sabato 26 aprile 2025

DIECI “STRANI” AUTORI DELLA LETTERATURA ITALIANA [INGIUSTAMENTE DIMENTICATI]

Esistono gli autori canonici, quelli delle "Indicazioni nazionali" e delle "Linee guida", i classici intramontabili: Dante, Machiavelli, Manzoni, Leopardi, Pirandello, Montale e via così.
Esistono i cosiddetti 
minori” (che bruttissima espressione), mai molto facili da inquadrare, ma di
solito passati rapidamente in rassegna per poi ritornare ai big. 

E allora chi saranno mai gli autori particolari, quelli “strani”, così come definiti nel nostro titolo?
Sono autori che magari conoscete, che forse avete anche studiato a scuola (ma
non più di tanto); ciò che li contraddistingue, oltre a qualche eccentricità
nelle loro opere o nella biografia, è la relativa marginalità, come se
fossero stati messi da parte perché considerati poco ortodossi. 

Ecco dunque un nostro soggettivissimo canone di particolari autori italiani




1)      
CECCO D’ASCOLI [1269-1327]

Un tipo davvero eccentrico. Esperto di astrologia, letteratura misteriosa,
medicina, occultista ed eretico, al punto da essere arso vivo per la sua
produzione. In particolar modo gli costò cara la stesura de l’Acerba opera di carattere enciclopedico
(genere diffuso in Toscana allora) che aveva come obiettivo la descrizione del
mondo vero, tangibile, quello che circonda la nostra esistenza acerba,
contrapposta a quella ultraterrena matura; il suo obiettivo era didattico, ma
ben circoscritto; non voleva affatto spingersi oltre la realtà, come invece
aveva fatto Dante con la sua Commedia. Il problema fu che nella sua analisi,
libera e ispirata anche da autori non proprio ben visti dalla Chiesa (anche
perché mussulmani), percorse vie precluse dall’Inquisizione. La tradizione
vuole che Cecco, mentre bruciava sul rogo, continuò a ripetere “L’ho detto,
l’ho insegnato, lo credo!”, affatto deciso ad arrendersi fino all’ultimo. 




2)      CENNE DE LA CHITARRA [n.?- 1336]


Già il nome (ovviamente non è quello
di nascita) ha un qualcosa di curioso ed ironico, ed in effetti non può essere
considerato altrimenti questo autore fiorentino, di solito appena accennato
quando si passano in rassegna i cosiddetti scrittori comico-parodici. Lo
potremmo definire, scherzando un po’ con il linguaggio moderno, un troll. La
sua opera più famosa, Risposta per
contrari
, appartiene al genere occitano dell’enueg, caratterizzato da elenchi
di disgrazie e sventure, ma lo spunto venne da un’opera di FOLGORE DI SAN
GIMIGNANO, autore di un plazer (Sonetti
de’ mesi
), nel quale attribuiva ad ogni mese una gioia, un piacere. Cenne,
per parodiarlo, ma soprattutto per ironizzare sulla realtà cortese declinante
in quel periodo, attribuì invece ad ogni mese una sventura, un fastidio, 

tratteggiando così un mondo affatto gioioso. 





3)       PANORMITA [1394-1471]

All’anagrafe Antonio Beccadelli, ma
meglio noto (o almeno, scolasticamente, praticamente ignoto) con il soprannome
derivato dalla sua città natale, Palermo. E dire che la sua presenza a Napoli
fu tutt’altro che trascurabile, dato che si deve a lui la fondazione di quella
che sarà poi nota come “Accademia Pontaniana”. In cosa sta la particolarità
dell’autore, oltre che nel nome? Più che altro nell’opera Hermaphroditus, raccolta di epigrammi osceni, ai limiti di quella
che oggi sarebbe definita pornografia. Forse è dovuto a ciò il silenzio su di
lui? Eppure venne onorato dalle più importanti famiglie dell’epoca (Aragona,
Visconti, Medici), dedicando tra l’altro la sua raccolta all’iniziatore della 

signoria medicea, Cosimo.



4)      BURCHIELLO
[1404-1449]


A proposito dei Medici, non ebbe
buoni rapporti con tale famiglia Domenico di Giovanni, passato poi alla storia
con il soprannome di Burchiello, derivato da un’espressione che rimanda allo
gettare le merci a caso, in modo confuso; allo stesso modo si presentano le sue
poesie, in realtà consapevolmente caratterizzate da storpiature linguistiche e
formali. I suoi sonetti parodiano la tradizione toscana, l’umanesimo, il
petrarchismo, e non esprimono alcuna fede per il valore della parola, per la
filosofia platonica allora molto in voga. Ma, così facendo, mettevano in dubbio
le basi culturali sulle quali si basava la notorietà dei Medici, ancora agli
inizi della signoria, per cui desiderosi di farsi accettare politicamente e letterariamente.
Venne dunque esiliato da Firenze, ma i guai non lo abbandonarono fino alla
morte. Celebre il sonetto caudato Nominativi
fritti, e mappamondi
, spesso assegnato da imparare a memoria, ma senza che
si presti la dovuta attenzione al valore connotativo trasmesso, ben più
complesso di quello denotativo burlesco, come accennato sopra. 



555)      LUIGI
DA PORTO
[1485-1529]

Nobile vicentino dall’indole accesa e
dalla vita avventurosa, di certo non mancavano le occasioni per combattere in
nome di amore o ideali nell’Italia di quel periodo, stravolta dalle invasioni
dei grandi stati nazionali. Ma, proprio durante una pausa che Luigi dovette
concedersi per una ferita, scrisse Historia nuovamente ritrovata di due
nobili amanti
, novella con protagonisti due giovani veronesi, Romeo e
Giulietta, divisi dall’odio delle rispettive famiglie, ma uniti da un amore
impossibile, terminato poi in tragedia. Vi ricorda forse qualcosa? L’ispirazione
alla base della storia non è stata ancora decodificata fino in fondo: c’è un
chiaro riferimento ad una novella di Masuccio Salernitano, ma forse potrebbe
aver inciso anche un’esperienza diretta del Da Porto, come detto prima affatto
estraneo a questioni di armi ed amori.  





  6)      CARLO    GOZZI [1720-1806]

Autore non di certo totalmente
ignorato dai manuali e dai programmi, ma forse conosciuto più che altro per
essere fratello di Gasparo, fondatore della Gazzetta veneta. Eppure Carlo ebbe
un’educazione molto particolare, basata soprattutto su studi non formali. Si
appassionò a quello che viene definito il filone anti-classicista (Folengo,
Ruzzante, Aretino, Pulci), e le sue opere non mancarono mai di
contraddistinguersi per una forte carica comica, presente persino nelle
tragedie. Oppositore di Goldoni e della sua riforma teatrale (considerata
esterofila o comunque non in linea con la tradizione italica) scrisse delle
fiabe teatrali dominate da elementi mitici, soprannaturali, magici, al punto da
risultare troppo innovative per l’epoca. Saranno apprezzate, infatti, soprattutto
durante il romanticismo; paradossalmente il difensore della tradizione divenne
uno dei più grandi precursori culturali della sua era. 


7)      VINCENZO MONTI [1754-1828]
M

“E no, dai, questo è un autore noto”,
direte voi.
Certo, eppure non studiato più di tanto, se non per la sua traduzione
dell’Iliade. Ma ciò che rende particolare la vicenda del poeta di origini
ravennati fu il suo incredibile trasformismo, forse da far studiare proprio in
tempi come i nostri, caratterizzati da pennivendoli e voltagabbana. Il caro
Vincenzo fu capace di passare da una fazione all’altra, sempre in cerca di
salvezza: esaltatore della Roma classica di Pio VI nella Prosopopea di Pericle,
illuminista con l’odo al Signor di Montgolfier, anti-rivoluzionario con la
Bassvilliana, napoleonico con il Caio Gracco e La spada di Federico II, reazionario
con Il ritorno di Astrea. 


Insomma, andava lì dove lo portava la convenienza.


8)      GUIDO GOZZANO [1883-1916]

Poeta torinese, vita breve, sovente
malato: un perfetto crepuscolare, ed infatti così viene studiato. Ma cosa c’è,
allora, di tanto strano in lui? La particolarità è proprio nel mondo di
interpretare la crisi di valori sociali ed intellettuali messa in luce dai
crepuscolari. Mentre altri esponenti della corrente (che però non fu mai una
scuola) scelsero la via della disperazione, della poesia umile e modesta,
simbolo della decadenza personale e collettiva, Gozzano usò l’arma più potente:
l’ironia. Le sue opere testimoniano la crisi, ma lo fanno citando la tradizione
in modo buffo, stravolgendo la forma, destrutturando ciò che ha sempre
innalzato la poesia. In particolare l’ironia caratterizza la raccolta poetica I
colloqui, come ad esempio risulta evidente
dal poemetto La signorina Felicita ovvero
la Felicità
, ove è descritta una storia d’amore apparentemente tradizionale
e borghese, ma in realtà segnata fin dall’inizio dall'impossibilità di un
finale sereno, proprio a causa dell’inutilità del presente, della scomparsa dei
valori dominanti di un passato nei quali gli autori potevano rispecchiarsi.
Un’opera ed un autore, dunque, molto più complessi di come vengono proposti di
solito. 


9)      GIAN PIETRO LUCINI [1867-1914]

Un autore, lui sì, davvero strano. Dapprima
futurista, ma poi antimilitarista; ispirato dal Carducci, ma aperto alle
innovazioni; simbolista e decadente, ma al contempo anarchico e rivoluzionario.
Una personalità non facile da inquadrare, così come la sua produzione. Al
culmine della sua attività poetica (Revolverate)
divennero chiare le sue idee e le sue scelte: disprezzo per la morale borghese,
antimonarchico ed anti ecclesiastico, antimilitarista, rivoluzionario. Ecco,
quest’ultimo è il termine giusto. Dal punto di vista letterario furono rivoluzionarie
le sue scelte stilistiche (uno dei primi a servirsi del verso libero), mentre
dal punto di vista ideologico lo si può considerare il più “moderno” della sua
generazione: contrario alle guerre imperialiste, alle ipocrisie borghesi,
all’esaltazione di valori che non sono affatto tali, oppositore fiero della
prostituzione intellettuale. La consapevolezza che “Oggi è tempo di Satira!” risuona attuale più che mai. 


10)  EDOARDO SANGUINETI [1930-2010]

Concludiamo con un autore che, grazie al suo lavoro critico, è stato proprio
uno dei maggiori riscopritori dell’opera di Lucini. Sanguineti fece parte del
gruppo dei Novissimi e del Gruppo 63, orientati verso una letteratura
innovativa e rivoluzionaria; ne uscirà poi durante il ’68, soprattutto per la
sua volontà di portare la rivoluzione anche al di fuori dei libri, nella
società vera. La sua produzione fu incentrata sul tentativo di distruggere le
certezze illusorie del presente, partendo proprio da uno sconvolgimento
formale, operando sulla lingua come se essa fosse qualcosa di vivo, da
sconvolgere, in netto contrasto sia con i realisti che con gli ermetici. Laborintus,
Triperuno, Postkarten, sono

solo alcune delle opere dove questa carica rivoluzionaria è più evidente che
mai. Anche se negli ultimi anni si assistette ad una sorta di ripiegamento, ad
un ritorno nella fiducia rivoluzionaria confinata unicamente nella letteratura,
il suo pensiero ed il suo stile innovativo restano un esempio per le generazioni
future di poeti e romanzieri.  

venerdì 25 aprile 2025

I 10 PARTIGIANI Più NOTI DELLA RESISTENZA ITALIANA

La Resistenza italiana è stata un movimento fondamentale nella lotta contro il nazifascismo durante la Seconda guerra mondiale. Migliaia di uomini e donne combatterono per la libertà, e tra loro alcuni nomi sono diventati simboli immortali di coraggio e sacrificio. Ecco dieci tra i partigiani più noti della Resistenza italiana. 



1. Sandro Pertini (1896–1990)
Socialista, antifascista e futuro Presidente della Repubblica, fu arrestato più volte per la sua opposizione al regime. Dopo l'8 settembre 1943 si unì alla Resistenza e divenne una delle voci più influenti del CLN.

2. Giuseppe Di Vittorio (1892–1957)
Sindacalista e comunista, fu tra i promotori della Resistenza antifascista nel Sud Italia. Dopo la guerra sarà tra i fondatori della CGIL unificata.

3. Giovanni Pesce (1918–2007)
Combattente nelle Brigate Garibaldi, fu protagonista di numerose azioni contro l’occupazione tedesca e la Repubblica Sociale Italiana, specialmente a Milano. Scrisse le sue memorie nel libro Senza tregua.

4. Irma Bandiera (1915–1944)
Giovane staffetta partigiana bolognese, fu catturata, torturata e uccisa dai fascisti senza rivelare alcun nome. È divenuta simbolo del coraggio femminile nella Resistenza.

5. Carla Capponi (1918–2000)
Partigiana romana, partecipò attivamente alla lotta armata contro i nazifascisti. Fu una delle poche donne decorata con la Medaglia d’oro al valor militare.

6. Giorgio Amendola (1907–1980)
Figura di spicco del Partito Comunista Italiano, fu tra gli organizzatori della Resistenza a Roma e al Sud. Dopo la guerra, ebbe un ruolo centrale nella vita politica repubblicana. 


7. Ferruccio Parri (1890–1981)
Dirigente del Partito d’Azione, comandante delle formazioni partigiane del Nord Italia, fu capo del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. Dopo la guerra divenne presidente del Consiglio nel 1945.

8. Dante Di Nanni (1925–1944)
Giovane partigiano torinese, morì a soli 19 anni dopo una leggendaria resistenza contro i fascisti. È ricordato come uno dei più giovani e valorosi eroi della lotta partigiana.

9. Luigi Longo (1900–1980)
Membro del PCI e comandante delle Brigate Garibaldi, coordinò gran parte della Resistenza armata nel Nord Italia. Fu anche segretario del PCI dopo Togliatti.

10. Teresa Noce (1900–1980)
Partigiana, giornalista e politica comunista, fu attiva nella Resistenza e successivamente tra le prime donne elette all'Assemblea Costituente. Lottò per i diritti delle donne e dei lavoratori.

mercoledì 23 aprile 2025

5 PAPI “PARTICOLARI”: TRA RINUNCE, PROCESSI E SCANDALI

 Nel corso della storia, la Chiesa cattolica ha visto succedersi oltre 260 pontefici. Alcuni di loro, però, si sono distinti per vicende decisamente fuori dal comune: rinunce clamorose, elezioni insolite o scandali che oggi sarebbero impensabili. In questo post scopriamo 5 papi "particolari" che, nel bene o nel male, hanno lasciato un segno unico nella storia del Vaticano.

 




1. Celestino V – Il papa che abdicò

Pietro da Morrone, monaco asceta abruzzese, fu eletto papa nel 1294 in un periodo molto turbolento per la Chiesa. Uomo di grande spiritualità ma senza la tempra del vero politico, Celestino V accettò con grande umiltà la sua inattesa elezione, ma nelle prime settimane di regno si trovò subito in difficoltà, anche per la sua scarsa conoscenza dell’amministrazione pontificia. Dopo appena cinque mesi, rinunciò spontaneamente al pontificato con queste parole: «Io Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della Plebe, al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono…». Dante lo colloca persino nell’Inferno, come colui che fece "il gran rifiuto".

 


2. Benedetto IX – Il papa bambino (e tre volte papa)

Appartenente alla nobile e potente famiglia dei Tuscolani, eletto nel 1032, Benedetto IX aveva circa 20 anni (o forse addirittura 11), rendendolo uno dei più giovani papi della storia. Occupò il soglio di Pietro in tre momenti diversi non consecutivi nell’arco di circa 15 anni. La prima volta fu costretto all’esilio per una rivolta popolare, la seconda abdicò per denaro e forse anche perché desideroso di sposarsi, dopo la terza fu addirittura scomunicato e accusato di simonia.

 


3. Giovanni XII – Il papa più scandaloso

Anche lui membro dei Tuscolani, eletto a soli 18 anni nel 955, Giovanni XII si mise in evidenza per una condotta dissoluta che scandalizzò tutti: accuse di simonia, violenze e persino di trasformare il Laterano in un palazzo delle dissolutezza, secondo alcuni contemporanei un vero e proprio “harem”. «Passava tutto il suo tempo in cacce, in giuochi, in amorazzi, a mensa col bicchiere alla mano». Si distinse anche per numerose battaglie e conquiste territoriali, tutte volte ad ampliare il suo potere personale. Il suo pontificato finì con la deposizione dovuta ad “alto tradimento” e alla sua scandalosa condotta, in realtà i rapporti con l’imperatore Ottone I si erano deteriorati a tal punto che quest’ultimo ne decretò la decadenza. Morì forse in seguito ad un colpo apoplettico, ma secondo alcune cronache sarebbe stato scoperto dal marito di una sua concubina che successivamente lo avrebbe defenestrato.

 

 4. Pio IX – Il papa più longevo

Giovanni Maria Mastai Ferretti, conosciuto come Pio IX, fu papa dal 1846 al 1878: 31 anni di pontificato, il più lungo della storia dopo la tradizione attribuita al primo, San Pietro. Fu anche l’ultimo sovrano dello Stato Pontificio, scomparso dopo l’Unità D’Italia e la presa di Roma. Inizialmente liberale e vicino ai moti del ’48, ben presto cambiò idea per non inimicarsi la cattolica Austria. Dovette allontanarsi da Roma al tempo della Repubblica Romana tra il ’48 e il ’49, mentre dopo la presa della città da parte del neonato Regno d’Italia si dichiarò prigioniero politico e rifiutò di riconoscere lo stato italiano. Promulgò il “Non expedit” con il quale veniva sostanzialmente vietata ai cattolici la partecipazione alla vita politica del nuovo stato. Durante il suo pontificato si tenne anche il Concilio Vaticano I e fu proclamato il dogma dell’Immacolata Concezione.



5. Papa Formoso – Il papa processato… da morto

Una delle storie più strane del papato riguarda Formoso, pontefice dal 891 al 896. Eletto anche se Vescovo di un’altra diocesi, nessuno si oppose durante la sua nomina e nel corso del regno. Nove mesi dopo la sua morte, il suo successore, papa Stefano VI, fece riesumare il suo cadavere e lo sottopose a un processo, nel cosiddetto Sinodo del Cadavere. Il corpo, vestito con gli abiti papali, fu posto su un trono e "interrogato". Al termine del surreale processo fu dichiarato colpevole, privato delle insegne pontificie, gli vennero tagliate le tre dita della mano destra con le quali aveva impartito le benedizioni,  tutti i suoi provvedimenti furono annullati e infine venne gettato nel Tevere.

lunedì 21 aprile 2025

IL MONITO DEI PAPI


Le ultime elezioni dei papi sono state caratterizzate dalla presa di coscienza del grande onere imposto al prescelto, costretto a portare una croce spirituale tanto pesante quanto alto è il numero dei fedeli che dipendono dal vescovo di Roma. Chissà come doveva pesare la stessa responsabilità per i pontefici del passato, investiti non solo del potere di cura animae, ma anche dal governo temporale di un territorio abbastanza ampio, senza dimenticare l’influenza che le decisioni del papa avevano in vista di guerre o alleanze a livello europeo.
Ed invece il peso era tutt'altro che avvertito, anzi, famiglie nobili romane e non solo si contendevano l’elezione sia per il prestigio che per il potere derivante. Si rese allora necessario un monito, un avvertimento utile a prendere coscienza della fragilità delle cose terrene; si aveva bisogno di sintetizzare l’incertezza in cui viviamo tutti noi, ma in particolare era opportuno farlo comprendere a chi sedeva su un trono tanto ambito.


Nel momento in cui il nuovo pontefice veniva condotto alla basilica di San Pietro, alzato sulla sedia gestatoria, un cerimoniere gli si avvicinava con una canna d’argento sulla quale era posto uno stoppo acceso e pronunciava queste parole: Sancte pater, sic transit gloria mundi --- Santo padre, così passa la gloria del mondo.




Nel 1503 fu eletto papa Pio III. Erano anni difficili per l’Italia, invasa e contesa da Spagna e Francia, dilaniata dagli scontri interni tra stati incapace di mantenersi in pace dopo la morte di Lorenzo il Magnifico. Essere eletto papa era sì un passo importante, ma anche tanto oneroso, dunque tutto il peso di queste responsabilità dovette incidere parecchio sul povero Pio: appena terminata la frase ammonitrice ed arso lo stoppino, infatti, il papa ne fu talmente scosso da doversi ritirare piangendo.


Morirà dopo appena dieci giorni, secondo alcuni per le complicazioni di un’ulcera, per altri avvelenato, ma secondo un’ultima tradizione la colpa sarebbe stata proprio della cerimonia ad alto tasso di tensione.










venerdì 18 aprile 2025

10 BUFALE DAL MONDO DELLA STORIA

La storia, si sa, è scritta dai vincitori... ma a volte anche dai chiacchieroni, dagli equivoci, o da chi aveva semplicemente voglia di raccontare una buona storia. Nel corso dei secoli, molte leggende e false credenze si sono fatte largo nei libri di scuola, nelle chiacchiere da bar e persino nei documentari, tanto da sembrare fatti assodati. Ma quanto di ciò che crediamo di sapere è davvero accaduto?

In questo post ti portiamo alla scoperta di 10 bufale storiche che hanno ingannato intere generazioni. Pronto a scoprire cosa c’è dietro le quinte della Storia?




1) LO SCIPPO DELLA CRIMEA

La Crimea è al centro dell'attenzione da diversi anni a causa della contesa tra Russia e Ucraina. E' evidente che dal punto di vista del diritto internazionale la penisola sia legittimamente appartenuta fino a poco fa allo stato ucraino, ma di certo la Russia, diversamente dall'idea comune, non si è "appropriata" di questo territorio sottomettendo la popolazione locale. Si, perché la Crimea è molto più russa che ucraina.

Alla morte di Stalin la lotta per la sua successione fu vinta da Nikita Chruscev, ex sindacalista e ufficiale dell'Armata rossa, protagonista anche della battaglia di Stalingrado durante il secondo conflitto mondiale. 


crimea russia


Come dimostrano i fatti d'Ungheria non fu certo morbido con le aspirazioni indipendentiste e liberali, tuttavia il 27 febbraio del 1954 decise di donare la Crimea all'Ucraina per festeggiare i 300 anni dall'accordo di Perislav, con il quale i cosacchi ucraini accettarono di unirsi in pace alla Russia zarista. Con il crollo dell'Urss la Crimea si dichiarò indipendente, ma in seguito accettò di restare unita all'Ucraina, sebbene la maggioranza della popolazione fosse di origine russa.Certo l'imperialismo russo non va giustificato a priori, ma i numeri del referendum che ha sciolto la penisola dal legame con l'Ucraina si spiegano anche così, col fatto che moltissimi abitanti dell'area si sentono decisamente più russi, e ne hanno ben donde. 





2) L'INVASIONE DI FEDERICO BARBAROSSA



Secondo una diffusa credenza, suffragata anche da partiti politici per fini propagandistici, Federico I detto Barbarossa avrebbe assalito i liberi comuni del nord Italia, tentando di assoggettarli al suo volere. Per prima cosa chiariamo che quel territorio (ed in generale il più vasto Regno d'Italia) apparteneva senza dubbio agli imperatori, fin dai tempi dei Carolingi, quindi non è corretto parlare di una "invasione straniera". In secondo luogo non si trattò certo un atto di bramosia, dato che furono alcuni degli stessi comuni lombardi a chiedere l'intervento del Barbarossa. All'inizio si presentarono due inviati della città di Lodi, i quali invocavano la protezione imperiale contro i soprusi di Milano che impediva la riedificazione della città dopo la sua distruzione; si aggiunsero poi anche delegati di Pavia, Como e altri piccoli comuni, anche loro spaventati dall'espansionismo milanese. Alla fine sappiamo come andarono le cose: con la Pace di Costanza (1183) i comuni ottennero le regalie e diverse concessioni, mentre l'imperatore vide riconosciuta la sua supremazia formale ed ottenne anche una indennità una tantum e un tributo annuo. 


Si trattò insomma di una lotta interna alla nascente realtà comunale, tutt'altro che democratica e solidale, come poi si vedrà nei secoli seguenti ( ad esempio, furono Venezia e Milano ad incoraggiare la discesa di Carlo VIII nel 1494).  





3) LA LIBERAZIONE DEL MERIDIONE


LA LIBERAZIONE DEL MERIDIONE Regno delle Due SicilieNon staremo qui a dibattere sulla condizione del Regno delle Due Sicilie nel periodo precedente l'Unità italiana; la questione è troppo complessa per essere affrontata in poche righe. Ci soffermeremo invece sul termine "liberazione", utilizzato sovente per descrivere la spedizione dei Mille e i relativi eventi che portarono alla caduta del regno borbonico. Perché mai si parla di liberazione? Non si trattava certo di una occupazione dato che la dinastia borbonica era saldamente al trono dagli anni '30 del '700, mentre in precedenza il Regno di Napoli era stato un vicereame in mano a spagnoli o Asburgo. Quei territori non erano affatto occupati, ma legalmente e giuridicamente posseduti dai Borbone. Per dovere di precisione si deve parlare di conquista, non di liberazione.  Certo le falsità su quegli anni non finiscono qui, potremmo anche parlare delle complicità straniere nella conquista, della figura di Garibaldi tutt'altro che eroica, delle violenze gratuite subite dalla popolazione meridionale durante i mesi di occupazione.

Per ora ci siamo soffermati soltanto sulla definizione dell'impresa, ma è già tanto vista la retorica ancora oggi diffusa sui libri. 





4) NERONE PIROMANE


NERONE incendio romaChe Nerone non sia stato uno stinco di santo è cosa nota. Dopo alcuni anni di governo illuminato seguirono matricidi, processi, esecuzioni, esibizioni artistiche stravaganti, e così via. Purtroppo per lui, però, è passato anche alla storia come il piromane di Roma; nell'anno stesso dell'incendio (64 d.c.) si diffusero subito le voci popolari sulla sua presunta colpevolezza, giunte fino a noi, tuttavia ormai è accettata da tutti gli storici l'estraneità di Nerone nella vicenda. Alcuni studiosi passati seguirono questa idea convinti che avesse dato fuoco all'Urbe per incolpare i cristiani (cosa che avvenne davvero), altri ritenevano che avesse distrutto gran parte della città per costruire la Domus Aurea (cosa che fece, ma avrebbe potuto ottenere le terre anche senza incendio ed inoltre rimodernò ottimamente tutta la città), senza contare quelli che lo accusavano di essere semplicemente pazzo.  In realtà l'imperatore non era neppure a Roma in quel momento, quindi un suo coinvolgimento diretto è da escludere. Avrebbe potuto delegare qualche scagnozzo, ma non si spiegherebbe poi la sua frenetica attività per evitare che l'incendio si propagasse e il suo rapido soccorso alla cittadinanza. I veri colpevoli sarebbero da ricercare tra gli stessi speculatori, e tra le loro fila si nasconderebbero anche i creatori della leggenda, oltre ai senatori delusi dalla sua "svolta" e decisi a fargli perdere il consenso popolare che l'imperatore aveva ottenuto con spesa pubblica e nuovi giochi.

Secondo una teoria recente una frangia estremista dei cristiani avrebbe avuto delle effettive responsabilità in complicità con i senatori, veri mandanti del disastro.  





5) LA LEGGENDA DEGLI ILLUMINATI


illuminati di bavieraNegli ultimi anni il complottismo si è diffuso sempre più, prendendo le mosse dagli Stati Uniti ma diramandosi rapidamente nel resto del globo. Quasi tutte le teorie del complotto puntano l'indice su un ristretto gruppo di persone che controllerebbe il mondo; costoro vengono spesso inquadrati come banchieri, talvolta come famiglie reali, oppure esseri provenienti da altri mondi o anche una fusione di tutto ciò. Sovente, però, ci si riferisce a loro come "Illuminati", suscitando grandi risate da parte degli scettici. Ebbene, senza metter becco sulle teorie, riteniamo giusto far presente che gli Illuminati sono storicamente esistiti. Si trattava di una setta eversiva (più precisamente "Illuminati di Baviera") costituitasi nel 1776, la quale aveva come obiettivo il superamento della religione e dell'assetto politico in vista di un nuovo mondo. La setta era strutturata su un ordinamento simile a quello della Massoneria e portava avanti le idee razionalistiche proprie dell'Illuminismo con una carica rivoluzionaria maggiormente accentuata. La lezione degli Illuminati influenzerà molti pensatori successivi, tra i quali ricordiamo Filippo Buonarroti, ma anche Marx.

Le teorie del complotto partono proprio dalla fine degli Illuminati storici, avvenuta intorno alla metà degli anni '80 dello stesso '700; da lì molti hanno lavorato probabilmente di fantasia, ma l'esistenza storica della setta è confermata senza dubbio. [p.s. anche nel nostro blog ospitiamo un complottista, di tipo razionali, potete leggere i suoi post cliccando qui]



6) GLI ARABI IRANIANI  ED I SINONIMI "ARABO" - "MUSSULMANO"

iran persiaData l'ignoranza nella quale vivono moltissime persone è facile che si vengano a creare delle clamorose confusioni, soprattutto per quel che riguarda tutto ciò che è situato ad est del nostro continente. Leggendo qui e lì i soliti deliri razzisti di qualche internauta retrogrado ho visto più volte delle maledizioni lanciate contro il mondo arabo in generale, nel quale erano inclusi anche gli iraniani. Il paese in questione è affollato anche da numerose persone di altre etnie, ma gli iraniani veri e propri non hanno nulla a che fare con gli arabi, essendo infatti persiani. Anzi, gli arabi presenti in Iran sono soltanto il 2%. Se il paese avesse mantenuto il suo vecchio nome (Persia) forse non si sarebbe generato questo malinteso, comunque utile per evidenziare l'ignoranza di molte persone spesso prontissime ad esternare ogni tipo di intolleranza senza avere la minima conoscenza di ciò di cui parlano. La medesima confusione si riscontra spesso anche tra i termini arabo e mussulmano, ormai diventati praticamente sinonimi per molti, ma ovviamente non è così.è ovvio che esistono mussulmani non arabi ed arabi non convertiti alla religione mussulmana.

Con arabo si intende un ceppo linguistico ed etnico, mentre i mussulmani sono coloro che aderiscono all'Islam, quindi



7) COLOMBO PRIMO SCOPRITORE DELL'AMERICA



 In due post precedenti ci siamo occupati di Colombo per ricordare come il navigatore genovese non si fosse mai reso conto di essere approdato su di un nuovo continente e per evidenziare la straordinaria forza narrativa della sua vita. Ora vogliamo sottolineare un altro punto, noto a pochi: Colombo non fu il primo il primo europeo ad approdare nel continente americano, dato che fu preceduto (almeno) dai Vichinghi. Il sito archeologico di L'Anse aux Meadows, scoperto nel 1960 sull'isola di Terranova, prova infatti che i Vichinghi giunsero sull'isola canadese intorno all'anno mille. La saga di Erik il Rosso tramandava già da secoli questa storia, ritenuta fino agli anni '60 soltanto una leggenda. Il primo uomo europeo ad aver messo piede sul suolo americano, dunque, dovrebbe essere stato Leif Erikson, figlio di Erik il Rosso, il quale sentì dell'esistenza di questa terra da un certo Bjarni, giunto fin lì per un errore di rotta.

 

Altre teorie non comprovate parlano anche di fenici o abitanti della Gran Bretagna  che avrebbero scoperto il continente prima di Leif, ma gli studiosi non hanno confermato queste leggende.



8) L'ESISTENZA DELL'ANNO 0

L'anno zero viene utilizzato come spartiacque per delimitare le ere della nostra storia fin dal 1200, tuttavia in realtà esso non è mai esistito.


Si passa infatti dall'anno 1 a.c. all'anno 1 d.c., per cui, ad esempio, tra il 5 a.c. ed il 5 d.c. passano 9 anni e non 10 come sarebbe se esistesse l'anno 0.
In effetti cioè si intuisce anche dal fatto che nessun evento storico è mai stato assegnato all'anno 0.
Allo stesso modo i mussulmani contano a partire dall'anno 1 dopo l'Egira e non dall'anno 0, che infatti anche da loro non è conteggiato.
Prima di questa convenzione si usava partire dall'anno della fondazione di Roma, ma anche in seguito i rivoluzionari francesi cominciarono a contare a partire dal settembre 1792, così come i fascisti dalla marcia su Roma.




9) I PROTOCOLLI DEI SAVI DI SION

PROTOCOLLI DEI SAVI DI SIONI Protocolli dei Savi di Sion sono dei falsi documenti redatti dalla polizia segreta zarista agli inizi del Novecento. Gli zar non erano certo contenti dell'ondata liberalizzatrice ed illuminista che con ampio ritardo stava arrivando anche in Russia, dunque tentarono in tutti i modi di reprimerne lo sviluppo. I funzionari della polizia segreta (Ochrana) redassero il documento per far sembrare che avessero scoperto immediatamente coloro che minacciavano l'impero. Tra il 1903 ed il 1905 l'opera ebbe ampia diffusione, trovando accesi divulgatori tra antisemiti e ultraortodossi. Quando lo zar Nicola II venne a conoscenza dell'inganno, però, ordinò l'immediato sequestro dell'opera, la quale tuttavia era già così diffusa da circolare anche in Europa occidentale. Le vaghe profezie dei Protocolli hanno fatto sì che essi venissero utilizzati nel corso del '900 come base teorica di anticomunisti, nazisti, fascisti e antisemiti in generale. Come ben descritto nell'opera di Umberto Eco Il cimitero di Praga, i Protocolli si basano sull'opera Dialogo agli inferi tra Machiavelli e Montesquieu (1864) di Maurice Joly, anche se nel testo la cospirazione è portata avanti dei gesuiti. Successivamente l'antisemita tedesco Goedsche riprese molti passaggi da Joly per la sua opera Il cimitero ebraico di Praga. Da lì l'opera subirà ancora numerosi adattamenti e correzioni fino ad arrivare alla versione russa.





10) IL DIVERSO DIO DEI CRISTIANI E DEI MUSSULMANI


Per dirla tutta avremmo potuto inserire anche gli ebrei, ma crediamo (speriamo) che almeno l'uguaglianza tra divinità giudaica e cristiana sia nota ai più. Non tutti sanno, invece, che anche Allah non è un dio alternativo a quelle dei cristiani, ma si tratta proprio dello stesso. Da ciò deriva una ovvia vicinanza tra cristiani, ebrei e mussulmani la quale, se approfondita, potrebbe forse dare un contributo alla pacificazione mondiale (ma gli uomini saprebbero di certo trovare altri motivi di scontro). Per riassumere: le tre religioni credono nello stesso unico dio; credono nella figura di Abramo, inoltre cristiani e mussulmani credono entrambi in Gesù (sebbene per i mussulmani sia solo un profeta); le tre confessioni accettano l'idea del peccato originale, sebbene gli ebrei attendano ancora il redentore, i cristiano lo abbiamo individuato in Gesù e i mussulmani non lo abbiamo mai atteso, visto il perdono divino concesso ad Adamo ed Eva (Allah è detto anche "Il Misericordioso").