sabato 10 febbraio 2024

OOPART - OGGETTI FUORI DAL LORO TEMPO

 OOPArt, termine derivato dall’espressione inglese “Out of place artifacts”, è la sigla che designa gli oggetti di difficile collocazione temporale e spaziale, ritenuti da alcuni studiosi decisamente posteriori rispetto al periodo in cui sarebbero stati costruiti. Alcuni reperti di questo genere si sono dimostrati dei falsi, altri hanno trovato una spiegazione plausibile, ma una restante parte continua a risultare di dubbia origine, lasciando aperta la questione circa la loro anomalia temporale. Il termine fu inventato dal biologo e naturalista britannico I. T. Sanderson, esperto anche di ufologia e di criptozoologia (scienza che si occupa delle specie animali non comprovate o di quelle estinte ma che hanno visto i propri esemplari segnalati come ancora viventi).



I vasi e l’Aliante di Saqqara


I vasi di Saqqara risalgono al 4000 a.c.: ricavati da una base di quarzo, basalto o granito – materiali noti per la loro resistenza – furono realizzati con chissà quale tecnica di altissimo livello e precisione. Al giorno d’oggi un simile processo di lavorazione avrebbe un costo elevato e necessiterebbe di una procedura complessa, addirittura alcuni studiosi sostengono l’impossibilità di replicare un simile lavoro con le tecnologie attualmente note. 



Nella stessa località è stato ritrovato un manufatto a forma di volatile risalente al 200 a.c. Secondo alcuni studiosi l’oggetto avrebbe tutte le caratteristiche di un aliante in miniatura, ricostruzione basata fondamentalmente sulla posizione verticale della coda. L’uccello è altresì privo di zampe e ciò escluderebbe la possibilità che si tratti di una semplice scultura; gli archeologi, decisamente scettici, hanno escluso che sia un piccolo aliante, ma non sono riusciti a collocarlo nel suo contesto ed a intuirne la funzione, catalogandolo per via ipotetica come “giocattolo”.


La pila di Baghdad


Curioso oggetto risalente al 200 a.c. scoperto per caso nel magazzino del museo di Baghdad nel 1938 da W.Konig. Formato da una piccola giara di terracotta con all’interno un cilindro di rame, contenente a sua volta una barretta di ferro separata dal cilindro da asfalto, la conformazione del manufatto ed i segni di corrosione hanno fatto supporre la possibilità che si tratti di una sorta di pila; all’epoca del ritrovamento la curiosità fu tale che vennero condotti alcuni esperimenti. Questi test ebbero effettivamente un risultato positivo, seppure l’energia prodotta non fu mai elevata, tuttavia non è stato possibile risalire al liquido usato per il funzionamento dell’ordigno (lo stato di corrosione implica la presenza di una sostanza altamente abrasiva) ma l’elettricità prodotta nel corso di un recente test è stata sufficiente a placcare una statuetta di argento in appena due ore.

Le lampade di Dendera


Nel tempio egiziano di Dendera sono stati ritrovati dei geroglifici piuttosto interessanti. Le incisioni sembrano rappresentare delle gigantesche lampade contenenti due serpenti (descritti nei geroglifici col termine “seref” – “illuminare”) collegati ad una sorta di filo che confluisce in un oggetto somigliante ai moderni generatori di energia. In un’altra simile incisione il filo è composto da due cavi intrecciati, uno bianco ed uno nero, come se si trattasse delle due cariche, positiva e negativa. Il generatore è sormontato da una statuetta di Atum-Ra, dio dell’energia creatrice, ed i serpenti corrispondono effettivamente all’energia elettrica che sarebbe visibile se gli apparecchi funzionassero. Le due lampade puntano verso una seconda statua che raffigura il dio Thot, intento ad alzare due coltelli in atteggiamento difensivo, come se in effetti gli ordigni sprigionassero una sorta di energia; questa particolarità ha fatto supporre ad alcuni studiosi che le lampade siano dei generatori di raggi x, strumenti inventati da W. Crookes dieci anni dopo la pubblicazione di queste incisioni. Secondo l’archeologia ufficiale, invece, i geroglifici rappresentano fiori di loto contenenti due serpenti, immagine tipica (ma non troppo) dell’iconografia egizia.

Collegamenti tra Bolivia pre-colombiana e vecchio mondo: La Fuente Magna e le navi rosse


Più che un oggetto fuori dal tempo, La Fuente Magna lo si potrebbe definire “fuori dal suo spazio”. Si tratta di una vasto molto grande, utilizzato durante cerimonie religiose per funzioni ancora da stabilire, ritrovato da alcuni contadini nelle vicinanze del lago Titicaca e consegnato alle autorità di La paz nel 1960.


La particolarità dell’oggetto risiede in alcune iscrizioni incise su di esso: secondo autorevoli studi apparterrebbero al Sumero o Protosumero. Per l’importanza che assume il vaso è anche chiamato “La Stele di Rosetta americana”, e non si tratta dell’unico reperto creatore di un collegamento tra Bolivia e  civiltà appartenenti al vecchio mondo: alcuni disegni di navi ritrovate in Egitto sono incredibilmente somiglianti, per forma, colore e rifiniture, a imbarcazioni tipiche di civiltà precolombiane boliviane.



Il “Teschio di Broken Hill”


Teschio umano zambiano risalente a circa 200-300.000 anni fa (ci sono diverse ipotesi relative alla possibilità che si tratti di homo sapiens o homo erectus) , caratterizzato dalla presenza sulla tempia sinistra di un foro perfettamente omogeneo e preciso, probabile causa di morte dell’uomo. La mancanza di linee radiali sembrerebbe provare che l’origine del foro fu un proiettile, mentre risulta improbabile l’ipotesi che il buco sia stato prodotto durante un rito sacro.





Il tempio egizio di Abydos



I misteriosi geroglifici di Abydos hanno dato origine a ipotesi contrastanti e contrastate, spesso decisamente audaci: c’è chi vi ha scorto un elicottero, catalogando così l’oggetto come uno dei più importanti tra quelli “fuori dal tempo”; altri vi hanno visto addirittura un ufo, dando adito alla teoria secondo la quale le civiltà aliene avrebbero avuto un ruolo decisivo sullo sviluppo dell’umanità. Una recente ricostruzione giustifica la curiosa forma ad “elicottero” con un’usanza diffusa tra i faraoni: modificare i geroglifici precedenti durante il proprio regno per attribuirsi maggiore importanza; dunque la sovrapposizione di due incisioni diverse avrebbe creato la strana immagine: insomma, tutto spiegato con una semplice casualità. 





Teorie sugli OOPArt


Gli oggetti descritti in precedenza sono solo un piccolissima parte degli OOPArt, ma ho preferito selezionare quelli più difficili da smentire (tranne l’ultimo) per evidenziare come effettivamente scienza ed archeologia talvolta non riescano a spiegare ogni cosa, lasciando così un alone di mistero sul nostro passato remoto, su quella mitica e lontana era che Vico ha definito “l’età degli dei”. Il problema è proprio questo, chi furono questi dei, dotati di una conoscenza superiore capace di guidare l’umanità verso un cammino di progresso e sviluppo? Tutte le diverse teorie possono essere fatte confluire in due filoni principali:





-          La teoria degli interventi alieni: secondo una prima scuola di pensiero il genere umano sarebbe stato creato direttamente da un’operazione di ingegneria genetica aliena; altri ipotizzano il remoto approdo degli extraterrestri su una terra popolata da gente rozza e primitiva, evolutasi soltanto grazie alle innovazioni “concesse” da queste forme di vita superiore.





-          La teoria dello sviluppo ciclico del genere umano (o “teoria delle catastrofi periodiche”): in questo secondo filone sono compresi tutti quegli studi finalizzati a dimostrare l’esistenza nel passato di civiltà molto sviluppate culturalmente e tecnologicamente; miti come quello di Atlantide o come quelli sugli antichi dei offrirebbero la prova dell’esistenza di civiltà svanite in seguito ad eventi catastrofici, quali ad esempio l’inversione magnetica dei poli, le glaciazioni o l’impatto della terra con meteoriti. Lo stesso mito del diluvio universale, presente in diverse civiltà, aggiungerebbe ulteriore veridicità a tali teorie. Una parte di tali studiosi non allineati sostiene che non tutti gli abitanti di queste antiche civiltà siano stati uccisi da simili catastrofi: i pochi sopravvissuti, infatti, avrebbero perpetrato il mito del loro “mondo perduto” e, grazie alle proprie conoscenze superiori, sarebbero stati in grado di guidare il mondo, passando la conoscenza di generazione in generazione, concentrando sempre di più il potere nelle loro mai.




Teorie forse esagerate, siamo d’accordo, spesso modificate o ritrattate a seconda della propria idea personale.

Di certa resta soltanto l’impossibilità di spiegare tutto ciò che deriva dal passato, senza dimenticare che spesso nuove scoperte storiche e archeologiche cambiano la nostra visione dell’antichità.

Continuiamo a dubitare allora, sempre con metodo e lucidità ovviamente, anche perché non è detto che ci venga raccontata sempre la verità, come sul presente così anche sul nostro passato... 







Nessun commento:

Posta un commento