martedì 10 giugno 2025

REFERENDUM 2025 – UN FALLIMENTO ANNUNCIATO

L’istituto referendario è oggettivamente in crisi da alcuni anni a questa parte, basta guardai i dati per capirlo: dal ’74 al ’90 non si poneva nemmeno il dubbio del mancato raggiungimento o no del quorum, era una sfida tra i sì e i no; dal ’90 al 2011 la soglia del 50% + 1 dei votanti è stata raggiunta a fasi alterne, mentre da allora ad oggi solo il referendum sulla riduzione dei parlamentari ha avuto successo.

Le basi dell’ultima tornata referendaria, comunque, apparivano a mio modesto parere fin da subito molto fragili anche per la sua stessa contraddittoria genesi.
Espressi queste mie perplessità nel seguente post, diffuso su vari social:

“Referendum,un pasticcio di sinistra.I primi 3 quesiti vogliono abolire riforme approvate dalla sinistra,infatti sono ancora divisi. Il 5 vuole abolire il principio dei 10 anni per la cittadinanza che fu approvato da un governo che includeva forze di sinistra;inoltre, tutti i governi successivi di quell'area non vi hanno messo mano.Inoltre, aggiungere un quinto quesito così divisivo non porterà al quorum, mentre solo i primi 4 avrebbero ricevuto l'approvazione anche da sostenitori di altre aree.” 


Al di là degli innumerevoli insulti di chi ormai ha perso la ragione (a sinistra) per le troppe e continue sconfitte politiche, mi furono fatte le seguenti tre obiezioni:

-     1- Se il quinto quesito è divisivo si possono benissimo ritirare solo le prime 4 schede.

La mia risposta: “Non è mai successo e non succederà mai che milioni di persone prendano 4 schede, lasciando la quinta”.
Conclusione oggettiva: La percentuale dei votanti si è assestata al 29,9% per tutti e 5 i quesiti, mentre il quinto è stato proprio quello più divisivo, con 65% di sì e 35% di no, mentre i primi 4 hanno viaggiato tra l’85 e l’88 % di sì.

-       2- I comitati promotori dei 5 referendum non c’entrano con la sinistra, si tratta dei sindacati e di movimenti della società civile.

La mia risposta: “Sganciare la CGIL dalla sinistra, in particolare dal PD, vuol dire andare contro la realtà; per il quinto, invece, tra i promotori risulta anche il PSI, Rifondazione Comunista, Possibile spesso in coalizione con la sinistra parlamentare; ad ogni modo, anche se non presenti direttamente nel comitato iniziale, le forze di sinistra si sono schierate fin da subito per la raccolta firme e per la successiva campagna per i sì.”

Conclusione oggettiva: Sfido chiunque oggi a non reputare il mancato quorum come indifferente alla sinistra, tanto è vero che già è partita la solita discussione fratricida nel PD.

-        3 - Non è vero che i referendum vogliono abolire leggi di sinistra o a cui la sinistra non ha messo mano. Renzi, ad esempio, non si può considerare di sinistra e l’attuale dirigenza del PD uscì proprio dopo l’approvazione del Jobs Act.

La mia risposta: La legge sulla cittadinanza nel 1992 fu promossa da una coalizione che comprendeva anche PSI, PSDI, PRI e approvata con larghissima maggioranza da tutto l’arco parlamentare; nessun governo di sinistra o con anche componenti di sinistra, nei successivi decenni, l’ha abrogata o modificata in modo sostanziale. I quesiti sul lavoro, invece, riguardano riforme varate dal 2014 al 2016 dal governo Renzi, il quale allora rappresentava oggettivamente il PD, anche se poi ne è uscito; inoltre, alla Camera ci furono ben 316 favorevoli, al Senato 166 e pochissime defezioni nel PD; Bersani, Civati, Schein uscirono dal partito, ma furono davvero in pochi. Tanto è vero che, anche prima del Referendum 2025, lo stesso PD risultava ancora spaccato tra chi sosteneva il Sì (Schlein e i suoi), chi il No (ala riformista) e chi, come Bonaccini, praticamente fino all’ultimo non si è espresso.

Conclusione oggettiva: L’esito del Referendum ha spaccato ancora il PD, in questi giorni continuano le discussioni interne, ciò conferma che una fetta del partito non rinnega affatto quanto approvato dal governo Renzi.

Quando ormai è stato confermato il mancato raggiungimento del quorum ho commentato così sotto gli stessi post citati in precedenza.

“Nonostante gli insulti ricevuti, alla fine la mia previsione si è avverata:  quorum ampiamente mancato. Il 5 quesito è stato quello decisivo per l'astensione, sebbene molti fossero davvero convinti che sarebbe stato possibile raggiungere il quorum nei primi 4 almeno. Pensavate davvero che la gente avrebbe ritirato solo quattro schede? Per i quesiti sul lavoro, se anche lo stesso PD era diviso al suo interno, cosa potevate aspettarvi?
P.s. io sono andato a votare”

Ovviamente, davanti alla realtà dei fatti, nessuno mi ha risposto più, qualcuno come sempre mi ha insultato, altri, invece, mi hanno bloccato per evitare di leggere l’oggettiva realtà dei fatti.

Ora, quindi, l’elettorato di sinistra vuole accettare l'amara verità? Vuole capire che la sconfitta era già segnata in partenza, e non di certo per la bontà dei quesiti, ma per incapacità dei propri rappresentanti?

Perché le opposizioni hanno contribuito al fallimento dei referendum? 




Queste le loro posizioni alla vigilia:

PD: spaccato tra sì, no, forse

M5S: 4 sì e un libera scelta

AVS: 5 sì

Azione: 4 no e 1 sì

IV: no, libera scelta, no, libera scelta, sì

+Europa: 3 no e 2 sì

Premetto che non sono di destra (e questo governo non mi piace), ma 5 partiti così divisi a cosa possono portare se non al fallimento? Che alternativa sono? Se continuano così (e su molto altro sono in disaccordo) lasceranno il potere alla destra per anni, cosa che a me non piace affatto. 

La sinistra italiana è in condizioni pietose, e ovviamente ora sono cominciate le solite reazioni infantili. Chi sostiene che comunque è stata una vittoria perché si è arrivati al 30% (wow, era questo l’obiettivo?), chi afferma che aver portato 15 milioni di persone al voto è un successo, dato che la Meloni fu eletta con 12 milioni di voti a favore (ovviamente non contano che questi votanti sono difficilmente politicizzabili e i Sì sono comunque stati tra i 13 e i 9 milioni) e chi invece inizia con la classica colpevolizzazione del popolo, tanto cara ai politici di sinistra e a diversi loro appartenenti.

 
Come si nota questa colpevolizzazione? Dalla profonda incapacità di auto-analisi e critica, con conseguenti accuse di questo tipo:
Sconfitta alle elezioni? "Colpa della gente che non ci ha capito"
Non si raggiunge il quorum ai referendum? "Colpa della gente che è ignorante"
Aumentano i consensi degli altri partiti? "Colpa della gente che non ha più valori"
Questo vale dal PD all'ultimo partito di estrema sinistra che si è staccato da un altro partitino per questioni inutili.
Ribadisco che io non sono di destra, prima che iniziate a colpevolizzare a caso anche me.

In conclusione, il fallimento di questa tornata referendaria era prevedibilmente anticipabile, se qualche leader non l’ha fatto ciò è avvenuto solo per superbia, scollamento completo dalla realtà o chissà quale calcolo politico. 

 
Ci tendo a precisare, comunque, cosa ho votato io, anche se immagino che quasi nessuno dei critici leggerà questo post fino alla fine: Sì, Sì, Sì, Sì, No.
Il No finale, tanto per accennare un tema che poi riprenderò in futuro, si basa sull’idea che un semplice dimezzamento dei tempi sia una modalità eccessivamente brusca per cambiare una legge che merita molta attenzione. La mia idea per la cittadinanza si basa su uno Ius Scholae che prenda spunto da alcuni elementi della Francia, dalla Germania, dal Regno Unito o dalla Spagna, paesi dove il percorso di studi è usato come valore diretto o indiretto per la naturalizzazione.

Nessun commento:

Posta un commento