lunedì 29 settembre 2025

LA DITTATURA DELL’OVVIO



Fino a qualche tempo fa, in giro per la rete, era considerata quasi una colpa non avere un’opinione, non esprimere la propria idea su una tematica importante; era quasi un peccato non essere partecipi, ma non nel senso positivo, piuttosto in quello chiassoso, polemico, maiuscolato.

Ora, visto che siamo nell’era del 2.0 (anzi, 2 è già vetusto), la dittatura della (im)moralità comune è mutata: non solo devi esprimerti, ma devi anche avere QUELLA precisa opinione.
Quale?

Semplice, quella dell’ovvio. 

Sulla guerra più trend, sul tema politico più cool, sulla polemica più di moda (soprattutto su TikTok), tu DEVI avere quell’idea che tutti i "giusti" hanno abbracciato.
E se la pensi diversamente (il che, spesso, vuol dire semplicemente “pensare”) allora sei un –ista, (scegliete voi la prima parte), un ignorante - e certo! - non segui l’opinione standard, non sei (in)formato, plasmato, modellato secondo i dettami dell’ovvietà, del «lo sanno tutti».

Sembra l’invasione degli ultracorpi
La sera prima è tutto normale, poi, la mattina dopo, ecco spuntare un “baccellone”: la foto con QUELLA posa (non conta sapere cosa indica, viviamo nell’era delle allegorie mute), l’immagine del profilo con QUEL simbolo (che però vive di per se stesso, non si collega con nulla di superiore), uno stato su QUEL programma intelligentissimo (non conta che tu l’abbia capito, ma DEVI averlo guardato e devi commentarlo orgasmicamente), il link a QUEL tuttologo che vi spiega perché siamo tutti fessi tranne lui (ti basta condividerlo per essere salvo, per stare dalla parte dei giusti). 

«E’ ovvio». 

Così ovvio che poi nessuno si preoccupa di capire le ragioni di quella guerra, i punti di vista su quella questione, le alternative a quella idea.
Oggi, una visione alternativa non esiste; e, se solo la vagli, allora sei fuori, non fai parte dell'onda giusta, sei bandito dal regno delle parole corrette, progressiste, moderne.
La salvezza è semplice, non sta nel capire quelle parole, ma nel pronunciarle, nel condividerle, anche se ormai non rimandano più a nulla. 

«
Nomina nuda tenemus», concludeva il suo capolavoro Umberto Eco ; ed il paradosso è che proprio lui risulta essere uno dei più citati dal clan dell’ovvio, anche se, OVVIAMENTE, nessuno di loro lo ha letto davvero.

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