domenica 25 febbraio 2024

GLI UFO NELL'ARTE - LE OPERE DEL MISTERO

Opere d'arte della nostra tradizione come prova dell'esistenza degli UFO?
C'è chi vi ha visto ciò, sostenendo che le visite da parte di simili ordigni non sia limitata solo all'ultimo secolo. 
Altri, invece, credono che il mistero sia soltanto negli occhi di chi guarda, negando qualsiasi presenza aliena e giustificando tali oggetti misteriosi con nuvole, errori nel tratto, ecc.
Ecco cinque opere tra quelle più note, per ognuna presentiamo l'interpretazione ufologica e quella scettica, sarete voi a dover scegliere. 


1 -  San Sebastiano, Mantegna

A metà '400 il noto artista Andrea Mantegna dipinse un'opera dal carattere piuttosto frequente nella tradizione iconografica cristiana; il tutto mentre si trovava a Padova, poco prima di partire per Mantova. Ci riferiamo alla figura del martire San Sebastiano, trafitto da numerose frecce mentre è legato su una colonna, così come tramandava la leggenda. Sullo sfondo l'autore ha rappresentato probabilmente la città di Verona, ma ciò che cattura maggiormente l'attenzione è una nuvola presente nella parte alta-sinistra del quadro.  All'interno di essa, infatti, è possibile ravvisate un cavaliere in groppa al suo destriero. Un ordigno iper-tecnologico guidato da un essere extraterrestre? 
Due le ipotesi realistiche possibili: potrebbe trattarsi di Teodorico, legato alla città scaligera da una leggenda descritta nei rilievi incisi sulla Basilica di San Zeno, oppure di uno dei cavalieri dell'Apocalisse, metafora della peste che aveva attanagliato Padova e contro la quale veniva invocato l'aiuto del santo. 



2 - L'Annunciazione di Carlo Crivelli

L'Annunciazione di Carlo Crivelli, conservata alla National Gallery di Londra, non ha attirato solo l'attenzione dei critici d'arte per la maestria dell'opera e per la tecnica prospettica, ma anche la curiosità di molti per uno strano oggetto presente nel quadro.
Il raggio celeste che passando attraverso la colomba raggiunge la Madonna, sembrerebbe proprio venir proiettato da quello che oggi definiremmo un Ufo.
Le nuvole sembrano prendere corpo quasi fossero un velivolo, e la luce direzionata verso la Vergine parrebbe davvero simile ad una sorta di sorgente artificiale, tipica nell'immaginario contemporaneo esperto di film di fantascienza.

Come spiegare questo mistero?
Ad uno sguardo più attento, ecco, le nuvole appaiono circondate da tanti piccoli angeli, proprio come accade in altre opere che trattano lo stesso argomento. Ci troveremmo davanti, così, ad un normalissimo quadro dell'Annunciazione, con le nuvole che rappresenterebbero Dio ed il raggio che simboleggerebbe il suo messaggio divino.


3 -  Esaltazione dell'Eucarestia di Bonaventura Salimbeni

Nel quadro "Esaltazione dell'Eucarestia" di Bonaventura Salimbeni, facente parte della Trinità dipinta nella Chiesa di San Pietro a Montalcino, c'è uno strano oggetto che da tempo ha attirato l'attenzione di curiosi, anche non propriamente esperti di storia dell'arte. 
Cos'è  quel globo stretto tra Gesù e Dio (i quali sembrano reggere anche delle antenne) e sormontato dalla colomba celeste?Di primo acchito la risposta sembrerebbe questa: un satellite artificiale con tanto di antenne, oppure una sonda, o ancora una specie di drone.
Peccato che l'opera sia del '600. Il mistero aumenta ancora di più osservando la parte bassa della sfera, dove pare sbucare una telecamera. I teorici più fantasiosi hanno ipotizzato la conoscenza da parte dell'autore di un'antica tecnologia avanzata, o addirittura il ritrovamento di un qualche manufatto di origine extraterrestre.
Secondo gli studiosi ufficiali dell'arte, invece, non sarebbe altro che una rappresentazione del "Globo celeste" o "Globo del creato", presente in altre Trinità, non solo di tradizione cristiana cattolica, ma in quella ortodossa. 
Si tratterebbe, quindi, della rappresentazione dell'intero universo, almeno come poteva essere immaginato dalle persone e dagli artisti di quel periodo.  Nella parte alta sarebbe raffigurato il sole, ed in basso la presunta telecamera non sarebbe altro che la luna; le due aste retta da Dio e Gesù altro non sarebbero se non gli scettri celesti, simboli del loro potere universale. 


4 - Madonna e San Giovannino di Filippo Lippi

Nell'opera dell'artista fiorentino molti ufologi interessati all'arte hanno ravvisato un oggetto volante non identificato, collocato in alto a destra, alle spalle della Madonna. Secondo costoro Lippi sarebbe  stato testimone di un avvistamento clamoroso ed avrebbe poi deciso di rappresentarlo in un suo quadro, sebbene in maniera piuttosto occulta. 
A confermare questa tesi ci sarebbe anche l'immagine dell'uomo sullo sfondo, intento a scrutare il cielo.
Secondo molti altri, invece, si tratta di una qualche sorta di iconografia divina; i raggi rappresenterebbero l'influsso divino sull'evento, magari in forma di Spirito Santo. Potrebbe trattarsi, oppure, di un normale particolare pittorico (un uccello, una nuvola) non riuscito proprio in maniera perfetta.

5 - La scultura dell'astronauta di Salamanca

A Salamanca si trova la Cattedrale di Santa Maria dell'Assedio, iniziata nel primi anni del '500 e terminata solo dopo 200 anni. Questa ampio lasso di tempo fece sì che si mescolassero diversi stili, dal gotico al barocco, con influenze anche meno decodificabili. 
La parte più interessante si trova sulla porta nord, dove è possibile osservare la scultura di un astronauta: casco, tuta, scarponi, non v'è dubbio che il soggetto in questione sia proprio un viaggiatore dello spazio. 
I teorici degli antichi alieni hanno subito accolto questa raffigurazione come una prova della conoscenza già in epoche passate di navigatori provenienti dal cosmo, mentre altri hanno scomodato addirittura i viaggi nel tempo o le capacità profetiche di chi realizzò il bassorilievo.
La spiegazione, tuttavia, è molto più semplice di quanto si possa immaginare: nel 1992 quell'area della "Cattedrale nuova" (costruita attorno alla vecchia) fu oggetto di numerosi restauri per i danni subiti nel corso del tempo.
Fu in questa occasione che Miguel Romero decise di rimodernare la porta, aggiungendovi simboli che rimandassero anche ai principali eventi del XX secolo.
Mistero risolto, dunque, almeno questa volta.

sabato 10 febbraio 2024

OOPART - OGGETTI FUORI DAL LORO TEMPO

 OOPArt, termine derivato dall’espressione inglese “Out of place artifacts”, è la sigla che designa gli oggetti di difficile collocazione temporale e spaziale, ritenuti da alcuni studiosi decisamente posteriori rispetto al periodo in cui sarebbero stati costruiti. Alcuni reperti di questo genere si sono dimostrati dei falsi, altri hanno trovato una spiegazione plausibile, ma una restante parte continua a risultare di dubbia origine, lasciando aperta la questione circa la loro anomalia temporale. Il termine fu inventato dal biologo e naturalista britannico I. T. Sanderson, esperto anche di ufologia e di criptozoologia (scienza che si occupa delle specie animali non comprovate o di quelle estinte ma che hanno visto i propri esemplari segnalati come ancora viventi).



I vasi e l’Aliante di Saqqara


I vasi di Saqqara risalgono al 4000 a.c.: ricavati da una base di quarzo, basalto o granito – materiali noti per la loro resistenza – furono realizzati con chissà quale tecnica di altissimo livello e precisione. Al giorno d’oggi un simile processo di lavorazione avrebbe un costo elevato e necessiterebbe di una procedura complessa, addirittura alcuni studiosi sostengono l’impossibilità di replicare un simile lavoro con le tecnologie attualmente note. 



Nella stessa località è stato ritrovato un manufatto a forma di volatile risalente al 200 a.c. Secondo alcuni studiosi l’oggetto avrebbe tutte le caratteristiche di un aliante in miniatura, ricostruzione basata fondamentalmente sulla posizione verticale della coda. L’uccello è altresì privo di zampe e ciò escluderebbe la possibilità che si tratti di una semplice scultura; gli archeologi, decisamente scettici, hanno escluso che sia un piccolo aliante, ma non sono riusciti a collocarlo nel suo contesto ed a intuirne la funzione, catalogandolo per via ipotetica come “giocattolo”.


La pila di Baghdad


Curioso oggetto risalente al 200 a.c. scoperto per caso nel magazzino del museo di Baghdad nel 1938 da W.Konig. Formato da una piccola giara di terracotta con all’interno un cilindro di rame, contenente a sua volta una barretta di ferro separata dal cilindro da asfalto, la conformazione del manufatto ed i segni di corrosione hanno fatto supporre la possibilità che si tratti di una sorta di pila; all’epoca del ritrovamento la curiosità fu tale che vennero condotti alcuni esperimenti. Questi test ebbero effettivamente un risultato positivo, seppure l’energia prodotta non fu mai elevata, tuttavia non è stato possibile risalire al liquido usato per il funzionamento dell’ordigno (lo stato di corrosione implica la presenza di una sostanza altamente abrasiva) ma l’elettricità prodotta nel corso di un recente test è stata sufficiente a placcare una statuetta di argento in appena due ore.

Le lampade di Dendera


Nel tempio egiziano di Dendera sono stati ritrovati dei geroglifici piuttosto interessanti. Le incisioni sembrano rappresentare delle gigantesche lampade contenenti due serpenti (descritti nei geroglifici col termine “seref” – “illuminare”) collegati ad una sorta di filo che confluisce in un oggetto somigliante ai moderni generatori di energia. In un’altra simile incisione il filo è composto da due cavi intrecciati, uno bianco ed uno nero, come se si trattasse delle due cariche, positiva e negativa. Il generatore è sormontato da una statuetta di Atum-Ra, dio dell’energia creatrice, ed i serpenti corrispondono effettivamente all’energia elettrica che sarebbe visibile se gli apparecchi funzionassero. Le due lampade puntano verso una seconda statua che raffigura il dio Thot, intento ad alzare due coltelli in atteggiamento difensivo, come se in effetti gli ordigni sprigionassero una sorta di energia; questa particolarità ha fatto supporre ad alcuni studiosi che le lampade siano dei generatori di raggi x, strumenti inventati da W. Crookes dieci anni dopo la pubblicazione di queste incisioni. Secondo l’archeologia ufficiale, invece, i geroglifici rappresentano fiori di loto contenenti due serpenti, immagine tipica (ma non troppo) dell’iconografia egizia.

Collegamenti tra Bolivia pre-colombiana e vecchio mondo: La Fuente Magna e le navi rosse


Più che un oggetto fuori dal tempo, La Fuente Magna lo si potrebbe definire “fuori dal suo spazio”. Si tratta di una vasto molto grande, utilizzato durante cerimonie religiose per funzioni ancora da stabilire, ritrovato da alcuni contadini nelle vicinanze del lago Titicaca e consegnato alle autorità di La paz nel 1960.


La particolarità dell’oggetto risiede in alcune iscrizioni incise su di esso: secondo autorevoli studi apparterrebbero al Sumero o Protosumero. Per l’importanza che assume il vaso è anche chiamato “La Stele di Rosetta americana”, e non si tratta dell’unico reperto creatore di un collegamento tra Bolivia e  civiltà appartenenti al vecchio mondo: alcuni disegni di navi ritrovate in Egitto sono incredibilmente somiglianti, per forma, colore e rifiniture, a imbarcazioni tipiche di civiltà precolombiane boliviane.



Il “Teschio di Broken Hill”


Teschio umano zambiano risalente a circa 200-300.000 anni fa (ci sono diverse ipotesi relative alla possibilità che si tratti di homo sapiens o homo erectus) , caratterizzato dalla presenza sulla tempia sinistra di un foro perfettamente omogeneo e preciso, probabile causa di morte dell’uomo. La mancanza di linee radiali sembrerebbe provare che l’origine del foro fu un proiettile, mentre risulta improbabile l’ipotesi che il buco sia stato prodotto durante un rito sacro.





Il tempio egizio di Abydos



I misteriosi geroglifici di Abydos hanno dato origine a ipotesi contrastanti e contrastate, spesso decisamente audaci: c’è chi vi ha scorto un elicottero, catalogando così l’oggetto come uno dei più importanti tra quelli “fuori dal tempo”; altri vi hanno visto addirittura un ufo, dando adito alla teoria secondo la quale le civiltà aliene avrebbero avuto un ruolo decisivo sullo sviluppo dell’umanità. Una recente ricostruzione giustifica la curiosa forma ad “elicottero” con un’usanza diffusa tra i faraoni: modificare i geroglifici precedenti durante il proprio regno per attribuirsi maggiore importanza; dunque la sovrapposizione di due incisioni diverse avrebbe creato la strana immagine: insomma, tutto spiegato con una semplice casualità. 





Teorie sugli OOPArt


Gli oggetti descritti in precedenza sono solo un piccolissima parte degli OOPArt, ma ho preferito selezionare quelli più difficili da smentire (tranne l’ultimo) per evidenziare come effettivamente scienza ed archeologia talvolta non riescano a spiegare ogni cosa, lasciando così un alone di mistero sul nostro passato remoto, su quella mitica e lontana era che Vico ha definito “l’età degli dei”. Il problema è proprio questo, chi furono questi dei, dotati di una conoscenza superiore capace di guidare l’umanità verso un cammino di progresso e sviluppo? Tutte le diverse teorie possono essere fatte confluire in due filoni principali:





-          La teoria degli interventi alieni: secondo una prima scuola di pensiero il genere umano sarebbe stato creato direttamente da un’operazione di ingegneria genetica aliena; altri ipotizzano il remoto approdo degli extraterrestri su una terra popolata da gente rozza e primitiva, evolutasi soltanto grazie alle innovazioni “concesse” da queste forme di vita superiore.





-          La teoria dello sviluppo ciclico del genere umano (o “teoria delle catastrofi periodiche”): in questo secondo filone sono compresi tutti quegli studi finalizzati a dimostrare l’esistenza nel passato di civiltà molto sviluppate culturalmente e tecnologicamente; miti come quello di Atlantide o come quelli sugli antichi dei offrirebbero la prova dell’esistenza di civiltà svanite in seguito ad eventi catastrofici, quali ad esempio l’inversione magnetica dei poli, le glaciazioni o l’impatto della terra con meteoriti. Lo stesso mito del diluvio universale, presente in diverse civiltà, aggiungerebbe ulteriore veridicità a tali teorie. Una parte di tali studiosi non allineati sostiene che non tutti gli abitanti di queste antiche civiltà siano stati uccisi da simili catastrofi: i pochi sopravvissuti, infatti, avrebbero perpetrato il mito del loro “mondo perduto” e, grazie alle proprie conoscenze superiori, sarebbero stati in grado di guidare il mondo, passando la conoscenza di generazione in generazione, concentrando sempre di più il potere nelle loro mai.




Teorie forse esagerate, siamo d’accordo, spesso modificate o ritrattate a seconda della propria idea personale.

Di certa resta soltanto l’impossibilità di spiegare tutto ciò che deriva dal passato, senza dimenticare che spesso nuove scoperte storiche e archeologiche cambiano la nostra visione dell’antichità.

Continuiamo a dubitare allora, sempre con metodo e lucidità ovviamente, anche perché non è detto che ci venga raccontata sempre la verità, come sul presente così anche sul nostro passato... 







venerdì 2 febbraio 2024

LA SCELTA DI JAVI POVES - IL CALCIATORE RITIRATOSI PER NON CORROMPERE LA PROPRIA ANIMA


Nel nostro immaginario i calciatori rappresentano quanto di più possibile lontano dall'intelligenza, dalla cultura e dalla sensibilità, ma chissà perché siamo sempre pronti ad osannarli come eroi moderni, lodandone le gesta. Il calcio, ormai, ha raggiunto un livello di spettacolarità bassissimo, unito ad una tensione sempre maggiore, sia all’interno che all’esterno del rettangolo di gioco; aggiungiamoci gli scandali che lo accompagnano da tempo ed otterremo uno sport svuotato di ogni contenuto e valore. Certo, si deve ammettere che questo declino non può appartenere unicamente al soccer, ma bisogna estenderlo ad ogni altro sport che abbia raggiunto un’ampia diffusione (e quindi valore economico) ed un livello di professionismo tale da renderlo l’opposto del divertimento, sia per chi lo gioca che per gli spettatori: il ciclismo, la boxe, l’automobilismo, il basket, il cricket, l’atletica, sono tutti sport che a latitudini diverse hanno raggiunto una diffusione mondiale, ma al contempo sono stati colpiti sa scandali di origini varie.  

All’interno di questo vortice di soldi e distrazione di massa, talvolta, una singola scelta può apparire quasi rivoluzionaria. Ci riferiamo ad Javi Poves, ex calciatore dalla storia particolarissima. Cresciuto nel glorioso Atletico Madrid, difensore di buone prospettive, affronta tutta la gavetta necessaria alla sua formazione professionale, arrivando ad esordire in prima divisione nel maggio 2011. Il 19 luglio dello stesso anno la clamorosa decisione di ritirarsi dal calcio giocato, ad appena 24 anni, con davanti a sé una possibile carriera di ottimo livello. Cosa ha spinto Javi a fare questa clamorosa scelta?


Il giovane difensore in precedenza aveva rifiutato l’auto offertagli dalla squadra di club al momento del rinnovo contrattuale, affermando di non averne bisogno e ritenendolo un lusso superfluo, dato che ne possedeva già una; per quanto possa apparire ovvia e poco strana questa decisione è giusto ricordare come i calciatori spesso facciano collezione di autovetture, per una questione d’immagine più che di utilità e di certo non sono soliti rifiutare offerte di beni, anzi. 
Dopo poco aveva richiesto che lo stipendio non gli venisse più accreditato tramite bonifico bancario, perché il sistema finanziario, secondo Javi, si avvale di numerose storture finalizzate alla speculazione ai danni della povera gente e dunque non voleva favorire questa truffa.
Arriviamo quindi al momento del ritiro, accompagnato da parole durissime sul mondo del calcio e sul capitalismo in generale: 

Più conosci il calcio, più ti rendi conto che è tutta una questione di soldi, che è marcio, e questo ti toglie l'entusiasmo.[…] Il calcio professionale è solo denaro e corruzione. Il calcio è capitalismo e il capitalismo è morte. Non voglio più far parte di un sistema che si basa su ciò che guadagna la gente grazie alla morte di altri in Sudamerica, Africa o Asia. A cosa mi serve guadagnare tanto se quello che ottengo è frutto della sofferenza di molta gente? La fortuna di questa parte del mondo esiste solo grazie alle disgrazie del resto. 

La riflessione prosegue anche sull’educazione impartita ai giovani calciatori, finalizzata all’odio ed alla competizione sfrenata e totalmente deresponsabilizzata da ogni valore ed obiettivo di esemplarità:

Da quando siamo piccoli veniamo trattati come bestie, ci istigano alla competizione e quando si raggiunge una certa età, poi è difficile tornare indietro. Finché la gente continua ad accettare il sistema che esiste non sarà facile cambiare le cose. Voglio vedere cosa succede nel mondo, andare nei posti più poveri per capire le difficoltà del mondo. 

La sua scelta dunque è questa, girare il mondo per capirne davvero l’essenza, andando lì dove c’è più povertà, dove gli uomini vengono sfruttati per creare il nostro benessere. Javi spiegherà in seguito che la scelta è scaturita dalla volontà di non prostituirsi intellettualmente (così come fanno le persone nel 99% dei casi) scegliendo una strada tutta in salita rispetto ad una discesa che però lo avrebbe ucciso nell’anima. 

In conclusione,  riflettiamo sulla sua scelta: se un ragazzo di 24 anni ha deciso di mollare soldi, gloria, successo, in nome di valori umani più alti e nobili, cosa possiamo fare noi nel nostro quotidiano per emulare un tale gesto? Potemmo cominciare a dubitare di tutto, dei falsi miti e delle mode, mettendo alle corde i poteri desiderosi di imprigionarci nella mediocrità più totale; potremmo scegliere di non prostituirci intellettualmente, di rispettarci come persone e rispettare chi ci circonda, non basando il nostro successo sulle sofferenze altrui.
Non possiamo fare tutto, possiamo fare tanto, iniziamo subito, prima di essere sconfitti e sopraffatti da una letale assuefazione all’indifferenza.