martedì 1 luglio 2025

REGIME CHANGE: QUANDO LA "LIBERAZIONE" PEGGIORA LE CONDIZIONI DI UN PAESE

 Negli ultimi decenni abbiamo appreso nuovi e diversi giri di parole usati al posto del termine "guerra": esportare la democrazia, liberare un paese, missioni di pace, ecc.
Tuttavia, questi interventi esterni messi in atto dall'Occidente non hanno praticamente mai portato alla pace, alla democrazia o alla libertà.
L'esito è stato quasi sempre disastroso: instabilità politica, guerre civili, crisi economiche e aumento del terrorismo. 

Ecco 10 esempi in cui la situazione è peggiorata dopo la caduta di un regime per azioni esterne:

1 - Iraq (2003 – caduta di Saddam Hussein)

➤ Invasione guidata dagli USA con supporto di altri paesi NATO
➤ Conseguenze: guerra civile, ascesa dell'ISIS, centinaia di migliaia di morti, milioni di sfollati, frammentazione tra sciiti e sunniti, crisi economiche continue, instabilità politica.  

  • 2 - Libia (2011 – caduta di Gheddafi)
    ➤ Intervento NATO
    ➤ Conseguenze: collasso dello Stato, milizie armate in lotta tra loro, traffico di esseri umani, guerre tribali, due governi rivali con ingerenze esterne, economia basata solo sull'esportazione di petrolio. 

  • 3 - Afghanistan (2001 – fine del regime talebano, poi ritorno nel 2021)
    ➤ Intervento NATO guidato dagli USA
    ➤ Conseguenze: 20 anni di guerra, miliardi di dollari sprecati, ritorno dei Talebani ed isolamento internazionale, esodo di civili, crollo economico e altissima inflazione, crisi umanitaria e alimentare. 

  • 4 - Siria (cambio di regime contro Assad)
    ➤ Interferenze di USA, Turchia, Arabia Saudita, UK
    ➤ Conseguenze: guerra civile brutale, milioni di sfollati, crisi umanitaria, presenza jihadista, distruzione di intere città e infrastrutture, governo diviso tra diverse fazioni. 

  • 5- Yemen (caduta di Saleh nel 2011, poi guerra civile)
    ➤ Sostenuto da interventi di Arabia Saudita, Emirati e USA
    ➤ Conseguenze: una delle peggiori crisi umanitarie al mondo, carestia, epidemie, milioni di morti e sfollati, violazione dei diritti umani da parte di tutte le forze in campo. 

  • 6 - Iran (1953 – colpo di Stato contro Mossadegh)
    Intervento di CIA e MI6 per rovesciare il primo ministro democraticamente eletto Mohammad Mossadegh, colpevole di aver nazionalizzato il petrolio.
    ➤ Conseguenze: instaurazione della dittatura dello Scià, repressione interna violenta, rancore popolare, crescente odio verso l'Occidente → rivoluzione islamica del 1979 → nascita della teocrazia attuale.

  • 7 -  Congo (1960–1965 – destituzione e assassinio di Lumumba)
    ➤ Patrice Lumumba, primo leader democraticamente eletto del Congo post-coloniale, fu rimosso con il sostegno della CIA e del Belgio.
    ➤ Conseguenze: decenni di instabilità, dittatura di Mobutu (corruzione e saccheggio), guerre civili devastanti negli anni ’90-2000 con milioni di morti, Kinshasa soggetta a continue manifestazioni e disordini, crisi umanitaria soprattutto per donne e bambini. 

  • 8 - Cile (1973 – golpe militare contro Allende)
    ➤ Golpe organizzato con il sostegno degli Stati Uniti per fermare il governo socialista di Salvador Allende, messo in atto dalla CIA.
    ➤ Conseguenze: 17 anni di dittatura di Pinochet, repressione brutale, migliaia di morti e desaparecidos, disuguaglianze esplosive dovute ad una liberalizzazione feroce, disuguaglianze sociali che permangono ancora oggi. 

  • 9 - Guatemala (1954 – rovesciamento di Árbenz)
    ➤ Colpo di Stato sostenuto dalla CIA contro Jacobo Árbenz, che aveva avviato una riforma agraria per redistribuire le terre delle multinazionali americane (United Fruit Company).
    ➤ Conseguenze: inizio di 40 anni di guerra civile, oltre 200.000 morti, genocidio contro le popolazioni indigene maya, governi militari con elezioni farsa, riforme sociali ed economiche interrotte. 

  • 10 - Vietnam del Sud (1955–1975 – costruzione e crollo del regime filo-USA)
    ➤ Gli USA imposero e sostennero una serie di regimi autoritari nel Vietnam del Sud, in funzione anti-comunista.
    ➤ Conseguenze: guerra lunga e devastante, impatto catastrofico anche in Cambogia e Lagos, distruzione ambientale, 


    In conclusione, se questi cambi di regime non partono dal basso, dall'interno, e se non sono accompagnati da strategie di ricostruzioni politiche, economiche e sociali, allora non porteranno mai alla stabilità. Anzi, di solito finiscono per peggiorare drammaticamente le condizioni di un Paese, lasciando tutto nel caos una volta che gli occidentali ripartono. 
    Ecco perché non dobbiamo più credere agli slogan sulla "liberazione", ma riflettere e indagare sugli interessi geopolitici che si celano dietro, con gravi danni per la popolazione locale. 

  • lunedì 30 giugno 2025

    ALLA FINE L’AMORE. Riflessione sul messaggio de "La montagna incantata" [Thomas Mann]

    Nei nostri tempi contraddistinti dal ritorno al militarismo, dall'esaltazione della guerra, dal rilancio dello sforzo bellico portato avanti anche da chi per anni ha fatto finta di porsi come costruttore di pace, le parole di Thomas Mann, più precisamente quelle presenti nell'opera "La montagna incantata", possono offrirci la via. 


    Stretto tra due diverse prospettive, il giovane Hans capisce che l’uomo realizza se
    stesso solo quando sceglie liberamente, sciolto da qualsiasi condizionamento.


    La vita,
    la morte: queste le due alternative, i due poli dai quali il giovane è
    stato costantemente attratto nel corso della sua vita.



    Hans si è
    reso conto prestissimo di quanto la morte sia solenne, profonda; essa lo ha
    accompagnato da sempre, ne ha segnato la giovinezza e l'età adulta, lo ha
    seguito fino al sanatorio nel quale ha deciso di auto rinchiudersi da anni, ed in cui si sta lasciando andare, scontando una sorta di morte anticipata.


     Ha capito che grandi onori sono dovuti alla
    signora con la falce, al punto che persino la ragione deve arrendersi, ma non
    l’amore. Ecco un varco, dall’alto di una Montagna incantata il giovane ha compreso, finalmente, che «l’amore è l’opposto
    della morte», ed infatti può sconfiggerla solo in quanto ne è simile nel suo
    essere indefinibile.



    Resterà
    fedele alla morte, perché essa è troppo forte, ed è troppo irresistibile il suo
    fascino. Come negare l’influsso che essa ha avuto sulla Letteratura, la Musica,
    il Cinema?


    Ma si può
    vivere solo pensando alla morte?


     No, sennò tanto varrebbe morire, lasciarsi
    andare. Ed ecco allora la frase della svolta, quella che da molti critici è
    considerata la conclusione dell’opera, collocata simbolicamente al centro del
    libro:

    «Per
    rispetto alla bontà e all’amore l’uomo ha l’obbligo di non concedere alla morte
    il dominio sui propri pensieri
    ».

    Hans riflette
    su questa verità, su come ci è arrivato: attraverso un processo di
    tesi-antitesi-sintesi, conoscendo la vita ed i suoi opposti, ma infine
    scegliendo la vita, anzi di più, l’amore (è un concetto bellissimo questo: la
    vita da sola non basta, non ha senso senza amore), trovando la strada su una
    montagna nevosa, dove sembrava dominare il nichilismo.


    Il corpo si
    era quasi arreso, ma ecco un’altra conclusione innovativa, tutt’altro che
    scontata dopo secoli di Positivismo e Materialismo che spingevano a studiare l’esistenza
    soprattutto dal punto di vista fisico, materiale, solo come “corpo”: il cuore
    non batte unicamente per motivi fisici, ma pulsa «umanamente come animo
    felice
    ». Il cuore lo spegni con un colpo, ma puoi fermarlo anche da solo, con l’assenza della volontà di vita.


    Si è
    svegliato dal sonno Hans, consapevole che i sogni sono stupendi, ma anche
    pericolosi perché fanno dimenticare che viviamo nella realtà e, per quanto
    crudele essa possa essere, è qui che dobbiamo camminare, soffrire, vivere.


    Da queste
    vittorie della mente la vittoria del corpo. Riprende vigore, si alza, cammina,
    torna salvo al sanatorio. Ma ecco che il capitolo si chiude con una sconfitta,
    con una debolezza propria dell’uomo: tutto ciò che aveva pensato svanisce, si
    allontana dalla mente; quante volta abbiamo realizzato, creato, adottato un
    pensiero, una filosofia di vita che volevamo fare nostra, ma, dopo minuti, ore,
    giorni, mesi, l’abbiamo smarrita, o semplicemente dimenticata?


    Questo
    avviene ad Hans, ed il resto dell’opera lo vedrà ancora interessato alla morte,
    con sedute spiritiche, lutti, e la scelta finale di andare in guerra,
    paradossalmente vista come unica strada per la vita.


    Nel
    finale, tuttavia, ancora una sorpresa: il giovane Hans Castorp che va a morire lo ha
    fatto come sua scelta, come percorso di vita consapevole. Certo, non possiamo
    lodarlo per questo, neppure l’autore si sente di scommettere sulla sua sopravvivenza
    e sulla bontà della scelta. Tuttavia, anche in questo finale potenzialmente amaro e infelice, Mann, ci lascia con delle parole che in qualche modo cercano di riscattare la sorte del suo protagonista. Hans ha fatto la fine di tantissimi giovani di quell'epoca, di una generazione perduta che pensò di ritrovarsi nella guerra, nel primo grande conflitto che coinvolse il mondo intero.
    Eppure, una speranza, un sogno, c'era ancora qualcosa a cui aggrapparsi. Come oggi, come sempre. 


    "Avventure
    della carne e dello spirito che hanno potenziato la tua semplicità, ti hanno
    permesso di superare nello spirito ciò che difficilmente potrà sopravvivere
    nella carne. Ci sono stati dei momenti in cui nei sogni che governavi sorse per
    te, dalla morte e dalla lussuria del corpo, un sogno d’amore.
    “Chi sa se anche da questa mondiale sagra della morte, anche dalla febbre maligna che incendia tutt'intorno il cielo piovoso di questa sera, sorgerà un giorno l'amore?" 

    martedì 24 giugno 2025

    10 COSE CHE (FORSE) NON SAI SULL'IRAN

     10 cose che (forse) non sai sull’Iran

    Sfatiamo alcuni dei pregiudizi e delle inesattezze più comuni sull'Iran, Paese spesso frainteso.

    1️⃣ Non sono arabi, sono persiani
    L’Iran è abitato in maggioranza da persiani (60%), con una storia e una lingua (farsi) distinte da quelle dei paesi vicini. Seguono l'etnia curda, dei luri, baluchi, mentre solo il 2% riguarda arabi. 

    2️⃣ Parlano il persiano (farsi), non l’arabo
    Il farsi è una lingua indoeuropea, più vicina al greco o al sanscrito che all’arabo. Tale lingua è parlata anche in Tagikistan e Afghanistan. 

    3️⃣ Sono sciiti, non sunniti
    La maggior parte degli iraniani è musulmana sciita, a differenza di molti alleati dell’Occidente nella regione (come Arabia Saudita e Qatar, sunniti).

    4️⃣ Sarebbero potuti diventare una democrazia laica
    Nel 1953 l’Iran aveva un premier democraticamente eletto, Mohammad Mossadegh, il quale nazionalizzò subito la produzione petrolifera. Stati Uniti e Regno Unito, di conseguenza, lo deposero con un colpo di stato orchestrato da CIA e MI6, dando così il via alla monarchia assoluta dello scià. 

    5️⃣ Il nome “Iran” significa “Terra degli Arii”
    Il termine è antichissimo e richiama le origini indoeuropee del popolo persiano, anche se il significato rimanda ai termini "nobile", "buono". È ufficiale dal 1935.

    6️⃣ Altissimo livello di istruzione
    Nonostante le restrizioni politiche, l’Iran ha una delle popolazioni più istruite del Medio Oriente (oltre 90% alfabetizzazione), anche nelle scienze e nella tecnologia.

    7️⃣ Le donne studiano (e tanto)
    In alcune facoltà universitarie, le donne rappresentano oltre il 60% degli iscritti. Il problema non è l'accesso all'istruzione, ma i limiti imposti alla libertà personale e civile, oltre che nel mondo del lavoro.

    8️⃣ Non è un paese “medievale”
    L’Iran ha una vivace scena culturale, artistica e cinematografica (spesso underground), e una classe media colta e politicamente consapevole.

    9️⃣ Una popolazione giovanissima
    L'Iran ha una popolazione tendenzialmente molto giovane, anche grazie all'alto tasso di natalità degli ultimi decenni. 

    🔟 Non è un deserto isolato
    L’Iran ha una varietà climatica e paesaggistica enorme: montagne innevate, foreste, città ultramoderne e antiche capitali imperiali.


    venerdì 20 giugno 2025

    QUALI SONO I PAESI CON L'ATOMICA E PERCHÉ OGNUNO DI LORO METTE A RISCHIO IL MONDO

     Dopo la fine della Guerra fredda il mondo era certo di aver superato il rischio di una guerra nucleare, potenzialmente fatale per l'intera umanità.
    Invece, gli eventi degli ultimi anni - e in particolare delle ultime settimane - hanno gettato di nuovo il pianeta nell'incubo atomico. 

    In teoria, solo cinque paesi sarebbero autorizzati a possedere l'arma nucleare, ossia quelli usciti vincitori dalla Seconda guerra mondiale, i membri permanenti nel Consiglio di sicurezza dell'ONU: USA, Regno Unito, Francia, Russia, Cina. 

    Tuttavia, almeno altri quattro paesi possiedono l'atomica, seppure in modo non ufficiale: Israele, Pakistan, India, Corea del Nord. 

    L'establishment internazionale si è auto attribuito il potere di concedere o meno il possesso di tale arma, in base a criteri geopolitici, culturali, storici, i quali tuttavia non renderono il mondo meno sicuro.
    Il recente scontro tra Israele ed Iran nasce proprio dal presupposto che quest'ultimo non sarebbe autorizzato a sviluppare il suo programma nucleare fino al limite bellico, tuttavia c'è da dire che ogni singolo paese in grado di lanciare simili ordigni in teoria potrebbe portarci alla distruzione.

    Vediamo dunque quali sono questi nove paesi, di che arsenale dispongono e perché ognuno di essi ci mette tutti a rischio.  

    Paesi che hanno ufficialmente armi nucleari 

    1. Stati Uniti

    • Circa 5.200 testate (2024, stime SIPRI)

    • Primo paese a usarle in guerra (Hiroshima e Nagasaki, 1945), quindi potenzialmente potrebbe usarle ancora.

    2. Russia

    • Circa 5.580 testate

    • Detiene il maggior numero di testate totali e i recenti conflitti con l'Occidente (Ucraina) potrebbero provocare una escalation incontrollabile. 

    3. Regno Unito

    • Circa 225 testate, basate sopratutto su sottomarini

    • Il servilismo dimostrato verso gli USA e l'isolamento dal resto d'Europa potrebbero spingere il Regno a seguire il suo alleato in un conflitto atomico che coinvolgerebbe anche il vecchio continente. 

    4. Francia

    • Circa 290 testate

    • La sua politica estera incostante e ancora colonialista non la mette a riparo da tensioni globali

    5. Cina

    • Circa 500 testate

    • La costante sfida all'Occidente, in particolare vs gli USA, potrebbe in futuro spostarsi dal piano economico a quello militare, anche in riferimento alle tensioni che riguardano le Coree, il Giappone e Taiwan. 


    🟠 Paesi con armi nucleari non ufficialmente dichiarate

    (ma con altissimo grado di certezza o prova)

    6. India

    • Circa 170 testate

    • Non firmataria del Trattato di non proliferazione (TNP), le tensioni con il Pakistan potrebbero degenerare in un conflitto armato. 

    7. Pakistan

    • Circa 170 testate

    • Anch'esso fuori dal TNP; la corsa agli armamenti con l'India potrebbe finire presto in uno scontro reale. 

    8. Israele

    • Non conferma né smentisce ufficialmente; stime: tra 80 e 90 testate

    • I ripetuti conflitti degli ultimi decenni con i vicini paesi del Medio Oriente potrebbe prima o poi degenerare anche in uno scontro atomico. 

    9. Corea del Nord

    • Ha condotto test nucleari (dal 2006); stime: circa 20–30 testate

    • Una dittatura difficilmente controllabile e prevedibile, perennemente in tensione con i paesi vicini (Corea del Sud, Giappone) e con l'Occidente. 


    Altri casi da monitorare o storicamente rilevanti

    • Iran: Non ha l’arma, ma sospetti su programmi paralleli (ha firmato il TNP)

    • Sudafrica: Aveva armi nucleari (6 testate), le ha smantellate volontariamente negli anni '90

    • Ucraina, Bielorussia, Kazakistan: Ereditavano armi sovietiche ma le hanno restituite alla Russia dopo il 1991


    lunedì 16 giugno 2025

    10 GUERRE SULLE QUALI I MEDIA VI HANNO MENTITO

    In tempo di guerra, la verità è spesso la prima vittima. I media – invece di informare – troppo spesso si trasformano in strumenti di propaganda, distorcendo i fatti, nascondendo le responsabilità o amplificando narrazioni funzionali agli interessi politici e militari.
    Dal false flag del Vietnam alle testimonianze fittizie che portarono alla Guerra del Golfo, dalle false prove contro l'Iraq alle mistificazioni su Libia e Siria, fino ai casi più recenti dell'Ucraina e del Medio Oriente. 
    Conoscere questi episodi non è solo un attività da storici, ma un atto di consapevolezza collettiva. Solo svelando tale sistema possiamo evitare di cadere di nuovo nello stesso inganno.
    Vediamo dunque una rassegna di 10 guerre degli ultimi 60 anni con esempi di manipolazione mediatica. 


    1 - Guerra del Vietnam (1955–1975)

    Menzogne:
    In riferimento agli "Incidenti del Golfo del Tonchino" (1964), gli USA affermarono che le loro navi erano state attaccate dalla marina nordvietnamita. Il secondo attacco fu invenzione o comunque esagerazione, ma servì da casus belli per l’intervento massiccio degli USA. All'inizio del conflitto, poi, i media americani sostennero la narrativa ufficiale, minimizzando le atrocità USA. Solo anni dopo  emersero reportage critici. 


    Fonti:

    Edwin E. Moïse, Tonkin Gulf and the Escalation of the Vietnam War, Chapel Hill, University of North Carolina Press, 1996, ISBN 0-8078-2300-7.

    David Wise, The Politics of Lying: government deception, secrecy, and power, New York, Vintage Books, 1973, ISBN 0-394-47932-7.

    Epsey Cooke Farrell, The Socialist Republic of Vietnam and the Law of the Sea, L'Aia, Martinus Nijhoff, ISBN 90-411-0473-9.

    Tonkin Gulf Intelligence Skewed.. National Security Archive.

    Vietnam, Bugie di ieri.. Peace Reporter. Articolo. 19 gennaio 2008.

    -

    2 - Guerra del Golfo (1990–1991)

    Menzogne:
    La falsa t
    estimonianza "Nayirah" (1990): una ragazza kuwaitiana (in realtà figlia dell’ambasciatore del Kuwait in USA) dichiarò davanti al Congresso che i soldati iracheni avevano tolto i neonati dalle incubatrici per assassinarli. Si scoprì che era una messa in scena orchestrata da una società di PR (Hill & Knowlton). I media rilanciarono la storia senza verificarla, contribuendo a giustificare l’intervento USA. 


    Fonti:

    Morris, Al (2009). Civilisation Hijacked: Rescuing Jesus from Christianity and the human spirit From Bondage. iUniverse. ISBN 978-1440182426.

    Healey, John (January 28, 1991). "Amnesty Responds to President Bush". The Heights. No. 1. Retrieved May 26, 2015.

    Rowse, Aruther E. (October 18, 1992). "Teary Testimony to Push America Toward War". The San Francisco Chronicle. p. 9/Z1.

    Arthur, John (January 6, 1992). "Remember Nayirah, Witness for Kuwait?". The New York Times.

    Weiss, Tara (March 15, 2001). "NPR insists funding doesn't influence news". The Hartford Courant.

    Leonard Doyle, "Iraqi Baby Atrocity is Revealed as Myth," The Independent (12 January 1992) p. 11.

    Arthur E. (Ted) Rowse (September 1992). "Kuwaitgate - killing of Kuwaiti babies by Iraqi soldiers exaggerated". Washington Monthly. ISSN 0043-0633. Wikidata Q123698876.

    -

    3 - Guerra del Kosovo (1999)

    Menzogne:
    I media occidentali parlarono di genocidio imminente o in corso per giustificare i bombardamenti NATO. Il numero reale di vittime civili fu molto inferiore alle cifre inizialmente riportate. Alcune immagini trasmesse (come quelle dei campi di prigionia serbi) erano manipolate o fuori contesto (caso della famosa foto del "campo di concentramento" a Trnopolje). L’aggressione NATO non fu autorizzata dall’ONU


    Fonti: 

    "Kosovo assault 'was not genocide'". BBC. 7 September 2011. Retrieved 19 May 2013.

    Sebak, Nened (28 June 1998). "The KLA – terrorists or freedom fighters?". BBC.

    Legault, Albert (Spring 2000). "NATO intervention in Kosovo: the legal context" (PDF). Canadian Military Journal: 64.

    From Watergate to Monicagate: ten controversies in modern journalism and media By Herbert N. Foerstel, pp. 131–135.

    Chomsky, Noam (1999). The New Military Humanism: Lessons from Kosovo. Monroe, ME: Common Courage Press. p. 16. ISBN 1-56751-176-7.

    O'Connell, Mary Ellen (2010). "Responsibility to Peace: A Critique of R2P". Journal of Intervention and Statebuilding. 4 (1): 39–52. doi:10.1080/17502970903541671.

    "Security Council Rejects Demand for Cessation of Use of Force Against Federal Republic of Yugoslavia". United Nations. 26 March 1999.

    -

    4 - Guerra in Iraq (2003)

    Menzogne:
    Le false a
    rmi di distruzione di massa (WMD); media come il New York Times pubblicarono articoli (es. Judith Miller) che confermavano la falsa tesi dell'esistenza di WMD. Colin Powell al Consiglio di Sicurezza ONU mostrò "prove" che si rivelarono false o manipolate. L’intera guerra fu costruita su una narrativa ingannevole, promossa da governo USA e rilanciata dai media. 


    Fonti:

    "Key Bush Intelligence Briefing Kept from Hill Panel - Murray Waas - NationalJournal.com". www.nationaljournal.com. Archived from the original on 10 July 2012. Retrieved 13 January 2022

    National Commission on Terrorist Attacks Upon the United States (2004). The 9/11 Commission Report. New York: W.W. Norton & Company. ISBN 0-393-32671-3.

    IBT Staff Reporter (8 February 2011). "Little evidence for Iraq WMDs ahead of 2003 war: U.S. declassified report". International Business Times. Retrieved 30 December 2018.

    "Statements of the Director General". IAEA. 6 March 2003. Archived from the original on 3 September 2006. Retrieved 7 September 2006.

    Ferran, Lee (15 February 2011). "Iraqi Defector 'Curveball' Admits WMD Lies, Is Proud of Tricking U.S." ABC News.

    War critics astonished as U.S. hawk admits invasion was illegal, The Guardian, 20 November 2003

    -

    5 - Intervento in Libia (2011)

    Menzogne:
     
    I media occidentali sostennero che Gheddafi stava per compiere un massacro imminente a Bengasi, giustificando i bombardamenti NATO. L’ex segretario alla Difesa USA Robert Gates e in seguito anche fonti dell’ONU dichiararono che non c'erano prove concrete di tale minaccia. I media trascurarono il caos post-intervento: disgregazione dello Stato, traffico di esseri umani, crescita dell’ISIS. Sono stati rilevate, inoltre, differenze nella durezza mostrata contro la Libia e eccessiva tolleranza verso altri paesi che pure stavano agendo contro dei civili, come nel caso dello Yemen.  


    Fonti:

    Ben Norton (16 September 2016). "U.K. Parliament report details how NATO's 2011 war in Libya was based on lies". Salon. Archived from the original on 11 April 2018. Retrieved 11 April 2018.

    Borger, Julian; Chulov, Martin (30 May 2011). "Al-Jazeera Footage Captures 'Western Troops on the Ground' in Libya". The Guardian. Archived from the original on 3 June 2011. Retrieved 6 June 2011.

    "Libya and the Responsibility to Protect". Council on Foreign Relations. 24 March 2011. Archived from the original on 14 April 2011. Retrieved 12 April 2011.

    "HC 119 Libya: Examination of intervention and collapse and the UK's future policy options" (PDF). 14 September 2016. p. 14. Archived (PDF) from the original on 27 September 2018. Retrieved 28 October 2018.

    Pargeter, Alison. "Oral Evidence to Foreign Affairs Committee". data.parliament.uk. Archived from the original on 22 February 2017. Retrieved 28 October 2018.

    -

    6 - Guerra in Siria (dal 2011)

    Menzogne: 
    Molti media semplificarono il conflitto riducendolo a “Assad contro i ribelli democratici”, ignorando il ruolo di gruppi jihadisti. Vari attacchi chimici furono attribuiti ad Assad prima di qualsiasi indagine. In alcuni casi, testimoni e ispettori OPCW hanno parlato di censure e pressioni politiche, mentre in altre occasioni è certo che anche i "ribelli" si siano macchiati di crimini di guerra e violazioni dei diritti umani. Il ruolo degli USA, Turchia, Arabia Saudita e Qatar nell’armare milizie islamiste venne poco discusso nei media mainstream, così come le conseguenze catastrofiche per il paese dopo l'intervento delle potenze estere. 

    Fonti:

    "Iran and Saudi Arabia's cold war is making the Middle East even more dangerous". Vox. 30 March 2015. Archived from the original on 5 July 2017. Retrieved 28 September 2015.

    "UN must refer Syria war crimes to ICC: Amnesty". GlobalPost. Archived from the original on 16 August 2013. Retrieved 20 March 2014.

    "Syria violence 'a ticking time-bomb that must not be ignored': UN human rights chief". UN News. 8 May 2020. Archived from the original on 16 July 2020. Retrieved 8 May 2020.

    Asher, Berman. "Criminalization of the Syrian Conflict". Institute for the Study of War. Archived from the original on 18 October 2012. Retrieved 27 October 2012.

    "James Foley's killers pose many threats to local, international journalists". Committee to Protect Journalists. 20 August 2014. Archived from the original on 21 August 2014. Retrieved 21 August 2014.

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    7 - Guerra in Yemen (dal 2015)

    Menzogne: 
    Il conflitto, devastante, con bombardamenti sauditi sostenuti da USA/UK, è largamente ignorato dai media occidentali. Le violazioni dei diritti umani, i bombardamenti di scuole e ospedali e la crisi umanitaria non ricevono copertura paragonabile ad altri conflitti. L'intervento dell'Arabia Saudita, anche contro civili, è spesso taciuto o minimizzato per non inimicarsi un potente alleato dell'occidente. 

    Fonti:

    "50,000 children in Yemen have died of starvation and disease so far this year, monitoring group says". Chicago Tribune. Associated Press. Retrieved 7 July 2018. 


    Saudi Arabia and al-Qaeda Unite in Yemen Archived 10 February 2017 at the Wayback Machine, Huffington Post.

    "Yemen: US-made bomb used in deadly air strike on civilians", Amnesty International, retrieved 25 September 2019

    Day, Stephen W.; Brehony, Noel, eds. (2020). Global, Regional, and Local Dynamics in the Yemen Crisis. doi:10.1007/978-3-030-35578-4. ISBN 978-3-030-35577-7. S2CID 229157920.

    "Alleged breaches of international law by Saudi forces in Yemen exceed 500". The Guardian. 13 July 2020. Retrieved 13 July 2020.

    Kasinof, Laura (4 May 2015). "How Yemen's Civil Conflict Turned Into a Regional Proxy War". The Nation. Archived from the original on 6 May 2015

    "UN experts: Possible war crimes by all parties in Yemen". Associated Press. Retrieved 29 August 2018.

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    8 - Guerra in Ucraina (dal 2014 / 2022)

    Menzogne: I media occidentali trascurarono per anni il conflitto nel Donbass, le persecuzioni dello stato ucraino a danno della popolazione russofona, le vittime civili causate dalle forze ucraine, e il ruolo di milizie neonaziste (es. battaglione Azov).Dal 2022, copertura quasi monolitica e unilaterale: ogni fonte russa (anche indipendente) spesso bollata come "propaganda". Alcuni episodi presentati in modo categorico prima di indagini indipendenti.

    Fonti:

    Ayres, Sabra (28 February 2014). "Is it too late for Kyiv to woo Russian-speaking Ukraine?". The Christian Science Monitor. Archived from the original on 7 January 2022. Retrieved 25 February 2015. 

    "War crimes, indiscriminate attacks on infrastructure, systematic and widespread torture show disregard for civilians, says UN Commission of Inquiry on Ukraine". OHCHR (Press release). 16 March 2023. Archived from the original on 16 March 2023. Retrieved 13 April 2023.

    Aitken, Peter (2 October 2022). "NATO chief: 'All evidence' points to pipeline sabotage, dodges question on Ukraine membership". Fox News. Archived from the original on 3 October 2022. Retrieved 3 October 2022.

    "Poll: 82% of Crimeans support annexation". UNIAN. 4 February 2015.

    https://www.amnesty.ch/it/news/2014/ucraina-prove-di-crimini-di-guerra-e-del-coinvolgimento-russo

    https://www.amnesty.org/en/latest/news/2022/08/ukraine-ukrainian-fighting-tactics-endanger-civilians/

    https://news.un.org/en/story/2022/11/1130657

    Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights,  Report on the human rights situation in Ukraine 16 February to 15 May 2016

    «Abbiamo sparato noi su Andrea Rocchelli e Andrej Mironov uccidendoli». Un soldato svela la verità, su lespresso.it.

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    9 - Conflitto Israele–Palestina 

    Menzogne: Molti media occidentali usano un linguaggio distorto ("clashes", "crossfire", invece di "attacco israeliano"). Disproporzione nel coprire le vittime palestinesi. Eventi come l’uccisione della giornalista Shireen Abu Akleh o bombardamenti su ospedali spesso minimizzati o attribuiti ad Hamas senza prove solide. Giornalisti licenziati o censurati per avere espresso critiche a Israele.

    Fonti: 

    Robinson, Kali, What Is U.S. Policy on the Israeli-Palestinian Conflict?, su Council on Foreign Relations, 27 maggio 2021. 

    Israeli-Palestinian death toll highest since 2005: UN envoy, su news.un.org, UN, 21 agosto 2023.

    https://www.hrw.org/it/news/2024/11/14/israels-crimes-against-humanity-gaza

    https://www.amnesty.it/schiaccianti-prove-di-crimini-di-guerra-a-gaza/

    https://www.rsi.ch/info/mondo/Nei-Territori-palestinesi-%E2%80%9Catti-di-genocidio%E2%80%9D--2668751.html

    https://unric.org/it/onu-crimini-di-guerra-e-contro-lumanita-negli-attacchi-israeliani-a-strutture-sanitarie-e-nella-gestione-di-detenuti-e-ostaggi-a-gaza/

    https://unipd-centrodirittiumani.it/it/notizie/corte-penale-internazionale-mandati-di-arresto-per-netanyahu-e-gallant-e-respingimento-dei-ricorsi-di-israele

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    10 - Guerra in Afghanistan (2001–2021)

  • Menzogne: I media sostenevano la guerra come “guerra giusta”, minimizzando la corruzione del futuro governo afghano e i civili uccisi. Lo stato islamico, ad ogni modo, non aveva mai attaccato direttamente alcun paese, per cui l'invasione non era giustificata, anche perché nessuno degli attentatori dell'11/09 erano afghani, bensì sauditi, degli Emirati, libanesi ed egiziani. ONU e NATO fornirono supporto logistico contrariamente ai loro statuti, ma i giornalisti occidentali non indagarono mai la questione in modo approfondito.  




    Fonti: Pentagon Papers del 2019 rivelarono come ufficiali USA sapessero che la guerra era senza sbocco, ma mentirono sistematicamente.

    "The US refuses to negotiate with the Taliban". BBC History. Archived from the original on 3 December 2018. Retrieved 27 October 2018.

    "Bush rejects Taliban offer to surrender bin Laden". The Independent. Archived from the original on 23 October 2018. Retrieved 23 October 2018.

    Wright, Jessica (19 April 2012). "Leaders condemn US troops in body-parts photos". The Sydney Morning Herald. Archived from the original on 20 January 2013. Retrieved 6 May 2012

    *"Body Count – Casualty Figures after 10 Years of the 'War on Terror' – Iraq Afghanistan Pakistan" Archived 30 April 2015 at the Wayback Machine (PDF), by IPPNW, PGS and PSR, First international edition (March 2015)

    "Obama's Pentagon Covered Up War Crimes in Afghanistan, Says Amnesty International". The Daily Beast. Archived from the original on 26 August 2017. Retrieved 8 November 2014.

    "Research – CPI – Overview". Transparency.org. Archived from the original on 6 May 2013. Retrieved 17 July 2012

    Beaumont, Peter (9 December 2019). "Afghanistan papers reveal US public were misled about unwinnable war". The Guardian. Retrieved 9 December 2019.


  • sabato 14 giugno 2025

    10 CAUSE CHE POTREBBERO PORTARE ALLA TERZA GUERRA MONDIALE

     Guerre più o meno dichiarate (Russia e Ucraina), scontri (Israele e Palestina) e tensioni ai confini (India e Pakistan), nuove ideologie estreme (religiose, nazionalistiche), dittatori pericolosi e minacciosi nei confronti dei vicini (Corea del Nord vs Corea del Sud e Giappone) propaganda a farla da padrona (con oggi i social e internet al centro), cause economiche e culturali.
    Un elenco di motivi alla base della Prima e della Seconda guerra mondiale ma che, secondo il principio dei corsi e ricorsi storici, possiamo applicare anche al presente.
    Vediamo quali sono questi punti di contatto tra ieri e oggi, sperando che tutto ciò possa far riflettere per evitare che il mondo ripiombi in una catastrofe globale. 


     1. Tensioni tra le grandi potenze

    • Ieri: Prima del 1914, tensioni tra imperi europei (Impero tedesco, austro-ungarico, britannico, russo e francese), ma anche con quello Ottomano, oltre a quelle che riguardavano i possedimenti in Africa; prima del 1939, rivalità tra le democrazie occidentali e i regimi totalitari (Germania nazista, Italia fascista, Giappone imperiale).
    • Oggi: Contrasti tra Stati Uniti e Cina, NATO e Russia, India e Pakistan, oltre a situazione estremamente complicate a livello regionale come Iran, Corea del Nord, Israele e i numerosi conflitti in Africa. 


    2. Sistema di alleanze rigido

    • Ieri: Triplice Alleanza e Triplice Intesa (WWI); Asse Roma-Berlino-Tokyo contro Alleati (WWII).
    • Oggi: Blocchi definiti – NATO, AUKUS, Quad da un lato; asse Russia-Cina-Iran dall'altro. Crescente polarizzazione nei consessi internazionali (ONU, BRICS, G7).

     

    3. Nazionalismi aggressivi

    • Ieri
      : Pan-germanesimo, irredentismo italiano, nazionalismo serbo e degli altri stati balcanici, revanscismo tedesco post-Versailles, oltre ai numerosi colonialisti motivati dal nazionalismo. 
    • Oggi: Nazionalismi autoritari (es. Russia con l’idea di “Novorossija”, Cina con Taiwan, India con il nazionalismo hindu); USA di Trump con nuove mire territoriali, oltre alla disintegrazione del multilateralismo. 


    4. Conflitti regionali come scintille

    • Ieri: Le crisi marocchine nei primi anni del '900 e l’attentato di Sarajevo (1914); la guerra civile spagnola e l’invasione della Polonia (1939) come micce di escalation.
    • Oggi: Guerra in Ucraina, tensioni Cina-Taiwan, crisi israelo-palestinese, instabilità in Medio Oriente, tensioni nel Mar Cinese Meridionale e tra India e Pakistan. 


     5. Disinformazione e propaganda

    • Ieri: Forte uso della stampa per costruire nemici e giustificare il conflitto (es. Germania “barbara”, ebrei come capro espiatorio).
    • Oggi: Cyberpropaganda, guerra dell’informazione, deep fake, polarizzazione dell’opinione pubblica tramite social media e media controllati. 


    6. Riarmo e militarizzazione

    • Ieri: Corsa agli armamenti navali e terrestri tra imperi (pre-WWI); riarmo della Germania nazista e preparazione bellica globale (anni '30).
    • Oggi: Aumento delle spese militari ovunque (compresa l'Europa), sviluppo di armi ipersoniche, test nucleari nordcoreani, rimilitarizzazione del Giappone, programmi spaziali a scopo difensivo.

     

    7. Crisi economiche e instabilità sociale

    • Ieri: Crisi del 1929, iperinflazione tedesca, caos in Italia dopo la Prima guerra, fame e disoccupazione spinsero al potere regimi estremisti.
    • Oggi: Post-pandemia, crisi inflazionistica, crisi energetica, disuguaglianze globali, migrazioni incontrollate, aumento del malcontento sociale e dell’autoritarismo. 


    8. Discredito delle istituzioni internazionali

    • Ieri: Nessuna istituzione internazionale prima della Grande guerra; fallimento della Società delle Nazioni nel prevenire l’aggressione nazista e fascista prima della Seconda guerra mondiale.
    • Oggi: Debolezza dell’ONU, paralisi del Consiglio di Sicurezza, crisi del diritto internazionale, scarsa fiducia nelle istituzioni multilaterali. 

     

    9. Ideologie contrapposte

    • Ieri: Volontà di potenza, fascismo vs democrazia, comunismo vs capitalismo.
    • Oggi: Democrazie liberali vs autocrazie, ritorno di ideologie autoritarie, conflitti culturali e religiosi.



      10. Sottovalutazione del rischio
    • Ieri: Si credeva che la guerra sarebbe stata breve o evitabile. L’“illusione della pace”.
    • Oggi: Si crede che le armi nucleari impediscano guerre globali, ma il rischio di escalation non è più teorico.


    Conclusione

    Ormai lo sappiamo, la storia non si ripete mai identica, ma spesso rima.
    Le similitudini tra passato e presente possono servire da monito, cercando di guidarci nelle scelte di oggi, così da evitare di ripetere ancora e ancora gli stessi errori di un tempo.