mercoledì 24 gennaio 2024

COME L'IMPERATORE TIBERIO AVREBBE RISOLTO UNA CRISI ECONOMICA DEI GIORNI NOSTRI

Nell’anno di grazia 33 d.c. Roma fu sconvolta da una profonda crisi finanziaria e creditizia. Molti senatori avevano prestato denaro oltre il limite consentito da una legge di Cesare, confidando sul fatto che tale norma non fosse stata mai effettivamente applicata. All’improvviso, invece, si strinsero le maglie anti-usura, ed ecco che i senatori furono costretti a chiedere ai loro debitori la restituzione del denaro concesso, in modo improvviso e devastante. Questi debitori, quindi,  dovettero vendere le proprie terre per poter racimolare il denaro necessario; il circolo vizioso portò al crollo del prezzo dei terreni ed alla rovina di molti proprietari. In quegli anni la spesa pubblica era decisamente bassa, ecco perché il denaro immesso in circolazione scarseggiava e questo fattore fu decisivo nell’aggravare la situazione. 



Prima di scoprire in che modo Tiberio risolse la crisi del 33 facciamo un parallelo con quella attuale nella quale tutti noi siamo immersi. 
Procediamo per associazioni: senatori-banche; debitori-famiglie; terreni-case/imprese; Tiberio-Stato. All’origine della crisi attuale ci sono certamente le banche, con le loro speculazioni assurde e colpevoli, con il loro disinteresse assoluto per la vita dei cittadini, visti soltanto come un esercito di pecore da tosare il più possibile: basti pensare ai mutui subprime, i prestiti al 7% dopo aver ricevuto il denaro all’1%, lo shadow banking ecc. ecc. 

Dagli anni ’70 del secolo scorso la regolamentazione bancaria è stata sempre più allentata, seguendo il sogno di un capitalismo finanziario ultra-liberista che avrebbe dovuto renderci tutti ricchi e potenti, a scapito chissà di chi. Le imprese e le famiglie sono le vittime della crisi attuale: le prime costrette a chiudere o a vendere (a grandi compagnie legate alle banche, se non direttamente alle banche), le seconde hanno visto svanire le proprie certezze, come la casa, l’auto, l’istruzione dei figli, la salute, sacrificando tutto in vista di una ripresa che però appare ancora lontana. E lo Stato? Come ha tentato di risolvere questa crisi? Per prima cosa ci si è occupati della banche, ma non per frenarne le speculazioni, ci si è adoperati invece per salvarle, paventando lo spettro della scomparsa totale dei nostri risparmi. Ci sarebbe da riflettere su questa obiezione: se dunque le banche sono giunte a dilapidare i nostri risparmi in operazioni ad alto rischio, perché nessun banchiere-dirigente è stato chiamato a risponderne? Mistero … 


Nel dubbio i patrimoni bancari sono stati messi in salvo dagli Stati (cioè da tutti noi) dopodiché questi ultimi hanno lanciato - attraverso la stragrande maggioranza della forze politiche - una crociata contro la spesa pubblica, ossia contro se stessi. Ci continuano a ripetere che si è sperperato troppo, che abbiamo vissuto per troppo tempo al di sopra delle nostre possibilità. Anche qui però c’è qualcosa che non mi convince: spesso queste parole provengono da coloro che hanno governato negli ultimi 20-30 anni; dunque, ci chiediamo se costoro intendano confessare le loro colpe e spiegare il casino che hanno combinato per essere poi giudicati; in seconda analisi vorrei capire chi ha vissuto davvero al di sopra delle proprie possibilità. Non crediamo che qui da noi girassero tutti in Ferrari, non penso che in Grecia le case siano in oro, e non pensiamo che i sistemi sanitari, scolastici e della sicurezza abbiano brillato ovunque per efficienza o per lusso. Allora perché, quasi dappertutto, lo Stato propone come soluzione la distruzione di se stesso?


Tornando all’impero, cosa fece dunque Tiberio? Mise a disposizione una cospicua parte del proprio patrimonio personale per finanziare i debitori in crisi. Per tre anni costoro poterono accedere ai fondi ad interesse zero, riuscendo così a saldare i debiti con i senatori usurai. L’intervento di Tiberio oggi potrebbe essere quello di una vera banca pubblica che presta denaro direttamente ai cittadini garantendolo con il patrimonio immobiliare dello stato.

Qual è la differenza con la situazione attuale? Oggi gli stati hanno deciso di non dare un euro ai cittadini, preferendo invece salvare le banche che a loro volta non fanno circolare questo denaro, anzi, lo spendono per acquistare il debito pubblico degli stessi stati che le hanno salvate, lucrando sugli interessi e prosciugando le risorse pubbliche (foraggiate da tasse sempre nuove e inaccettabili). Tiberio, dunque, che pure non doveva temere alcuna tornata elettorale, preferì salvare i debitori, consapevole dunque che in questo modo anche i senatori sarebbero rientrati in possesso del denaro prestato e che i terreni avrebbero recuperato il loro vero valore, caduto troppo in basso a causa delle numerose vendite.


Alcune considerazioni

Bisogna riconoscere che ogni crisi finanziaria ha le sue proprie e specifiche radici, dunque se è lecito un paragone è altrettanto necessario essere consapevoli delle ovvie differenze, soprattutto se gli eventi messi a paragone distano di circa 2000 anni. È opportuno ancora ricordare che l’intervento di Tiberio fu una sorta di sanatoria: l’Imperatore concesse del tempo ai senatori per rientrare nella legalità imposta dalla legge cesariana (quella che impediva l’usura), evitando dunque di punire i colpevoli. 
Se, in conclusione, è lecito apprezzare l’intervento di Tiberio, volto a finanziare i debitori, bisogna comunque riconoscere che la svalutazione dei terreni l’aveva prodotta lui stesso costringendo i senatori a incassare i prestiti entro un anno e mezzo. 
Di sanatorie ed impunità ne abbiamo avute anche troppe, in questo non ci sentiamo di fare i complimenti a Tiberio, limitiamoci ad osservare che però in questo aspetto i politici di oggi non hanno nulla da invidiargli.

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