domenica 30 giugno 2024

I 10 FINTI LETTORI

Si nascondono ovunque, nei parchi, in giro per le città, su tutti i mezzi di trasporto, nella contorta giungla di internet. Vogliono renderci come loro, lettori a parole più che nei fatti, conoscitori un po' di tutto e quindi di niente, amanti più dell'idea di sembrare acculturati che della stessa cultura.

La società veloce ed approssimativa nella quale viviamo li protegge, giustifica la loro ignoranza ed il loro amore per l'apparenza.



La politica ci vorrebbe tutti così: superficiali, poco appassionati, finti.

Vivono attorno a noi, ma anche nel nostro animo. Ed infatti per sconfiggerli non dobbiamo soltanto imparare a riconoscerli, ma anche comprendere che noi stessi potenzialmente potremmo diventare come loro.

Per salvarci da questa fine dobbiamo leggere molto, approfondire tutto, interrogarci sempre, dubitare spesso.



I 10 finti lettori:



1) IL CITAZIONISTA  Lo si riconosce dal suo citare una frase ed una sola per ogni autore. Condivide sulla sua bacheca aforismi talvolta celebri, talora sconosciuti, tuttavia non li prende quasi mai da un testo reale, ma da siti vari, anche poco attendibili. E' colui il quale, quando nomini, Dante se ne esce con "Ah si, Tanto gentile e tanto onesta pare", o che mentre si parla del Gattopardo si infiamma con " Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi" (attribuendola di solito al Principe e non a Tancredi).

Lo si combatte in due modi: facendogli una domanda più approfondita sull'autore o chiedendogli la parte precisa del testo da cui ha tratto la citazione.



2) IL MANIACO DEL PARCO Si aggira circospetto per i parchi ed i luoghi verdi delle nostre città, alla ricerca di donzelle sole, intente a leggere un libro. Si avvicina a loro con destrezza, sbircia la copertina, quindi cerca sul proprio smartphone il maggior numero di informazioni possibili sull'opera, tentando poi un goffo approccio "culturale". Un tempo il soggetto si recava nei parchi, magari in compagni di amici, per fare jogging ed insidiare così le fanciulle sportive, tuttavia la mollezza fisica lo ha sconfitto, spingendolo a cambiare tattica.  Lo si combatte spostando l'argomento su altre opere dello stesso autore, oppure con lo spray al peperoncino. p.s. può essere anche una donna, si intende.



3) L'UOMO DEL TRENO Simile al maniaco del parco, ma più furbo. E' possibile scovarlo nei treni o in altri mezzi di trasporto a media-lunga percorrenza, intento a leggere un bel libro (best seller o anche un classico di prestigio), nell'attesa che qualche fanciulla amante delle humanae litterae  gli rivolga la parola, magari dopo aver scorto la copertina che il reo farà in modo da sbandierare. Lo si distingue da un vero lettore dal fatto che spesso si guarda attorno e non gira una pagina per decine di minuti, magari perché sta meditando di cambiare vagone alla prossima fermata. Lo si combatte ignorandolo, oppure citando la parte iniziale del libro che di solito l'uomo ignorerà. Anche qui vale il post scriptum precedente.



4) IL FILMOMANE Sembra conoscere bene un gran numero di opere, al punto che lo si potrebbe considerare anche un vero lettore. Stranamente, però, è esperto soltanto di quei libri che sono stati successivamente adattati per il cinema. Non conosce bene la fine di Saruman, incespica su alcuni particolari del caro Harry, ha cominciato a parlare dei Miserabili soltanto dall'inizio del 2013. Lo si smaschera con riferimenti più puntuali sullo stile dell'opera, ma talvolta è lui stesso a compromettersi; ad esempio quando sostiene che Sherlock Holmes pratichi le arti marziali e non la box, oppure quando confonde le caratteristiche fisiche di Watson [in realtà alto, grasso e zoppo]. Il massimo sarebbe sentirgli narrare passaggi dei Promessi sposi estratti dal Trio Marchesini.



5) IL SILENTE Nelle discussioni letterarie resta in disparte, magari fingendo di essere distratto dal cellulare. Nonostante ciò non si sente sereno nel far passare l'idea che lui quel determinato libro non lo abbia proprio letto, per cui interviene alla fine di qualche commento dicendo "Eh, si, la penso come te", oppure arrischiando qualcosa del tipo "Ah, io adoro questo libro". La maggior parte del tempo, comunque, la passa nel silenzio, consapevole che esporsi troppo potrebbe compromettere la sua credibilità. In fin dei conti non vale la pena smascherarlo, certo non si capisce perché ci si debba far passare per quel che non si è.



6) IL BESTSELLERIANO I classici per lui sono inutili, quasi dannosi, ed infatti afferma con fierezza di leggere solo i libri più attuali. Il problema è che i primi in effetti non li capisce, però nemmeno con i secondi si sforza più di tanto. Prendendo spunto un po' dal filmomane ed un po' dal maniaco del parco, se la cava con notizie estrapolate da tutte le fonti, tranne che dai libri. In effetti vive con l'ansia costante di essere sempre fuori dal giro, di non poter partecipare alle discussioni più alla moda su internet o nella vita reale, per cui fa di tutto per sembrare un lettore di bestseller. Lo si metta a riposo con una domanda sul penultimo libro da lui citato; infatti, mentre sparla dell'ultimo, di solito ha rimosso i precedenti.



7) IL CLASSICISTA Agli antipodi del precedente, prova ribrezzo per tutto ciò che sia stato scritto da autori viventi o morti dopo il '90. A scuola era solito imparare benissimo la parte teorica e critica sugli autori, senza mai leggere nemmeno un rigo dalle opere in antologia. Si mostra snob con gli appassionati di bestseller ed è sempre pronto a riprendere chi si sofferma sulla Divina commedia se costui non ha citato l'Epistola a Cangrande; allo stesso modo conosce a menadito le differenze tra il Fermo e Lucia ed i Promessi sposi, nell'ordine preciso in cui le riassume il suo manuale di riferimento.

Per umiliarlo basta far riferimento a dei luoghi comuni sulla letteratura, come ad esempio le volte in cui Sherlock Holmes ha detto "elementare Watson" (praticamente non ha mai usato questa espressione, accennata solo due volte in un unico romanzo), oppure spiegargli che nella Bibbia non si fa riferimento alla "mela", ma ad un "albero della conoscenza del bene e del male", nonostante lui sia convinto del contrario.



8) IL WIKIPEDIANO Questo falso lettore riesce a sopravvivere soprattutto su internet, commentando post di letteratura dopo aver preso qualche informazione da wikipedia (o simili). Riesce così ad apparire come un conoscitore sopraffino, descrivendo opere di generi diversi con una facilità unica, arrivando anche a citare passaggi fondamentali tramite wikiquote. Lo si riconosce dalla tempistica, infatti ci mette sempre qualche minuto in più degli altri per partorire qualcosa di intelligente.



9) IL "SOCIALISTA" E' simile ad altre figure precedentemente descritte, tuttavia punta decisamente di più sull'apparenza. Condivide una marea di link con citazioni, copertine dei libri, caricature di autori ecc.ecc. Tra le proprie informazioni ha incluso un milione di libri preferiti (oltre ad altrettanti film ed artisti musicali) e passa il tempo iscrivendosi a pagine che trattano di libri, cultura e simili. Per smascherarlo basta pochissimo, alla prima domanda approfondita vi bannerà seduta stante.



10) IL MEMORIALISTA Le opere le ha lette tutte, a suo dire, praticamente non ne ha mancata una. Tuttavia non ricorda quasi mai bene i particolari o almeno i passaggi fondamentali di un testo. Riesce sempre a salvarsi con scuse del tipo "L'ho letto a scuola, ora lo ricordo così così", "L'anno scorso l'ho letto con altri cento libri e ora mi sfugge un attimo". Per stanarlo basta chiedergli quale sia il libro più recente terminato, costringendolo così a non servirsi della scusa "memorialista".






venerdì 7 giugno 2024

I NOBEL ITALIANI PER LA LETTERATURA



In oltre cento anni di storia il nostro paese è stato premiato per sei volte con il Nobel per la letteratura. 

Pochi, direte voi?

In effetti sì, se guardiamo alla Francia che quasi ci triplica, e a Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Svezia che ci precedono in classifica, mentre Spagna e Russia (compresi i premi assegnati quando era Urss) lottano punto a punto con il Bel paese.

Certo, non si tratta di un torneo sportivo e non bisogna dimenticare le dinamiche storico-politiche che talvolta influenzano l'assegnazione dell'ambito premio.

Passiamo in rapida rassegna i nostri vincitori, anticipando che alcuni di loro sono finiti (quasi) nel dimenticatoio, sia per quanto riguarda i manuali scolastici che nella memoria collettiva.



Giosuè Carducci - 1906



Motivazione:



“Non solo in riconoscimento dei suoi profondi insegnamenti e ricerche critiche, ma su tutto un tributo all'energia creativa, alla purezza dello stile ed alla forza lirica che caratterizza il suo capolavoro di poetica.”



Nato a Valdicastello di Pietrasanta nel 1835, il Carducci si è formato attraverso lo studio dei classici e osservando il paesaggio tipico della sua terra natia. In gioventù fu "scudiero dei classici", un pedante difensore della tradizione ed anche della classicità moderna (Foscolo, Leopardi...); negli anni del Risorgimento fu giacobino e repubblicano, legato anche alla massoneria, affascinato dal socialismo e dalle idee mazziniane, mentre per la Chiesa dimostrava quasi odio; il periodo successivo fu segnato da una sorta di "ritorno all'ordine", da un accumularsi di tematiche intime e storiche, mentre politicamente fioccavano le critiche alla sinistra, avvicinandosi a Crispi ed alla monarchia; gli ultimi anni segnano il trionfo del "poeta vate", guida retorica e spirituale degli italiani, sebbene le liriche di fine secolo abbiano fatto intravedere inquietudini romantiche.

Tra le opere principali ricordiamo Juvenilia, Levia Gravia, l'Inno a Satana, Giambi ed epodi, Rime nuove, Odi barbare, Rime e ritmi. Fu anche critico e gran prosatore.

Si spense a Bologna nel 1907.

Un tempo veniva studiato a menadito, dalle elementari dove le poesie erano imparate a memoria fino all'università che contavano corsi interamente su di lui. Oggi, al di là di qualche pagina di raccordo nei manuali, è messo in secondo piano rispetto a Pascoli e D'Annunzio, sebbene la sua attività poetica abbia influenzato profondamente i successori: dagli esperimenti sulla versificazione al culto della parola isolata, dalla carica visionaria alla classicità moderna, il tutto mantenendo sempre un forte impegno ed una robustezza formale.



Grazia Deledda - 1926



Motivazione:



“Per la sua ispirazione idealistica, scritta con raffigurazioni di plastica chiarezza della vita della sua isola nativa, con profonda comprensione degli umani problemi.”



Nata a Nuoro nel 1871 e morta a Roma nel 1936, l'autrice rimase sempre legata emotivamente e letterariamente alla sua Sardegna.

Fu verista quasi per istinto, ma le sue opere trasudano di un decadentismo molto personale ed intrigante. Il realismo, infatti, non sfocia in analisi sociali o economiche, ma segue il flusso dell'animo attraverso un'isola narrata come sentimento spirituale, più che come luogo fisico. I romanzi della Deledda vedono sempre incombere una sorta di colpa primitiva da scontare nella vita, con una passione per le proprie origini che non tralascia l'aspetto doloroso della vita.

E' il caso dell'opera più nota, Canne al vento, storia familiare tutt'altro che tradizionale vista la presenza di esseri mitici, omicidi, ritorni e punizioni esemplari, il tutto concluso da una pace affatto rassicurante.

Conosciuta forse più all'estero che in Italia, ancora oggi viene praticamente ignorata a scuola ed affrontata in maniera rapida e sommaria all'università.





Luigi Pirandello - 1934



Motivazione:



“Per il suo ardito e ingegnoso rinnovamento dell'arte drammatica e teatrale.”



Nato a Girgenti (Agrigento) nel 1867, morto a Roma nel '36,  come l'autrice precedente è sempre rimasto molto legato alla sua terra, sebbene la grandezza intellettuale lo abbia reso un intellettuale globale. I primi scritti letterari (anche poetici, sebbene le sue liriche non si studino praticamente mai) sono dunque legati alla Sicilia più folklorica, mentre figure come quelle dell'inetto e conflitti familiari fanno intravedere già tematiche universali. Gli anni a cavallo tra i due secoli sono segnati dalla coscienza della crisi e dal relativismo antipositivista, il tutto frutto anche di una situazione economica e familiare non rosea. Nei primi 15 anni del '900 si consuma l'approccio umoristico, non solamente letterario ma filosofico, con una predilezione per novelle e romanzi che pian piano lascia spazio al teatro. Ed infatti il periodo del primo dopoguerra è segnato da una profonda riflessione sul genere, mentre le sue opere gli consegnano fama internazionale e successi in patria, anche grazie alla vicinanza al fascismo, mai amato, tuttavia, e più avanti criticato. L'ultimo decennio vede tornare la presenza di tematiche surreali legate all'inconscio, mentre l'amore per l'arte sembra dare un nuovo ruolo agli intellettuali, anche in tempi di disfacimento storico e crisi di significati.

Ricordiamo le opere principali: Il fu Mattia Pascal, Si gira, Uno, nessuno e centomila, Novelle per un anno, Sei personaggi in cerca d'autore...

Non c'è spazio solo per citare tutte le opere più importanti e non basterebbero cento pagine per riassumere la sua grandezza intellettuale. Giustamente è uno degli autori più affrontati a scuola ed in ambito accademico.





Salvatore Quasimodo - 1959



Motivazione:



“Per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”.



Nato a Modica nel 1901 e morto a Napoli nel 1968, il suo nome è legato a due diversi momenti delle letteratura contemporanea. In una prima fase fu ermetico, uno dei maggiori autori di tale corrente, legato al concetto di poesia come valore superiore, come mezzo per recuperare l'origine mitica perduta, il tutto adornato da una musicalità dei versi e da procedimenti analogici che tendono a mettere in secondo piano i temi. La storia, invece, torna prepotentemente protagonista durante e dopo la Seconda guerra mondiale, quando l'ideologia e l'impegno non sono più visti come un'alternativa, ma come l'unico orizzonte possibile. In questa fase i versi diventano più lunghi, le tematiche concrete, si passa dall'io al mondo, cercando di affrontare problemi legati alla contemporaneità.

La prima fase è segnata da opere come Acque e terre, Oboe sommerso, mentre Giorno dopo giorno è la raccolta più importante del dopoguerra.

A scuola viene sommariamente trattato tenendo presente questi due momenti, quasi sempre si contrappongono le liriche Ed è subito sera e Alle fronde dei salici per inquadrare le differenze tra prima e dopo. In ambito universitario non si va molto più in là.



Eugenio Montale - 1975



Motivazione:



"Per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni.”



Altro Nobel tutt'altro che dimentica, come Pirandello. Nato a Genova nel 1896 e morto a Milano nel 1981, l'evoluzione della sua poetica si può seguire passando in rassegna le raccolte.

Con Ossi di seppia ('25) siamo nella fase iniziale, quando si contrappongono ancora terra e mare, mondo ed esilio, presa di coscienza e fuga. E' un romanzo di formazione in chiave poetica, segnato da uno stile arido che indica già il trionfare del momento negativo, seppure la ricerca di una energia morale permanga ancora come speranza e come fede nella letteratura.

Le occasioni ('39) esplorano questa possibilità. La cultura è vista come possibile via di fuga dai drammi storici ed esistenziali, ma nulla può dinnanzi all'orrore della guerra imminente. Lo stile si fa più alto, quasi a voler trovare un risarcimento al caos del mondo; la donna Clizia è il simbolo di tale dualismo, seppure nelle liriche finali il suo disfacimento segni ormai la sconfitta.

La bufera ed altro ('56) ha già nel titolo la perdita della speranza. Tra i drammi privati (la morte di Mosca) e pubblici (la disillusione sul mondo "liberato") si snoda un cammino che parte dalla precedente allegoria salvifica e finisce per trovare spazio solo nel passato intimo oppure nel presente "umile", nel "basso" della vita concreta, rappresentata dalla donna Volpe e da animali come l'anguilla.

Il successivo silenzio poetico è una naturale conseguenza di ciò, mentre opere in prosa come Farfalle di Dinard, e saggi quali Nel nostro tempo analizzano l'isolamento come una via possibile.

Satura ('71), dunque, non può che riproporre la poesia come plurilinguismo, come prosastico rassegnarsi, come alluvione globale e parodia delle letteratura passata (anche autoparodia) che ha molti legami con il postmoderno, mentre gli unici momenti di commozione sono confinati nel ricordo della moglie.

Il carattere diaristico sarà mantenuto nelle raccolte successive.

Questa parabola complessa spesso è ignorata in ambito scolastico, ed infatti si studiano soprattutto le poesie della prima raccolta. All'università di va maggiormente in profondità, con un'attenzione per l'ultimo Montale che sta aumentando sempre più.





Dario Fo - 1997



Motivazione:



“Seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”.



Nato a Sangiano nel 1926, morto a Milano nel 2016, l'ultimo Nobel italiano viene praticamente ignorato a scuola, aggiungiamo anche colpevolmente, mentre gli accademici risultano ancora divisi, anche se non soprattutto per ragioni politiche ed ideologiche. C'è chi non lo considera nemmeno degno di essere contemplato dai manuali, mentre altri lo adorano acriticamente.

La sua attività creativa dovette scontrarsi sa subito con critiche e censure, anche per la carica satirica evidente in opere come Mistero buffo. Morte accidentale di un anarchico, poi, segna un maggiore impegno politico, ma sempre condito da ironia pungente e "follia" sapientemente studiata.

Il papa e la strega mantiene ancora il legame con l'attualità, in questo caso riferita alle ingerenze ecclesiastiche nella politica italiana.

La gigantesca produzione di Fo manterrà sempre viva questa dualità: ironia e attivismo, anche a costo di veder eccedere l'uno o l'altro polo, con un'energia incredibile che lo vedrà in scena praticamente fino agli ultimi giorni.