilaterale è stato visto da molti teorici del complotto come un richiamo al numero 6 ripetuto tre volte, o alla spirale mistica. 

Il Councilon Foreign Relations è una associazione privata fondata nel 1921, composta da dirigenti d’azienda, finanzieri,  professori, giornalisti, leader religiosi e politici (tutti i membri sono convocati su invito e appartengono esclusivamente agli Usa). Il gruppo è stato ideato  durante i difficili negoziati successivi alla Prima guerra mondiale; si ritenne opportuno, infatti, mantenere alto il livello di preparazione dei diplomatici americani e sviluppare le relazioni internazionali con il resto del mondo. Secondo il suo sito il Cfr ha diversi obiettivi: sviluppare le competenze delle prossime generazioni nel campo delle relazioni internazionali; dibattere sui principali avvenimenti di valenza mondiale; approfondire la ricerca indipendente sui principali temi di politica estera. Il Cfr è stato fondato dal colonnello House(consigliere del presidente Wilson), dal premio Nobel per la pace E. Root e altre personalità americane (difficili da rintracciare nel suddetto sito). Attualmente l’associazione è guidata da David Rockefeller e Peter Peterson (ex membro del governo Nixon) mentre gli altri componenti si dividono tra personalità americane e aziende private che sottoscrivono dei finanziamenti al Cfr ricevendo in cambio la possibilità di usufruire dei numerosi contatti del Consiglio. Tra le aziende ricordiamo l’American Express, la BoeingCoca ColaFord,Goldman SachsIBMJP Morgan ChaseNike ecc. ecc., ma in linea di massima ci sono rappresentanti di tutto il mondo della finanza, dell’industria, dell’economia. I teorici della cospirazione sono divisi sul ruolo del Cfr: alcuni sostengono che esso sia il Ministero della Guerra dell’ipotetico governo mondiale segreto; altri si concentrano sulle personalità appartenenti al mondo dei media e considerano il Consiglio uno strumento di disinformazione di massa; altri ancora sono dell’idea che il Cfr si sia indebolito durante la guerra del Vietnam in seguito alle polemiche sorte dopo la scelta di affidare il timone dell’associazione a W. Bundy, sostenitore e promotore del conflitto, considerato perciò poco adatto a guidare un Consiglio teoricamente non schierato. La Trilaterale sarebbe nata proprio da questa crisi, come tentativo di allontanare pressioni e critiche dal Cfr. Dal nostro punto di vista, consideriamo quantomeno curioso che aziende commerciali finanzino una associazione che si occupa di politica estera. Sorprende, inoltre, scoprire che esponenti del partito Democratico Repubblicano facciano parte di uno stesso gruppo: se hanno le stesse idee, infatti, tanto vale che costituiscano un solo partito, mentre se le loro visioni della politica estera sono differenti devono confrontarsi nelle istituzioni pubbliche, di certo non in seno ad una organizzazione dipendente da finanziamenti privati. Fa sorridere, ancora, leggere tra le Faq del loro sito la domanda “Il Cfr fa parte del governo degli Stati Uniti, delle Nazioni Unite o di organizzazioni come la Commissione Trilaterale?”. Mi fa sorridere perché non c’è dubbio che ne sia estraneo da un punto di vista formale, tuttavia non si può ignorare che de facto alti rappresentanti di queste istituzioni (due della quali pubbliche) si formino e appartengano alla loro società. In particolare è curioso che sia esclusa una parentela proprio con la Commissione Trilaterale, dato che molti dei membri del Cfr appartengono al “lato” Nord-americano della Commissione, senza contare che David Rokefeller occupa i gradi più alti in entrambi i gruppi. Secondo alcune fonti, inoltre, molte aziende ufficialmente iscritte del Cfr finanziano anche la Trilaterale.

SIMBOLO R.I.I.A.
SIMBOLO R.I.I.A.
Complementare al Council of Foreign Affairs è il Royal Institute of International Affairsorganizzazione no profit con sede a Londra fondata nel 1920 in parallelo con il Cfr. L’Istituto studia i principali problemi internazionali con il fine di evitare future guerre, ma si occupa anche di energia e ambiente, economia internazionale, studi regionali e sulla sicurezza, diritto internazionale. Anche se il RIIA è una associazione non segreta e spesso viene utilizzata come fonte da parte di importanti giornali e televisioni, c’è da notare che molti incontri avvengono in via riservata e seguendo la “regola di Chatham House” secondo la quale i partecipanti ad un dibattito o ad una conferenza possono divulgarne i risultati al mondo esterno, ma senza rendere noto il nome dell’oratore o degli altri partecipanti. Il RIIA conta tra le sue fila numerosi politici inglesi presenti e passati (e di certo anche futuri) agendo così in perfetto parallelismo con i “fratelli” del Cfr. I membri del Council sono numerosi e vari: banche, quotidiani, televisioni, società energetiche, compagnie telefonicheassicurazioni, industrie del tabacco, agenzie governative, ministeri della Difesa e così via. I complottisti muovono al RIIA le stesse accuse rivolte al Cfr, ma la famiglia cardine della società inglese è individuata in quella degli Astor, anche se ritornano pure qui i nomi Rokefeller Rothshild. Anche in questo caso c’è qualcosa di strano: aziende petrolifere e nucleari che si occupano di ambiente; le solite banche e società private mescolate con rappresentati del potere politico; interessi internazionali dipendenti da scopi privati. Tornando alla “regola di Chatham House”, sorprende che nelle Faq si specifichi che tale segretezza è utilizzata anche dai membri dei “governi locali”; non siamo così ingenui da pensare che non ci siano segreti a livello governativo, ma comprenderemmo se tale riserbo fosse usato all’interno degli apparati di sicurezza e non per coprire incontri con politici di altri paesi o aziende private. È come se ci si volesse nascondere soltanto dal giudizio dei cittadini. Sempre nel sito del RIIA c’è scritto “La famosa regola Chatham House può essere invocata in incontri per favorire la trasparenza e la condivisione delle informazioni.”  Non sappiamo che idea abbiano loro della “trasparenza”, ma nel vocabolario comune non è un sinonimo di “segretezza”.


Data per certa la potenza di questi quattro associazioni sono possibili diverse letture:

PIRAMIDE ILLUMINATI
PIRAMIDE ILLUMINATI
  1)      La teoria del NWO (new world order), secondo la quale esiste una élite che mira a dominare il mondo attraverso un governo centralizzato. All’interno di questa teoria si trovano differenti correnti e punti di vista, tuttavia quasi tutti concordano su alcuni punti: all’origine della cospirazione c’è l’ordine degli Illuminati, sorto in Baviera nel 1776 e ufficialmente disciolto nel 1785, ma, secondo i teorici del NWO, avrebbe continuato ad esistere in incognito infiltrandosi nella massoneria o in strutture para-massoniche. I suoi membri avrebbero contribuito alla Rivoluzione francese, alla Rivoluzione americana, alla nascita del Comunismo, allo scoppio delle due Guerre mondiali, alla fondazione dello stato di Israele (le famiglie degli Illuminati sarebbero spesso riconducibili all'etnia ebraica), all’11/09 e a tanto altro. Attraverso queste “operazioni” gli Illuminati avrebbero creato divisioni nel mondo ed accresciuto il loro capitale soprattutto grazie ad attività bancarie lecite e soprattutto illecite (teoria del Signoraggio). Gli Illuminati prenderebbero le loro decisioni all’interno dei quattro istituti descritti in precedenza, dirigendo ogni scelta economica e politica (ma anche condizionando le nostre scelte di vita grazie al controllo della stampa, della tv e del cinema) . Una Terza guerra mondiale dovrebbe gettare il mondo nel caos più assoluto ed allora gli organismi internazionali, guidati dalle famiglie Illuminate, imporrebbero un unico governo mondiale come soluzione per riportare la pace nel mondo, ma in realtà il loro obiettivo sarebbe quello di controllare l’intero globo anche attraverso strumenti tecnologici avanzatissimi, come ad esempio microchip sottocutanei.
2)      C’è chi non ha nessuna teoria. La stragrande maggioranza delle persone è convinta che il mondo muti grazie alla rivoluzioni, alle elezioni, alle guerre e che tutti questi eventi abbiano cause precise e chiaramente determinabili. Secondo costoro la crisi è stata certamente favorita da alcuni speculatori, tuttavia era difficilmente evitabile e quindi la accettano quasi con fiducia provvidenzialistica, convinti che prima o poi la ruota girerà di nuovo a favore. Nessuna trama segreta, nessuna associazione nascosta.

Di solito ci si salva dicendo “la verità sta nel mezzo”, ma non penso che ciò sia corretto nella stragrande maggioranza dei casi, figuriamoci in questioni così importanti. La verità non è una equazione matematica, non la si può calcolare, ma bisogna tirarla fuori con fatica e tenendo ben presente che spesso si dovrà aggiornare la propria posizione. 

Come abbiamo scritto all’inizio è impossibile negare la matrice ultraliberistica di questa crisi; è inoltre assurdo nascondere il vantaggio che i privati stanno accumulando da questa situazione; è doveroso precisare che con “privati” non intendiamo la moltitudine di coloro che lavoro al di fuori dello stato, bensì un gruppo sostanzialmente ristretto di persone.
Fate voi stessi un esperimento: andate sul sito di una qualsiasi grande società, magari una italiana, controllate chi sono gli azionisti o i proprietari; nel 99% dei casi la società avrà dirigenti e proprietari del paese dove risiede, magari anche noti, lasciati lì apposta per dare l’apparenza della normalità, per non far comprendere alle popolazioni locali i cambiamenti in corso; la restante quota societaria la troverete divisa tra banche, agenzie di private equity, società di investimenti ecc ecc. Qui dovete proseguire la vostra indagine: controllate chi è a capo di queste società; vi troverete dinnanzi nomi per lo più sconosciuti, allora cercate sui vari siti che contengono gli elenchi dei membri dei quattro gruppi descritti sopra; sono tutti lì, fanno praticamente tutti parte del Gruppo Bildenberg, della Trilaterale, del Cfr o del Riia. Non è così? Allora scavate nella loro famiglia. Ne faranno parte mogli, o padri, figli, cugini e simili. Ancora nulla? Bene, controllate questi soggetti in cosa investono: scoprirete che sono associati alle solite banche finanziatrici dei “quattro gruppi” oppure hanno una quota nelle altre aziende iscritte alla Trilaterale, Cfr o al Riia. È tutto loro, infatti i proprietari “di facciata” di queste aziende non potrebbero mai sopravvivere senza i loro finanziamenti, chiuderebbero in pochi mesi schiacciati da un mercato affatto libero. 

 Ma quanti sono questi “padroni del mondo”? La Commissione Trilaterale comprende circa 400 membri; il Cfr circa 450; il Riia poco più di 3000; il Gruppo Bildenberg convoca circa 130 persone ad ogni incontro. Teniamo in considerazione che spesso un singolo individuo è membro di più associazioni affiliate a questi gruppi, inoltre le società (anche concorrenti) che finanziano questi quattro istituti sovente annoverano tra i loro azionisti le medesime persone. A loro volta le banche controllano più società e sono controllate a loro volta dagli stessi azionisti delle società che controllano. Insomma, una matassa quasi impossibile da dipanare.
La nostra conclusione, dunque, è questa: un numero tutto sommato ristretto di persone controlla il sistema finanziario-economico globale; queste ricchissime famiglie dirigono le più importanti associazioni private mondiali non-governative; all’interno di queste associazioni entrano in contatto con il mondo politico nella sua completezza (destra, sinistra, centro); i politici stringono rapporti di “amicizia” con questi potenti, ci discutono assieme e per lo più in segreto, poi tornano nei loro paesi e li guidano con alle spalle questo “bagaglio” di contatti. In questi ultimi decenni gli stati stanno perdendo il controllo nella gestione della cosa pubblica: il sistema sanitario, l’istruzione, la sicurezza, l’energia, tutti i comparti più delicati si stanno spostando verso un privatizzazione giustificata con la necessità dell’efficienza e della meritocrazia. Contemporaneamente, infatti, giornali asserviti esaltano il liberalismo, teorici del successo propagandano modelli di vita aggressivi e spregiudicati, mistici del risultato glorificano il profitto come un segno divino più di qualsiasi dottrina calvinista. Nello stesso tempo si fa di tutto per distruggere l’idea dello stato, si irridono i dipendenti pubblici, si svilisce il ruolo di chi non comanda a sua volta altre persone.

Stiamo andando incontro ad un Nuovo Ordine Mondiale? A nostro parere ci siamo già dentro. Non abbiamo le informazioni necessarie per poter confermare o confutare le teorie del punto (1) espresse sopra, tuttavia è innegabile che al giorno d’oggi gli stati hanno perso indipendenza e sovranità: schiacciati dai debiti pubblici (nei confronti di privati) sono costretti ad organizzare la propria agenda politica con “suggerimenti” di banche e società di rating; il mercato decide chi deve governare e persino la data delle elezioni; società energetiche sovranazionali stabiliscono come deve essere prodotta l’energia; istituzioni come quelle sopra descritte stabiliscono quali stati sono “buoni” e quali “cattivi”, decidono chi si deve punire con l’isolamento mentre i loro membri accumulano denaro con le guerre “giuste”. Le persone ancora convinte che il mercato si regoli autonomamente sono illuse o complici, così come lo sono quelle che incoraggiano la ricerca esasperata del benessere privato senza tener conto di quello pubblico. Coloro che si illudono dovrebbero controllare la carriera dei governanti degli ultimi anni. Ex advisor di banche, rampolli di stirpi ricche e potenti, teorici della globalizzazione, personalità predestinate a ruoli importanti per amicizie o per tradizione familiare.

Un tempo i governanti erano lodati per l’educazione umanistica, lo spirito cavalleresco, si circondavano di maestri delle arti liberali. Oggi si richiede dimestichezza col mercato, esperienza economica, conoscenza della finanza. Oggi i conti vengono prima delle persone. In bilico tra burocrati ed affaristi, che speranza abbiamo se, come direbbe Leopardi

"più de’ carmi, il computar s’ascolta"  (?)

domenica 11 agosto 2024

10 BUFALE LETTERARIE ALLE QUALI HAI SEMPRE CREDUTO

Frasi celebri mai pronunciate, icone religiose mai nominate, errori di attribuzione, invenzioni o approssimazioni, fantasie sessuali, origini dimenticate e falsi; in una parola: bufale letterarie.

Alcune sono nate dall'ignoranza del lettori e dal semplice accontentarsi di una conoscenza approssimativa; altre continuano a sopravvivere grazie alla moderna consuetudine di fingersi esperti di tutto, senza che in realtà si conosca bene davvero nulla.

Diamo uno sguardo a 10 bufale letterarie!


1) "ELEMENTARE, WATSON"



Le celeberrima frase di Sherlock Holmes è in realtà un falso letterario. Nell'idea comune il noto investigatore ripeterebbe questa sentenza fino allo sfinimento, ma in verità l'esatta espressione "Elementare, Watson" è totalmente assente dalla bibliografia del detective. In alcune traduzioni italiane, all'inizio del sesto capitolo de Il segno dei quattro (1890), l'espressione è stata utilizzata in modo arbitrario, dato che nell'originale è presente soltanto "Certamente, Watson". Nella stessa opera Conan Doyle fa pronunciare al suo indagatore la frase "E' elementare", già usata in Uno studio in rosso e ripresa successivamente nel racconto L'uomo deforme. Il tormentone ebbe inizio con uno dei primi adattamenti teatrali, realizzato da William Gillette in collaborazione con Sir Arthur, e si consolidò nel passaggio dalla scena al grande schermo.





2) IL FRUTTO PROIBITO DELLA BIBBIA

 Secondo una diffusissima opinione il "frutto proibito" presente nella Genesi sarebbe una rossa e succosa mela; niente di più errato. Nella Bibbia viene citato un generico "albero della conoscenza del bene e del male". L'identificazione del frutto con la mela è attribuibile ad un errore di traduzione risalente al Medioevo; il termine latino "malum" indicava sia la "mela" che il "male", ed ecco spiegata l'errata credenza diffusa soprattutto in Europa. Una carta influenza l'avrà avuta anche il precedente mito della "mela della discordia", pomo dato in premio da Paride ad Afrodite in cambio dell'amore di Elena; anche in questo caso abbiamo un legame tra umano e divino, senza dimenticare il ruolo nefasto di Elena, figura tentatrice al pari di Eva. L'idea della mela vista come "frutto del male" sarà ripreso anche dall'arte e dalla letteratura, come ad esempio nella favola dei fratelli Grimm Biancaneve e i sette nani.

Il frutto è stato anche identificato con il fico, l'uva ed il cedro.





3) LA POESIA LENTAMENTE MUORE

La poesia Lentamente muore viene spesso attribuita al grande poeta Pablo Neruda, premio Nobel nel 1971; in realtà è stata scritta dalla poetessa brasiliana Martha Medeiros nel 2000 e pubblicata sul quotidiano di Porto Alegre Zero Hora. Su internet l'errore è ampiamente diffuso, ma personalmente ho visto il testo della lirica affisso sulla bacheca di una facoltà universitaria di Lingue e Letterature straniere, anche qui attribuita a Neruda. Il 24 gennaio 2008 il senatore Mastella lesse la poesia durante il teso dibattito precedente al voto di fiducia sul governo Prodi II; anche in questo caso la poesia fu attribuita all'autore cileno.





4) LA TRISTEZZA DI LEOPARDI

Il pessimismo leopardiano è cosa nota, non solo agli studenti, ed il povero Giacomo è diventato ormai quasi un emblema dell'uomo triste. Certo, la sfiducia nella natura e nell'uomo, l'idea presente nello Zibaldone secondo la quale "tutto è male" ed il rifiuto di aderire a qualsiasi ideologia consolatoria confermano questa immagine desolata del poeta recanatese. Tuttavia, c'è anche un Leopardi umorista, satirico ed ironico, messo in secondo piano, se non proprio sconosciuto. Ci riferiamo alle Operette Morali, ad esempio, nelle quali vi è una certa amara ironia tesa a smascherare le ipocrisie dell'uomo moderno; alla Palinodia. Al marchese Gino Capponi, presa in giro della fiducia positivista ottocentesca, aspra satira anti-progressista, portata avanti attraverso una mirabile tecnica antifrastica; la stessa verve è riservata anche agli spiritualisti, denigrati nella satira I nuovi credenti. I Paralipomeni della Batracomiomachia vedono come protagonisti topi, rane e granchi, metafore deformi degli ingenui liberali, dei goffi borbonici e degli austriaci reazionari; le forze progressiste e conservatrici sono condannate entrambe, ridicolizzate per le proprie ideologie e per la vana battaglia politica, dato che alla fine il potere resta in mano sempre agli stessi.

Ricordiamo, infine, che ne I pensieri Leopardi scrisse "Grande tra gli uomini e di gran terrore è la potenza del riso: contro il quale nessuno nella sua coscienza trova se munito da ogni parte. Chi ha coraggio di ridere, è padrone del mondo, poco altrimenti di chi è preparato a morire". 



5) LA FOLLIA DI LUCREZIO

Trattasi di bufala d'annata. Secondo una tradizione iniziata da San Girolamo, Lucrezio sarebbe impazzito dopo aver bevuto un filtro d'amore e solo nei momenti di lucidità avrebbe scritto i suoi libri, per poi suicidarsi poco più che quarantenne. La maggior parte dei critici considera totalmente priva di valore questa tradizione, mentre altri, ancora oggi, sostengono che l'autore del De Rerum Natura soffrisse del cosiddetto disturbo bipolare, sebbene le prove a sostegno di tale teoria siano praticamente inesistenti.

Girolamo, probabilmente, ha tentato di consegnare alla storia un'idea distorta di Lucrezio, pensando si screditare in questo modo l'ateismo e l'epicureismo presenti nella sua opera; lo stesso valga per l'ipotesi del suicidio. I critici sopracitati, invece, si servono del presunto disturbo da cui sarebbe stato affetto Lucrezio per giustificare la differenza di vedute con Epicuro, dato che il primo sembra essere privo di ottimismo e più incline alla drammaticità, come testimonia il tragico finale del De rerum natura, sebbene l'opera venga diffusamente considerata incompiuta.



6) LA COSTOLA DI D'ANNUNZIO

La leggenda è nota (ed apprezzata) soprattutto in ambito scolastico: D'Annunzio si sarebbe fatto asportare due costole (o una, a seconda delle versione) per poter poi essere in grado di praticare dell'autoerotismo orale. L'origine della bufala è da ricercare nella vita gaudente e spensierata del poeta, famoso per le numerose e spericolate storie d'amore,spesso non limitate ad un'unica donna per volta. La storia della costola, tuttavia, non ha alcuna fonte, magari è stata fatta un po' di confusione, forse voluta,  con un incidente che costò diversi danni ossei al poeta. Si consideri anche la difficoltà e la pericolosità dell'intervento per la chirurgia dell'epoca; sarebbe stato assurdo sottoporvisi per un vizio.

Su D'Annunzio le dicerie sono tantissime, alcune riguardano la corpofagia, altre il sesso con animali, insomma, un miscela piuttosto contorta. Ripetiamo, sulla storia della costola non vi è alcuna fonte scritta, ma soltanto dicerie trasmesse per via orale (permetteteci la battuta).



7) L'EDONISMO ORAZIANO

Considerare Quinto Orazio Flacco un edonista, in virtù del suo noto motto "carpe diem", è un'affermazione sostanzialmente errata, o almeno richiederebbe alcune precisazioni. L'invito a cogliere l'attimo ha come base la consapevolezza della brevità della vita e della fugacità del piacere, per cui il motto non può essere considerato un invito a godere in modo esagerato e smodato, come invece spesso viene interpretato erroneamente. Riprendendo il pensiero epicureo, Orazio afferma che il saggio è colui che sarà in grado di affrontare ed accettare gli eventi con serenità, addolcendo la vita con piaceri semplici, con piccoli e continui momenti di felicità. Il saggio è colui che riesce a liberarsi dalle passioni eccessive ed a sfuggire agli eccessi, accettando la morte e la precarietà della vita. Vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo, certo, ma con moderazione e semplicità, non in modo sfrenato e quasi autodistruttivo (qui semmai siamo al limite dell'estetismo d'annunziano).



8) LE ORIGINI DELLA FIABA CENERENTOLA

La favola di Cenerentola è conosciuta ormai in tutto il mondo, tuttavia la maggior parte delle persone ignora le antiche origini letterarie della storia.

Molti sono convinti che sia un'invenzione della Disney, come se tutto fosse nato con l'omonimo film del 1950.

Un buon numero di persone sa che nei primi decenni dell'800 i Fratelli Grimm pubblicarono tantissime favole, tra le quali proprio Cenerentola; in questa versione la scarpetta è d'oro, non di cristallo.

Un gruppetto più sparuto di appassionati è consapevole che i Grimm si ispirarono ad un racconto di Charles Perrault, scrittore francese attivo nella seconda metà del '600; nella sua versione, fonte principale delle Disney, la scarpetta è appunto di cristallo.

Pochi eletti sanno che l'autore francese si ispirò allo scrittore napoletano Giambattista Basile, autore della raccolta Lo cunto de li cunti (1634-36); l'opera contiene cinquanta splendide favole narrate da dieci donne diverse, tra cui spicca La gatta Cenerentola, fiaba decisamente più realistica e cruda rispetto alle versioni sopracitate (la giovane arriva addirittura ad assassinare la matrigna).

Qui si fermano le fonti letterarie certe, ma la tradizione è indubbiamente più antica del periodo Barocco. Alcuni studiosi hanno trovato dei precedenti nella cultura cinese, spiegando così l'ammirazione per il piccolo piede della ragazza (in Cina è ancora una caratteristica "nobile") e la sicurezza del principe che crede ci sia una donna soltanto capace di poter indossare la scarpina, dato che in questa versione verrebbe sottolineato il fatto che la ragazza abbia i piedi più piccoli del regno.

Altri filologi fanno risalire l'origine della storia alla tradizione egizia, rimandando alle vicende della schiava Rodopi. Questa fiaba viene citata anche da Erodoto e Strabone, ed in effetti ha tantissimi punti in comune con Cenerentola. La leggenda vuole che Esopo abbia udito la storia dalla stessa schiava, dando così origine al mito.



9) I DIARI DI MUSSOLINI

Da circa trent'anni girano per il mondo dei presunti Diari di Benito Mussolini, considerati ormai falsi dalla stragrande maggioranza degli studiosi.

Nel 1980 il Times di Londra li rifiutò dopo un'attenta analisi; all'inizio degli anni '90 furono giudicati falsi dalla casa d'aste Sotheby's e dall'editore Carlo Feltrinelli, per essere poi bocciati dalla critica. Nel 2007 un'approfondita indagine filologica e storica dell'Espresso ne sancì il definitivo status di "falso". In quello stesso anno Marcello Dell'Utri aveva affermato di aver ricevuto i Diari dai figli di un partigiano, sottolineandone l'autenticità. Nel 2010 l'allora premier Silvio Berlusconi, amico del Dell'Utri, citò addirittura una frase dei falsi Diari durante un vertice dell'Ocse.

Nonostante i numerosi pareri negativi la Bompiani pubblicò i 30 Diari con l'astuto titolo "I diari di Mussolini (veri o presunti)" e nel 2011 il quotidiano Libero li distribuì gratuitamente. Nello stesso anno lo storico Mimmo Franzinelli pubblicò lo studio Autopsia di un falso: i "Diari" di Mussolini e la manipolazione della storia.



10) L'AUTOBIOGRAFIA DI NIETZSCHE 

Nel 1951 venne pubblicato un libro sconvolgente, dal titolo Mia sorella ed io. Secondo gli editori si trattava di uno scritto autobiografico redatto da Nietzsche verso il 1890, mentre il filosofo era rinchiuso nel manicomio di Turingia. L'opera, se vera, sarebbe una confessione diretta del rapporto incestuoso intrattenuto con la sorella; lo stile è affine a quello di Nietzsche, ed alcuni particolari privati fanno si che ancora oggi alcuni critici ritengano il libro originale.

La maggioranza degli studiosi, tuttavia, lo considerano senza alcun dubbio un apocrifo, in virtù di varie prove:  nell'introduzione dell'opera si fa il nome del traduttore inglese, tuttavia la figlia di costui ha sempre negato il coinvolgimento del padre; la casa editrice che pubblicò l'opera era stata già condannata per falsi e distribuzione illegale di opere protette dal diritto d'autore; il libro fa riferimento ad avvenimenti posteriori al '90; lo stile appare decisamente troppo "moderno" e scandalistico; le conoscenza filosofiche dell'autore appaiono troppo approssimative.