Nei nostri tempi contraddistinti dal ritorno al militarismo, dall'esaltazione della guerra, dal rilancio dello sforzo bellico portato avanti anche da chi per anni ha fatto finta di porsi come costruttore di pace, le parole di Thomas Mann, più precisamente quelle presenti nell'opera "La montagna incantata", possono offrirci la via.
Stretto tra due diverse prospettive, il giovane Hans capisce che l’uomo realizza se
stesso solo quando sceglie liberamente, sciolto da qualsiasi condizionamento.
stesso solo quando sceglie liberamente, sciolto da qualsiasi condizionamento.
La vita,
la morte: queste le due alternative, i due poli dai quali il giovane è
stato costantemente attratto nel corso della sua vita.
la morte: queste le due alternative, i due poli dai quali il giovane è
stato costantemente attratto nel corso della sua vita.
Hans si è
reso conto prestissimo di quanto la morte sia solenne, profonda; essa lo ha
accompagnato da sempre, ne ha segnato la giovinezza e l'età adulta, lo ha
seguito fino al sanatorio nel quale ha deciso di auto rinchiudersi da anni, ed in cui si sta lasciando andare, scontando una sorta di morte anticipata.
Ha capito che grandi onori sono dovuti alla
signora con la falce, al punto che persino la ragione deve arrendersi, ma non
l’amore. Ecco un varco, dall’alto di una Montagna incantata il giovane ha compreso, finalmente, che «l’amore è l’opposto
della morte», ed infatti può sconfiggerla solo in quanto ne è simile nel suo
essere indefinibile.
Resterà
fedele alla morte, perché essa è troppo forte, ed è troppo irresistibile il suo
fascino. Come negare l’influsso che essa ha avuto sulla Letteratura, la Musica,
il Cinema?
Ma si può
vivere solo pensando alla morte?
No, sennò tanto varrebbe morire, lasciarsi
andare. Ed ecco allora la frase della svolta, quella che da molti critici è
considerata la conclusione dell’opera, collocata simbolicamente al centro del
libro:
«Per
rispetto alla bontà e all’amore l’uomo ha l’obbligo di non concedere alla morte
il dominio sui propri pensieri».
il dominio sui propri pensieri».
Hans riflette
su questa verità, su come ci è arrivato: attraverso un processo di
tesi-antitesi-sintesi, conoscendo la vita ed i suoi opposti, ma infine
scegliendo la vita, anzi di più, l’amore (è un concetto bellissimo questo: la
vita da sola non basta, non ha senso senza amore), trovando la strada su una
montagna nevosa, dove sembrava dominare il nichilismo.
tesi-antitesi-sintesi, conoscendo la vita ed i suoi opposti, ma infine
scegliendo la vita, anzi di più, l’amore (è un concetto bellissimo questo: la
vita da sola non basta, non ha senso senza amore), trovando la strada su una
montagna nevosa, dove sembrava dominare il nichilismo.
Il corpo si
era quasi arreso, ma ecco un’altra conclusione innovativa, tutt’altro che
scontata dopo secoli di Positivismo e Materialismo che spingevano a studiare l’esistenza
soprattutto dal punto di vista fisico, materiale, solo come “corpo”: il cuore
non batte unicamente per motivi fisici, ma pulsa «umanamente come animo
felice». Il cuore lo spegni con un colpo, ma puoi fermarlo anche da solo, con l’assenza della volontà di vita.
Si è
svegliato dal sonno Hans, consapevole che i sogni sono stupendi, ma anche
pericolosi perché fanno dimenticare che viviamo nella realtà e, per quanto
crudele essa possa essere, è qui che dobbiamo camminare, soffrire, vivere.

vittorie della mente la vittoria del corpo. Riprende vigore, si alza, cammina,
torna salvo al sanatorio. Ma ecco che il capitolo si chiude con una sconfitta,
con una debolezza propria dell’uomo: tutto ciò che aveva pensato svanisce, si
allontana dalla mente; quante volta abbiamo realizzato, creato, adottato un
pensiero, una filosofia di vita che volevamo fare nostra, ma, dopo minuti, ore,
giorni, mesi, l’abbiamo smarrita, o semplicemente dimenticata?
Questo
avviene ad Hans, ed il resto dell’opera lo vedrà ancora interessato alla morte,
con sedute spiritiche, lutti, e la scelta finale di andare in guerra,
paradossalmente vista come unica strada per la vita.
Nel
finale, tuttavia, ancora una sorpresa: il giovane Hans Castorp che va a morire lo ha
fatto come sua scelta, come percorso di vita consapevole. Certo, non possiamo
lodarlo per questo, neppure l’autore si sente di scommettere sulla sua sopravvivenza
e sulla bontà della scelta. Tuttavia, anche in questo finale potenzialmente amaro e infelice, Mann, ci lascia con delle parole che in qualche modo cercano di riscattare la sorte del suo protagonista. Hans ha fatto la fine di tantissimi giovani di quell'epoca, di una generazione perduta che pensò di ritrovarsi nella guerra, nel primo grande conflitto che coinvolse il mondo intero.
Eppure, una speranza, un sogno, c'era ancora qualcosa a cui aggrapparsi. Come oggi, come sempre.
"Avventure
della carne e dello spirito che hanno potenziato la tua semplicità, ti hanno
permesso di superare nello spirito ciò che difficilmente potrà sopravvivere
nella carne. Ci sono stati dei momenti in cui nei sogni che governavi sorse per
te, dalla morte e dalla lussuria del corpo, un sogno d’amore.
permesso di superare nello spirito ciò che difficilmente potrà sopravvivere
nella carne. Ci sono stati dei momenti in cui nei sogni che governavi sorse per
te, dalla morte e dalla lussuria del corpo, un sogno d’amore.
“Chi sa se anche da questa mondiale sagra della morte, anche dalla febbre maligna che incendia tutt'intorno il cielo piovoso di questa sera, sorgerà un giorno l'amore?"
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